Qualcuno uno volta mi disse che fare il vino è come amare qualcuno. Deve venire facile!
Credo proprio che per il vignaiolo Roberto De Fortuna sia un pò così, anzi mi correggo più che facile direi… naturale ecco. Lavora le sue vigne ad una quota media di 400 metri sul livello del mare sul versante occidentale del Taburno Camposauro. Voi direte: e allora?
Il Taburno Camposauro è un massiccio calcareo isolato dall’Appennino Campano che si trova interamente, ed è questa la parola interessante: cioè che inizia e finisce lì in provincia di Benevento, è un sannita. Se vuoi bere il vino del Taburno Camposauro con tutta la sua forza, la sua eleganza la sua gentile arroganza devi affidarti a De Fortuna.
Produce vino da generazioni ma questo il lettore è abituato a leggerlo, ma forse il lettore non sa che Roberto De Fortuna ha le mani abituate a lavorare anche il cibo. Ha lavorato nel mondo della ristorazione per anni, senza mai abbandonare la sua passione, quella del vignaiolo. L’esperienza nel mondo della ristorazione se la porta appresso come un francobollo e si sente, quando dice: “Se volessi entrare nel mercato americano mi dicono che dovrei fare un Aglianico ‘più rotondo’ ma qui abbiamo il cinghiale, il capriolo il maialino ed il tartufo sia bianco che nero, mica siamo a Manhattan…”
Ecco che vien fuori il Roberto con il suo storico da ristoratore: il vino è un godimento da abbinare al cibo.
E cosa vogliamo dire dei premi?
Non che sia così importante vantarsi di aver vinto qualche medaglia, ma qui stiamo parlando oramai di sette medaglie d’oro. Mi racconta di quando ormai quattordici anni or sono partecipò al Concorso Internazionale Città del vino vincendo la Medaglia d’Argento. Era la sua prima volta ad una manifestazione internazionale e quando i giudici gli conferirono la medaglia disse: è la mia prima volta e quindi grazie per la medaglia, la prossima volta farò meglio…
E adesso siamo in quella “prossima volta”: una compilation di Ori. Dovrei anche parlarvi delle caratteristiche del suo vino è vero. Dovrei dirvi che produce circa 70 quintali di uve per ettaro anziché 120 quintali perché nella: vendemmia verde è severo. Poi sta appresso ai grappoli di uva che ha deciso di lasciar maturare, come una mamma sta appresso al proprio figliolo. Dovrei anche dirvi che i vini riposano in barrique e non in botte perché la capacità di scambio tra vino e legno è superiore nella barrique rispetto alla botte per una questione di micro-ossigenazione (per i meno esperti la barrique è una botte piccola che contiene circa 225-228 litri mentre la botte è un contenitore più grande e varia da 500 a 1.000 litri), dovrei anche aggiungere che le barrique sono di rovere francese. Non tutti i suoi vini però passano in barrique perché vanno utilizzate, per vini di alta qualità.
Perdonatemi una digressione, quando parlavamo delle piccole botti Roberto mi ha illuminato raccontandomi che il suo bisnonno già utilizzava delle botti molto simili alle barrique, chiamate “uttazzuelli.” Quest’ultime porteranno una vera e propria rivoluzione nel mondo del vino, consentendo il miglioramento delle tecniche di vinificazione e conservazione.
Il primo criterio di scelta per un vino, continua il nostro vignaiolo, è la soggettività, ma ti sfido a bere il Cava Rupem (Aglianico in purezza) mangiando delle mazzancolle o un gambero rosso di San Remo: impossibile, lo uccidi due volte. Mentre la falanghina ne esalta il sapore.
Nel frattempo stappa una bottiglia di falanghina le sostanze volatili odorose primarie si percepiscono con facilità ed ecco venire al naso sentori di mela annurca prugna e banana e subito dopo come profumo secondario fieno tagliato, almeno questa è stata la mia impressione. Roberto mi fa annusare con più attenzione ed ecco venir fuori un sentore particolare che chiama: “Caramella inglese” che nemmeno immaginavo esistesse, invece è proprio così. Quella che io percepivo come banana è effettivamente quell’odore di bonbon classico inglese che ricorda la banana matura. Mi spiega che è un odore destinato ad evolversi assumendo sfumature più equilibrate.
L’azienda De Fortuna propone non solo 4 vini DOC e 3 IGT dal 2020 sta lavorando al suo Metodo Classico un blend tra Falanghina e Aglianico, sarà la sorpresa 2026, mi dice che si aspetta un aroma di bocca ovvero il complesso delle sensazioni gusto-olfatto percepite dalla via retronasale di: “Sensibile equilibrio tra svanito e bouquet” mentre le bottiglie riposano in cantina noi prepariamo i calici.
Grazie Roberto per l’esperienza che mi hai fatto vivere.
Inutile dirvi che siete i benvenuti su prenotazione con esperienze in vigna e degustazioni guidate.
A presto vederci.
Il Mago