Per Antonio Santarelli Casale del Giglio era la tenuta di famiglia dove da bambino trascorreva i fine settimana e tentava poi le prime corse in motorino. Ma, quando a venticinque anni inizia a collaborare in azienda con il padre Dino, avverte come quei terreni bonificati dell’Agro Pontino siano un’area vergine su cui poter tentare tutto il Nuovo possibile. L’assenza di passato enologico diviene così lo stimolo determinante verso il massimo grado di libertà innovativa.
Chiama accanto a sé ampelografi e ricercatori universitari e nel 1985, con il padre Dino, dà vita a un progetto che pone a dimora sui suoi terreni ben 57 diversi vitigni sperimentali, sia italici che internazionali. Un’avventura complessa e rischiosa, mai tentata con questa scientificità, di cui diviene interprete l’enologo dell’azienda Paolo Tiefenthaler.
Avventura che ripaga però l’audacia con i primi importanti risultati sulle uve rosse Syrah e Petit Verdot e bianche come Sauvignon, Viognier e Petit Manseng, che danno vita a diverse etichette da monovitigno oppure da assemblaggio, sempre dall’interessante rapporto qualità prezzo.
Il prodotto di punta è il Mater Matuta (Syrah più pennellata di Petit Verdot), vino di razza, fiero, concentrato, dal profumo carnoso e austero, dal colore rubino cupo e con profumi di frutti neri di bosco su complessa speziatura. Sorprende l’Aphrodisium, un bianco dolce da uve raccolte tardivamente (Petit Manseng, Viognier, Greco e Fiano), di elegantissima bellezza.
Insieme al grande lavoro di selezione portato avanti per individuare i vitigni italici ed internazionali più idonei al microclima dell’Agro Pontino, da sempre vi è stata una particolare attenzione per i vitigni autoctoni del Lazio, riscoperti in zone limitrofe all’azienda, come la Biancolella di Ponza, il Bellone di Anzio, il Cesanese di Olevano Romano e il Pecorino di Amatrice e di Accumoli.
Numerosissimi i riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, ai quali si aggiungono i premi attributi quest’anno dalla XX edizione del Concorso Enologico Internazionale Città del Vino a tre etichette certificate dalla IGT Lazio: una Gran Medaglia d’Oro all’Aphrodisium 2021, ed una Medaglia d’Oro sia al Mater Matuta 2020, dal colore rubino cupo, sentori balsamici e speziati, finale fruttato e persistente, che al morbido ed elegante Cabernet Sauvignon 2019 Lazio IGT, maturato in piccoli fusti di rovere per 18-20 mesi.