Diamo il benvenuto al Comune di Bono

13/02/2023

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Bono (SS), che deriva il suo nome da Bono Loco, villaggio situato a monte dell’attuale abitato. Ubicato a 536 metri al di sopra del livello del mare ai piedi del Monte Rasu, fu abitato fin dall’epoca preistorica. Al centro della Sardegna, in un’ampia zona limitata ad est dai primi contrafforti dei monti del nuorese, a nord dall’altopiano di Buddusò, ad Ovest dalla catena del Marghine e a sud dalla piana di Ottana, in epoca certamente anteriore al mille si ebbero notevoli spostamenti di popolazione in seguito a gravi epidemie di pestilenza che decimarono gli abitanti costringendo i superstiti ad abbandonare i centri abitati del piano. Il più importante era Lorthia, che sorgeva di fronte a Monte Rasu con una popolazione di circa 3000 abitanti. Una secolare tradizione sostiene che la città di Lorthia venne colpita da una tremenda pestilenza che costrinse la maggior parte ad abbandonare il tetto natale ed ogni loro avere in cerca di una zona più salubre e più sicura. Oltrepassarono il fiume Tirso, risalendo le pendici del Monte Rasu fino ad arrivare alla zona boscosa posta a 600 mt s.l.m., denominando la nuova residenza Bidda Sana e in seguito Bono Loco, in omaggio all’aria ottima, ai benefici del meraviglioso sole che si infiltrava fra gli alberi, all’acqua cristallina e pura delle fonti. Una bella zona lievemente degradante, irradiata dal sole nascente. La prima casa sorse ad Addae E’ Riu. Nei primi decenni del XII secolo l’isola si popolò di chiese e castelli e anche Bono vide la sua nuova chiesa di stile Pisano, oggi parrocchia San Michele Arcangelo, patrono del paese.

Il territorio di Bono, costellato da 33 nuraghi, è caratterizzato da una grande varietà di paesaggi, estendendosi su 7400 ettari di superficie dalla valle del Tirso fino ai rilievi del Monte Rasu, inglobando "Sa Punta Manna" di 1259 m., una delle più alte della Sardegna e con uno dei panorami più belli dell’isola. Di grande importanza naturalistica è il millenario bosco di ”Sos Nibberos”. La sua foresta di Taxus baccata L. è la più grande d’Italia ed ha esemplari millenari che raggiungono i 16 metri d’altezza ed un diametro superiore al metro. Dichiarata monumento naturale, patrimonio dell’UNESCO, deve la sua fama al fatto che qui il cosiddetto "albero della morte" (le sue foglie e i suoi semi, se ingeriti, possono risultare altamente tossici sia per l’uomo che per gli animali) si presenta in formazione quasi pura. A poca distanza dal paese si trovano il Monte Pisanu e l’area di sosta ”Sa Puntighedda’‘. Vicino alla Caserma delle Guardie Forestali di Monte Pisanu, a 861 metri d’altezza, sono state impiantate diverse specie arboree come il cedro dell’atlante, la roverelle e le tuie giganti, tra le quali emerge un notevole esemplare di abete bianco. Nel paese, da vedere, la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, costruita tra la fine del ‘200 e i primi del ‘300 avente facciata in trachite rosa impreziosita da uno splendido rosone. A valle del paese, lungo la strada di Santa Restituta oltrepassato il fiume Tirso, si giunge alle 5 chiesette, unico segnale rimasto del villaggio di Lorthia, centro originario della futura popolazione Bonese, e situate nei quartieri che da esse prendono nome: San Raimondo, Sant’Efisio, San Giovanni, Sant’Antonio e Santa Caterina. Quest’ultima sorge su una grande piazza in cui durante il periodo di ribellione vennero innalzate le forche e dove per molti anni in tanti furono giustiziati. La Chiesa di San Raimondo è la più ricca di storia e tradizioni, tant’è che la festa in onore del santo è la più grande e quella che richiama il maggior numero di fedeli e turisti grazie alle varie rappresentazioni religiose e civili.

Un’altra caratteristica di Bono sono le fontane: Funtanedda, Funtana Noa, Santu Nigola, Biccole (un tempo lavatoio pubblico) e Bialada. A semicerchio intorno a quest’ultima, realizzata nel 1886, si possono ammirare un busto in bronzo di Giovanni Maria Angioy e il grande murale dipinto da Liliana Cano per illustrare i momenti della rivoluzione antifeudale e la repressione delle truppe regie. Non meno importanti sono le 6 chiese medioevali conosciute come "chiese del campo". La più antica è quella di San Gavino (o più esattamente dei Santi Gavino, Proto e Gianuario), rosseggiante nel suo raro paramento esterno in mattoni cotti, unica di tale genere nella zona. Le altre quattro sono San Nicola, Santa Restituta, Santa Barbara e Sant’Ambrogio, mentre una quinta, Santa Croce, è oggi in rovina. Bono si onora di aver dato i natali a personaggi di grande rilevanza storica, politica e letteraria:

·       Giovanni Maria Angioj, nato a Bono il 21 ottobre 1751  e morto a Parigi, il 22 febbraio 1808, è stato un rivoluzionario, politico e funzionario del Regno di Sardegna, poi ribelle ai Savoia dopo i vespri sardi, considerato un patriota sardo dall’autonomismo ed indipendentismo isolano. Angioy fu protagonista della seconda fase dei moti rivoluzionari sardi contro il dominio coloniale e i privilegi feudali e, oltre che politico, fu anche docente universitario, imprenditore, banchiere e Giudice della Reale Udienza, il supremo organo giurisdizionale del Regno.

·       Salvatore Frassu, nacque a Bono nel 1777. Condivise le idee dell’Angioy e con i suoi scritti combatté il feudalesimo imperante in Sardegna. Fu, per questo, perseguitato ed esiliato in Corsica. 

·       Giovanni Antonio Mura nacque a Bono nel 1879. Nel 1903 si laureò in Teologia e fu ordinato sacerdote. Saggista e polemista fu al centro della vita culturale sarda del suo tempo e i suoi articoli apparvero sui giornali e sulle riviste sarde e nazionali. Narratore di valore e poeta, raggiunse la fama letteraria col romanzo "La tanca fiorita" al quale fecero seguito "Quando il corpo muore", "Ma liberaci dal male" e "Il parroco di Geranio". Pubblicò anche due volumi di versi: "Silvestria" e "La fontana di Sichar", morì a Bono il 3 gennaio 1943.

Il settore vitivinicolo è ben rappresentato. Sono investiti a vigneto circa 80 ettari, che rappresentano più del 50% dell’intera superficie vitata del goceano, a testimonianza, questo, del forte legame con la viticoltura e della lunga tradizione viticola del territorio. Nella coltivazione predominano le varietà locali a bacca rossa (Cannonau, Pascale, Nieddu Mannu, Zirone, Muristellu, etc.), anche se uno spazio importante è rappresentato dalle varietà internazionali Cabernet, Merlot e Shiraz. Tra le cultivar a bacca bianca la quasi totalità è rappresentata da Vermentino e Avresiniadu. L’Avresiniadu sicuramente più di tutte testimonia la forte tradizione viticola del paese, essendo citato dal Manca Dell’Arca nel 1870 come varietà autoctona del nord Sardegna e diffusa principalmente nei comuni di Bono e Benetutti.

Tra gli altri prodotti tipici ricordiamo Su catto’ de mendula (dolce preparato in occasione dei matrimoni), Sas Cattas, Mandagadas e Orilettas (dolce del carnevale), Tiliccas e Pabassinos, formaggi e pane della tradizione locale.

Tante, infine, le tradizioni locali, feste, usi e costumi che meritano una visita:

Falò in onore di Sant’Efisio – 14 gennaio,

Falò in onore di Sant‘Antonio – 16 gennaio

Santa Caterina – ultima settimana di maggio

San Giovanni – 24 giugno

San Raimondo – 31 agosto

Sant’Efisio – seconda settimana di settembre

San Michele (santo patrono) – 29 settembre

Tutte le processioni in onore dei santi sono accompagnate dai cavallieri in costume. Particolarmente suggestivi sono la Notte di Sant’Andria (30 novembre), il Falò di Sant’Antonio che viene acceso il 16 gennaio e la festa dedicata a San Raimondo che si celebra il 31 agosto: al termine della sfilata in costume e dei gruppi folk, per evocare i moti antifeudali e la cacciata dei piemontesi vengono fatte rotolare giù dal colle due zucche, che rappresentano i cannoni dell’esercito sabaudo. Altra manifestazione di notevole interesse turistico è quella del “Palu de sas Carrelas”, dove gli otto quartieri di Bono si danno battaglia per contendersi il drappo dei vincitori. La manifestazione termina con la cena nelle rispettive Carrelas organizzata dai rispettivi contradaioli.