Diamo il benvenuto al Comune di Atri

25/11/2021

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Atri (TE). Da alcuni studiosi l’origine del toponimo è attribuito agli Illiri, provenienti dalla Dalmazia, durante le migrazioni tra il X e il IX secolo a.C. La forma più antica, Hatria, potrebbe derivare da Hatranus o Hadranus, divinità illirica – sicula. Già capitale dell’omonimo ducato, è un importante centro storico e artistico.

Atri ebbe una florida attività commerciale con gli Etruschi, Umbri e con la Grecia verso la quale esportava vino e olio; i più interessanti monili etruschi o forse italici qui rinvenuti sono conservati al British Museum di Londra. Faceva parte, con Ascoli Piceno ed Ancona, del popolo dei Piceni che formarono la lega italica assieme ai vestini, interamnensi, marrucini, frentani, peligni, marsi, cerecini, sanniti, ecc., tutte genti italiche, confederate contro Roma. Il suo importante porto le permise di vantare una temuta flotta e di avere contatti commerciali floridi con la Grecia, nonostante le navi venissero spesso attaccate dai pirati Illirici. Divenuta colonia latina nel 29 a.C., Hatria continuò comunque a battere la sua moneta. Si distinse in battaglia accumulando premi e privilegi. Nel periodo imperiale continuò ad essere un centro importante, diede origine alla famiglia dell’imperatore Adriano, che la riteneva sua seconda patria ed in essa ricoprì la carica di quinquennale a vita e di curator muneris pubblici. Dalla stessa famiglia, italica, trasferitasi in Spagna nacque anche l’imperatore Traiano, suo consanguineo. L’Ager Hatrianus si estendeva a nord dal fiume Tordino, comprendeva il Vomano, e finiva a sud fino al fiume Saline, dove aveva inizio il territorio dei Vestini, mentre il confine occidentale coincideva con le pendici del Gran Sasso. Nel Basso Medioevo a causa delle invasioni dei barbari e poi dei pirati Illirici, dei Saraceni, degli Ungari, ecc. fu soggetta a un lungo periodo di decadenza e di abbandono. Fino al XIII secolo si hanno scarse notizie della città che, sotto i Longobardi, faceva parte del Ducato di Spoleto e nel XII secolo era feudo principale dei Conti d’Apruzio. Nel 1082 Trasmondo, Conte di Penne, concede il Castello di Atri al Monastero di Farfa. Atri, per prima tra le città del Regno, si schierò dalla parte guelfa. Nel 1251 papa Innocenzo IV istituì la Diocesi e concesse autonomia comunale, con territorio corrispondente a quello dell’antico agro coloniale romano. L’anno successivo la Diocesi di Atri fu unita "ad invicem" a quella di Penne. Nel 1384 si verificò un terremoto che scosse anche Teramo. Nel 1393, fu venduta per 35.000 ducati al conte di San Flaviano Antonio Acquaviva, che fu il primo di 19 duchi, i quali dal 1455 ottennero per matrimonio la contea di Conversano, e Atri divenne capitale del ducato. La famiglia Acquaviva dalla fine del XV secolo aggiunse al proprio cognome l’appellativo d’Aragona con diploma regio del 1479 e fu autorizzato a fregiarsi delle insegne araldiche degli Aragona quale segno perpetuo di riconoscimento ricevuto da Andrea Matteo III Acquaviva da parte del re di Napoli Ferdinando I, per il coraggio mostrato da suo padre Giulio Antonio Acquaviva nella battaglia di Otranto del 1480 contro i turchi che avevano assediato quella città e sterminato il suo popolo in nome della fede musulmana. Nel 1563 (18 settembre) si verificò un terremoto che provocò la caduta del frontespizio della porta maggiore della Cattedrale. Nel 1757 tornò sotto il dominio diretto del Regno di Napoli, fino al momento in cui entrò a fare parte del Regno d’Italia. Il 10 giugno 1884 il terremoto che abbracciò tutto il versante adriatico creò conseguenze alle costruzioni di Atri come pure di Penne e Città Sant’Angelo. (fonte: it.wikipedia.org)

Situata nel comprensorio delle Terre del Cerrano, la città sorge su tre colli (Maralto, Muralto e Colle di Mezzo) che si affacciano sul mare Adriatico, verso il quale digradano, e su diverse formazioni di calanchi, dal 1995 tutelate dalla Riserva Naturale Regionale Oasi WWF Calanchi di Atri. A breve distanza dalle spiagge di Cerrano dove sorge la cinquecentesca torre di nell’area dell’antico porto di Atri, il centro storico è costellato di monumenti, palazzi signorili, musei, caratteristici vicoli e piazze che ruotano intorno al corso principale Corso Elio Adriano, intitolato all’omonimo imperatore, sotto il quale giacciono ancora le antiche strade in basolato romano e pregiatissimi mosaici appartenenti alle ricche domus, in parte recuperati. Qui si affacciano splendidi edifici religiosi ed imponenti Palazzi nobiliari che vanno dal periodo rinascimentale, Barocco, Neoclassico sino allo stile Liberty di cui si conservano pochi esemplari in Italia. Cinta da possenti mura che rammentano barbarie e sanguinose piraterie, nella parte nord della città si estende quello che ad oggi è un piacevolissimo percorso belvedere che spazia contemporaneamente dal mare alla montagna, a 442 metri s.l.m., che ci conduce fino all’unica porta superstite della città: Porta San Domenico recante lo stemma della casata Acquaviva d’Aragona con un leone rampante coronato, rievocando tacitamente tutta l’eleganza e la bellezza del tempo. Moltissimi i punti di interesse storico, artistico e culturale: le Chiese di Santa Maria Assunta (la maestosa Cattedrale, completata nel 1305, celebre per il pregevole ciclo di affreschi quattrocenteschi dell’artista abruzzese Andrea De Litio), S. Francesco e S. Nicola,  i musei (Museo Archeologico e Museo didattico degli strumenti musicali, medioevali e rinascimentali, Museo Capitolare, Museo Civico Etnografico, Museo – Archivio "Antonio Di Jorio"), il Teatro Comunale, Palazzo Cardinal Cicada, le Cisterne Romane al di sotto del Palazzo Ducale Acquaviva. Molto ricco il Calendario degli eventi e, da non mancare, una visita alla.

Atri, Civitas Vetusta. Città d’arte. Video da youtube