CIVIT, l’anello di congiunzione tra ricerca e produzione

11/06/2024

Un consorzio fondato con l’obbiettivo di generare e di trasferire innovazione al settore vitivinicolo. È CIVIT (Consorzio Innovazione Vite), l’anello di congiunzione tra mondo della ricerca e della produzione, nato nel 2012 dalla fusione tra AVIT (Consorzio Vivaisti Viticoli Trentini) e la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, dopo un percorso di confronto e condivisione di idee e obiettivi.

AVIT rappresenta la quasi totalità dei vivaisti viticoli trentini, con una produzione che supera i 12 milioni di barbatelle all’anno. Mentre la Fondazione Edmund Mach è una delle massime espressioni a livello internazionale della ricerca in agricoltura. In questi ultimi anni i vivaisti viticoli hanno raccolto i segnali e le indicazioni dei viticoltori e delle cantine per mettere in atto nuove strategie di sviluppo. In particolare, è stata richiesta innovazione per quanto riguarda la resistenza alle principali patologie fungine, peronospora e oidio in modo da ridurre gli interventi fitosanitari. Un calo significativo di questi trattamenti giova all’ambiente, alle tasche dei viticoltori e alla salute dei consumatori.

Il Civit lavora per arricchire il patrimonio delle selezioni clonali e metterlo a disposizione della filiera viticola. Di recente l’attività si è focalizzata sul miglioramento genetico classico della vite con risultati molto soddisfacenti tanto che, in collaborazione con la Fondazione Mach, nel 2020 sono state iscritte 4 nuove varietà resistenti, le cosiddette Piwi, con il nome di Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia: le prime due a bacca nera e le altre due a bacca bianca. Sono poi stati registrati da CIVIT altri due vitigni d’origine ungherese, il Pinot Regina e il Palma, grazie alla collaborazione con l’Università di Pecs.

Il Consorzio, ad ogni modo, non si è fermato solo alla sperimentazione su varietà di uva da vino, ma anche su nuovi portainnesti di vite tolleranti alla siccità, omologando il Georgikon 28 ed i suoi ‘figli’, un’alternativa valida per rispondere al problema dei cambiamenti climatici che sarà sempre più rilevante nei prossimi anni. Infine, è in essere anche un progetto relativo alle TEA, le nuove biotecnologie capaci di editare le varietà di vite e renderle meno suscettibili alle malattie.