NUMEROSI SONO GLI “AUTOCTONI” CHE HANNO TROVATO NEL CORSO DEI SECOLI IN QUESTO TERRITORIO IL LORO HABITAT IDEALE GRAZIE ALLE PARTICOLARI CONDIZIONI CLIMATICHE E GEOLOGICHE DELLA ZONA.
Scopriamo i vini e i prodotti tipici dei Castelli Romani, Città Italiana del Vino 2025, che vede uniti in questo progetto di marketing territoriale i Comuni Città del Vino di Marino, Nemi, Ariccia, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Monte Porzio Catone e Velletri. Al Comune di Marino il ruolo di capofila del progetto di candidatura. Tra i tanti appuntamenti previsti in tutti i Comuni coinvolti nel corso dell’anno, la realizzazione della Convention nazionale d’Autunno delle Città del Vino che sarà uno degli eventi di apertura della secolare Sagra dell’Uva di Marino, l’ultimo fine settimana di settembre del 2025.
Intanto partiamo dalla Strada dei Vino dei Castelli Romani, che si dispiega nel leggendario “Latium Vetus” di Plinio il Vecchio, un territorio dove risuonano echi della fondazione di Alba Longa da parte del figlio di Enea. Quest’area, che un tempo attrasse imperatori e papi con i suoi Colli Albani e l’aria salubre, oggi offre un percorso enoturistico che intreccia la millenaria storia romana con una viticoltura profondamente radicata. Il percorso connette ben 16 comuni, da Ariccia ad Albano Laziale, fino a Velletri, ognuno con la sua unicità e contributo alla cultura del vino.
La zona dei Castelli Romani è dunque un territorio di grande rilevanza vitivinicola e con la sua omonima DOC Castelli Romani copre praticamente tutto il suo territorio. Le altre DOC sono Colli Albani, Colli Lanuvini, Frascati, Marino, Montecompatri-Colonna e Velletri. Le due DOCG sono il Frascati Superiore e il Cannellino di Frascati. Gli amanti del vino possono così esplorare cantine storiche e moderne, aziende agricole e enoteche che celebrano la produzione di 7 DOC e 2 DOCG, testimoniando la diversità e la qualità dei vini locali, perfetti compagni per la ricca offerta gastronomica del territorio.
Numerosi sono i vitigni “autoctoni” che hanno trovato nel corso degli anni – si può dire nei secoli – nei Castelli Romani il loro habitat ideale grazie alle particolari condizioni climatiche e geologiche della zona. Impariamo a conoscerli più da vicino.
Il Bellone è un vitigno bianco particolarmente diffuso nel Lazio, soprattutto nella provincia di Roma, e conosciuto con numerosi sinonimi tra cui Cacchione, Pampanaro e Bellobuono. La pianta ha una vigoria elevata e una produzione abbondante, anche se non sempre costante, e resiste bene alle avversità e agli attacchi crittogamici. Il Bellone produce mosti di notevole qualità, consigliando la sua coltivazione in terreni freschi e fertili con potature ricche per valorizzarne la produttività.
Il Bonvino bianco, noto anche come Ottonese, è un vitigno che conferisce al vino corpo e armoniosità. Coltivato anticamente per la sua duplice attitudine come vino da tavola, è apprezzato per la sua serbevolezza e resistenza alle avversità, preferendo una potatura corta. Se vinificato con basse rese, può dare vini di spessore e lunga durata.
Il Cesanese comune è un vitigno a bacca nera diffuso nei territori di Velletri, Lanuvio e Marino, apprezzato per la sua capacità di produrre vini rossi con caratteristiche uniche, corposi e profumati, sebbene la sua presenza sia diminuita negli ultimi anni a causa della tendenza del mercato verso i vini bianchi.
La Malvasia nostrale, conosciuta anche come Malvasia del Lazio o puntinata, è un vitigno bianco anch’esso antico, noto per il suo colore giallo oro e per il sapore rotondo che conferisce ai vini. Un segno distintivo di questo vitigno è un puntino nero evidente nell’ombelico dell’acino, da qui l’aggettivo di puntinata. È un vitigno adatto alla produzione biologica grazie alla sua resistenza agli attacchi fungini.
Il Trebbiano giallo, noto anche come Greco o Trebbiano dei Castelli, è il vitigno bianco classico della zona. Ha un portamento vigoroso, con grappoli serrati, acini piccoli e rotondi che si colorano di un bel giallo dorato a maturazione; resiste bene all’oidio e alla peronospora e richiede una potatura lunga poiché le gemme fruttifere si trovano nella zona centrale del tralcio.
Trebbiano Verde
Il Trebbiano verde è simile al Verdicchio delle Marche e era molto diffuso nei colli laziali nel 1800. È sensibile all’oidio e preferisce una potatura a tralcio lungo. È meno produttivo del Trebbiano giallo ma può dare vini di elevata qualità con un colore paglierino tenue tendente al verdolino e un gusto gradevolmente amarognolo.
Questi sono i principali vitigni autoctoni dei Castelli Romani che rappresentano un patrimonio agricolo e culturale inestimabile e che contribuiscono alla produzione vini di forte identità e grande qualità, essere apprezzati a livello locale e internazionale.