Ma dov’è questo Carso di cui tanto si sente parlare? Sarà in Italia, in Slovenia o in Croazia? E’ in tutti questi luoghi, s’inerpica dalla provincia di Gorizia, passa per quella di Trieste e, poiché non conosce confini si estende fino alla Croazia, passando per la Slovenia. Con l’arrivo delle legioni romane (attorno al 180 a.C.) iniziarono a fiorire i primi centri abitati dove la popolazione si dedicava all’agricoltura, in particolare alla vite e all’ulivo. Poco tempo dopo fanno la loro comparsa anche le prime cave per la pietra da costruzione ed il marmo. A tutt’oggi forse il suo nome è impresso più come teatro di cruenti battaglie della Prima Guerra Mondiale che come terra dove la fauna, la flora, l’acqua ed il vino danno il meglio di se stessi.
A Duino Aurisina, Città del Vino nel cuore del Carso, non siamo di fronte ad un’altitudine di 500 mt s.l.m., né dinanzi ad una pendenza superiore al 30%, ma i suoi vigneti affondano le loro radici in un territorio arduo da gestire, per la posizione arroccata sul mare, per la morfologia del terreno, calcareo e roccioso, per le difficoltà nell’utilizzo di mezzi meccanici e nei trattamenti. Ma il vero despota è soprattutto il clima. Qui il vento si fa sentire non come un “qualsiasi vento”, bensì con il più potente, “La Bora”, che rende la vita difficile a chiunque si pone sul suo cammino. Abbinata alle basse temperature distrugge i germogli e disperde la poca terra disponibile, vitale per un territorio ricoperto quasi interamente da pietre. Pur se affacciata sull’ultimo lembo, quello più a Nord, del mare Adriatico, Duino Aurisina è testimone da secoli della fatica e delle difficoltà che i suoi viticoltori incontrano ogni giorno sulle aspre terre del Carso. Non solo il vento, ma anche le asperità del terreno scoraggiano gli uomini di buona volontà, che ogni giorno si arrampicano sulle pietre carsiche per curare la loro vigna: Bora, insidie dell’acqua piovana, terra rossa che trattiene a stento l’acqua (grazie solo alla sua componente argillosa), corrosione, erosione, carsismo, vegetazione non troppo rigogliosa, doline (fessura nel terreno che inghiotte l’acqua, la terra e le pietre), pietraie, insomma un altopiano dall’aspetto “lunare”. In questo ambiente così delicato e naturale, perennemente in precario equilibrio, al quale basta poco perché l’intero eco-sistema sia distrutto senza rimedi, sopravvive la coltivazione della vite, che di per sé è un quotidiano gesto eroico.
Rimanendo in tema vitigni del Carso, non possiamo non menzionare i “pastini”, tipici terrazzi, strisce di terreno coltivate con pendenze, il cui suolo che si districa lungo la costa è di tipo limoso-argilloso. Tra le caratteristiche peculiari di queste coltivazioni troviamo i muri a secco, dal 2018 iscritti nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO, che delimitano gli appezzamenti, costruiti negli anni con maestria sfruttando unicamente le pietre carsiche per rendere i terreni idonei alle coltivazioni. Un terroir unico che con il suo caratteristico terreno ospita e nutre i vitigni autoctoni più importanti del territorio, le terre rosse donano al vino un gusto inconfondibile grazie all’accentuata componente di argilla, calcaree e ossido proprio di queste zone.
L’altitudine e il microclima svolgono al contempo un ruolo fondamentale, il mare con le sue brezze apporta sapidità all’interno del bicchiere e la bora, che asciuga il terreno, ostacola la proliferazione di muffe. Questi elementi permettono un bassissimo uso di trattamenti e il risultato finale è un vino pressoché naturale. I vini bianchi hanno il loro caratteristico colore giallo paglierino, che talvolta presenta riflessi dorati più o meno vividi. Al naso dominano netti ed intensi profumi fruttati, talvolta speziati, tipici dei vari vitigni di origine, mentre al palato la sensazione è di piacevole morbidezza. I vini rossi sono riconoscibili per il colore rosso rubino intenso, alle volte violaceo, dalla spiccata personalità olfattiva mostrano toni erbacei gradevoli e decisi, dalla struttura e dall’acidità buona, marcata.
Il bianco “Vitovska” e il rosso “Terrano” rappresentano i due vini più significativi dell’intero altopiano carsico da degustare con gli occhi, l’olfatto, il gusto e soprattutto con il cuore. Questi vini arrivano a risultati di eccezionale qualità, frutto di molte cure e attenzioni dalla vigna alla cantina.
FB Duino Aurisina Devin Nabrežina News – @DuinoAurisinaNews
In collaborazione con Strada dei Vini e dei Sapori di PromoTurismo FVG
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