VI Rapporto Osservatorio sul Turismo del Vino - 2007 - I turismi sulle Strade del Vino al tempo della società liquida

10/06/2020

Le “Strade del Vino” definiscono una esperienza italiana in via di progressivo consolidamento, alla quale si guarda con crescente attenzione da parte delle istituzioni europee e dei paesi grandi produttori di vino. Molte sono infatti ormai nel mondo le aree nelle quali si sta sviluppando con successo il legame territorio – vino – turismi.

Ma in nessun paese come l’Italia, il tematismo ha fin qui assunto la fisionomia di un movimentismo così capillarmente diffuso e consistente: una ventina di leggi nazionali e regionali, 140 strade tra effettivamente operanti e normativamente deliberate, almeno 1300 comuni attraversati da una simile rete di praticabile edonismo, quasi 400 denominazioni territoriali dei vini. E tuttavia, ad una attenta valutazione interna, un simile processo diffuso deve essere riguardato anche con molta attenzione critica: in ordine ai pieni e ai vuoti nella trama della rete, ai costi di successi e ai ritardi, al rapporto tra ambizioni, mezzi e risultati: solo seguendo i suggerimenti di una simile analisi, sarà infatti possibile trasformare almeno in parte le promesse del potenziale ancora implicito in concreti risultati di sviluppo.

Molto opportuna sembra perciò la scelta di dedicare quest’anno il Rapporto sul turismo del vino a fare il punto sulle esperienze italiane delle “Strade”. Almeno tre le chiavi di lettura che sembra opportuno suggerire del vasto apparato di analisi raccolte:
– varietà e diffusione dei vigneti, struttura delle aziende e qualità dei vini, moltiplicazione dei prodotti alimentari tipici, scaglionamento delle gastronomie di territorio fra tradizione
– abbuffate e innovazione, valorizzazione di un bel patrimonio di attrattive turistiche nobilmente minori, definiscono nella lettura delle guide di settore una coriandolizzazione esplosiva dell’offerta, sempre più diffusa ma anche sempre meno visibile;
– globalizzazione dei mercati, declino di zone e settori, nuovi competitor locali di successo, articolazione dei comportamenti di viaggio turismo e leisure, redistribuzione categoriale dei redditi, propongono una nuova tribalizzazione dei turisti dell’enogastronomia, articolata in almeno quattro gruppi: i marginali portatori di una domanda comunque non banale di inclusione, i politeisti fortemente contesi tra le molteplici sollecitazioni di uso del tempo libero secondo le occasioni del low cost, gli affluenti orientati dalle lusinghe dei brand (territoriali e aziendali) di successo, gli esclusivisti a caccia di destinazioni e location di tendenza emergente, frequentazione riservata, costo selettivo;
– difficoltà aggregative, condizionamenti ambientali, ristrettezze finanziarie, accordi o contrasti gestionali tra soggetti pubblici e privati, non solo ridisegnano una mappa funzionale molto diversamente articolata dalle “Strade” anagraficamente definite, ma suggeriscono anche la necessità di seguire, a seconda delle vocazioni e delle opportunità, almeno quattro diversi tracciati strategici di sviluppo (di specializzazione per livelli di domanda, di eccellenza sul prodotto-destinazione, di segmentazione su un territorio vasto e di massa critica su una regione emergente) per cogliere i risultati che le promesse del potenziale lasciano immaginare.