La Vrille è una piccola azienda di 2,5 ettari lungo la Via Francigena, a 670 mt s.l.m. La prima vinificazione è del 2005, ma già dagli anni ‘90 Hervé, il titolare, coltivava l’uva che poi conferiva alla Cooperativa Sociale. I terreni, dislocati in un anfiteatro naturale con una splendida vista sui monti Avic ed Emilius, ospitano essenze del bacino mediterraneo, come il timo, le cui caratteristiche sono evidenti nei vini.
La Vrille in italiano significa “il viticcio”: piccolo, molto discreto, ma decisamente tenace ed essenziale per il percorso vegetativo della vite; un po’ come Hervé per la sua Azienda!
Il rispetto per l’ambiente è in prima linea per la buona salute delle vigne, frutto di una viticoltura eroica: si lavora quasi esclusivamente a mano e i trattamenti (ammessi in agricoltura biologica) sono ridotti al minimo grazie a lavorazioni accessorie che permettono di avere piante forti e condizioni sfavorevoli alle malattie. La cura riservata alla coltivazione continua poi nella cantina scavata nella roccia, dove vengono assecondati i naturali processi per la vinificazione senza inutili ed eccessive manipolazioni.
Dai vitigni Vuillermin, Petit Rouge, Cornalin, Fumin, Pinot Noir (tutti autoctoni eccetto il Pinot Noir che ha origine nella Bourgogne) e il Muscat Petit Grain, nasce una vasta gamma di etichette certificate dalla DOC Vallée d’Aoste, vincitrici di riconoscimenti a livello mondiale.
Meritano una particolare attenzione i due vini ricavati dal Muscat, già premiati più volte in passato anche dal Concorso Enologico Internazionale Città del Vino dove, quest’anno, hanno meritato la Gran Medaglia d’Oro: lo Chambave Muscat 2019 e lo Chambave Muscat Flétri 2018, entrambi fini, aromatici, floreali e fruttati. Nel primo si riconoscono albicocca, salvia, timo e pesca; di buon corpo, si rivela consistente, secco, delicatamente alcolico e fresco. Il secondo si caratterizza per i profumi molto intensi e persistenti di acacia, timo, salvia, pesca gialla, mandorla dolce e miele. La versione “flétri”, ricavata dai grappoli migliori lasciati appassire in ambienti arieggiati e riparati dal sole, viene vinificata solo quando i chicchi perdono gran parte dell’acqua, sprigionando tutta la loro ricchezza zuccherina ed aromatica.
Proprio per il suo Moscato il terroir di Chambave è diventato una località famosa fin dal XV sec., quando venne portato in dono da alcuni nobili valdostani a Bona di Borbone. Da allora il suo successo aumenta e nel XVI sec. figurerà come vino da dessert nel pranzo destinato a celebrare l’unzione del vescovo di Sion.