Promozione ed integrazione per non perdere il treno cinese

06/12/2017

Il Presidente di Federvini, Sandro Boscaini, è intervenuto oggi alla tavola rotonda moderata da Paolo Del Debbio dal titolo “Italian wine: white or black?” insieme a Ernesto Abbona, Matilde Poggi e Ruenza Santandrea a Verona in occasione della due giorni dedicata al mondo vinicolo, Wine2Wine. Boscaini, dopo un breve excursus sulla storia delle esportazioni di vino italiano sui mercati internazionali e la sfida che si gioca da circa 40 anni con la Francia, spiega come il panorama competitivo negli anni sia cambiato: “sono entrati in gioco altri paesi produttori e, come Italia, negli anni abbiamo investito per produrre vini di alta qualità da esportare per vincere il rally del vino. Due elementi però non ci vedono ancora protagonisti come sistema Paese:  la promozione ed il valore”. 

Uno strumento infatti, quello della promozione, che non sempre è stato utilizzato al meglio dai produttori italiani [e proprio per questo sono nate la associazioni che agevolano e favoriscono il lavoro di squadra e operano super partes]. “Le nostre potenzialità sono enormi, non dobbiamo avere esitazioni in questo; abbiamo tantissime testimonianze del valore della nostra diversità di offerta e di caratteristiche dei nostri vini. Abbiamo la coscienza di cosa vuol dire la bellezza e la ricchezza dei nostri territori, in termini di offerta agro-alimentare, di ambiente, di patrimonio artistico”, prosegue il Presidente di Federvini, che chiude indicando che nei prossimi anni da un lato il sistema vino Italia dovrà rafforzare il proprio posizionamento sui mercati tradizionalmente consumatori; dall’altro diventerà cruciale affrontare nuovi mercati, anche mercati nei quali il vino non è un prodotto abituale. Un esempio che sta già diventando un classico è la Cina. I dati forniti dal centro EUSME, relativi al periodo gennaio-giugno 2017, mostrano l’Italia solo quinto esportatore con oltre 78 milioni di dollari, superato da Spagna (87 milioni), Cile (150 milioni), e le inarrivabili Australia (298 milioni) e Francia (506 milioni).