L’arte di fare vino

29/01/2019

L’Azienda Cantine Foschini è localizzata tra le dolci colline del Sannio Beneventano, le cui condizioni pedoclimatiche trovano un terroir quanto mai idoneo alla coltivazione di uliveti e vigneti. Qui la produzione del vino è “un’arte” dei contadini-produttori che si tramanda da millenni da chi con la terra ha avuto sempre un legame particolare, costellato da grandi sacrifici e meritati riconoscimenti. Lo testimonia anche il fatto che la rete dei Comuni di Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso – che compongono l’area del ‘Sannio Falanghina’ – ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Capitale Europea del Vino 2019 assegnato da Recevin. La famiglia Foschini è una tradizione di questo territorio dal 1915: giunta ormai alla terza generazione, coniuga tradizione e nuove tecniche offerte dalla moderna enologia che garantiscono l’alta qualità dei vini. La cantina, completamente ristrutturata agli inizi del 2000, offre al visitatore un ambiente di sapore antico, in un locale risalente al ‘700, al tempo di “Guardia delle sole”, allorché l’attività prevalente del paese era la concia delle pelli. Unitamente alla sapienza dell’enologo Marco Ciarla, le Cantine Foschini hanno ottenuto una nuova linea di prodotti  con risultati molto incoraggianti in particolare con le uve di Aglianico e Falanghina che danno vita alle Denominazioni Sannio e Falanghina del Sannio (vanto e sicuro orgoglio della viticoltura guardiese e sannita), ma anche con quelle di Sangiovese, Trebbiano Toscano, Malvasia di Candia  (conosciuta anche come Cerreto), Montepulciano, “Agostinella” a bacca bianca e “uva Longa” a bacca rossa, attualmente commercializzate con l’IGT Beneventano. La Falanghina del Sannio Dop presenta all’olfatto note floreali, con sentore di mela, pera e frutta esotica, mentre al gusto risulta fresca ma morbida e persistente. Molte le versioni sull’origine del nome del vitigno, che secondo alcuni deriverebbe dal termine “Falernina”, cioè diretta discendente del Falerno Bianco e, secondo altri, da “falango”, cioè “palo”, per il caratteristico tipo di viticoltura, o da “falangetta”, secondo la tesi che vuole che l’acino ricordi le sembianze di un dito. Le uve mature, raccolte manualmente e giunte in cantina integre, subiscono una pressatura soffice ed il mosto fiore, previo illimpidimento statico a freddo e inoculo di lieviti selezionati, fermenta alla temperatura di 16°C per circa 15 giorni. Da aperitivo, tutto pasto o in abbinamento a primi piatti di pesce.