La bioarchitettura in cantina

18/12/2020

C’è una cantina, a Montalcino, che non può non saltarvi all’occhio mentre vi aggirate alla scoperta di questa terra di grandi vini. E non solo per la sua lunga storia – qui si fa vino da quasi 90 anni – per l’eccellenza delle sue etichette e per la passione e l’originalità del suo proprietario, Andrea – tutti aspetti che, comunque, la rendono unica. Uno dei segni distintivi de La Serena è proprio la sua cantina, costruita secondo i principi della bioarchitettura a inizio anni 2000 dall’Arch. Marcello Mantengoli, fratello di Andrea. Una struttura che si integra armoniosamente con il paesaggio, i cui colori richiamano quelli del territorio di Montalcino e che proprio quel territorio vuole proteggere e rispettare.

 

“Mediante l’architettura l’uomo crea i suoi spazi fisici e metafisici e l’architettura è l’arte che più di ogni altra trasforma e modella il territorio – ci racconta Marcello Mantengoli, colui che ha progettato la cantina di famiglia – La ricerca della qualità sia indor che di contesto ambientale impone l’utilizzo di materiali naturali e pratiche sostenibili nei confronti della nostra Madre Terra”.

Bioarchitettura, giusto, ma cosa significa? Marcello ci viene ancora in aiuto. “Il prefisso Bio significa vita; Architettura è la nobile arte di creare spazi per l’uomo. A un certo punto è sorta la necessità di affiancare ad Architettura il concetto di vita, come monito nei confronti di alcune abitudini progettuali che sembravano aver preso la deriva del funzionalismo e della ricerca del massimo profitto sia nei processi costruttivi che nella scelta dei materiali da costruzione”.

 

Creare una cantina da zero significa anche poterla adattare alle proprie necessità: in questo caso, il rispetto del territorio, ma anche le necessità di un vino esigente e delicato come il Brunello. “È una struttura studiata seguendo quello che per noi è fare vino a Montalcino – racconta Andrea, che, da produttore, conosce bene cosa serve per dar vita a un grande vino – Qui abbiamo bisogni di spazi in più per conservare le diverse annate, ma anche per lo stoccaggio. Nella nostra cantina tutto è pensato per il vino e per l’ambiente in cui questo nasce”.

 

E sempre a proposito dei grandi spazi, i due fratelli concordano su qual è la loro sala preferita di tutta la cantina. “Vado fiero del locale di invecchiamento perché è quello esteticamente più bello, alto circa 5 metri. Volevamo creare un ambiente suggestivo ed abbiamo anche sovrapposto le botti, mentre il gioco di archi dà allo spazio un forte carattere” afferma Marcello, e Andrea gli fa eco: “È tutto studiato con volte, travi a rombo, e mezzane in cotto, neanche l’illuminazione è lasciata al caso. È il posto più suggestivo, che fonde con i suoi elementi tradizione e modernità come avviene nel mio brunello. qui si porta avanti un passaggio prezioso: l’invecchiamento”. Che cosa dire della sala degustazione posizionata all’ultimo piano della torre? qui la degustazione diventa un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, dato che l’assaggio è accompagnato da una vista mozzafiato che abbraccia il territorio dal Monte Amiata a Montalcino passando per Pienza, e all’imbrunire si allunga lo sguardo fino alle luci di Siena. Vi è poi l’ingresso che non è da meno: “È la mia seconda sala preferita – conclude Andrea – utilizzata a volte come sala degustazione. A saltare all’occhio è un grande affresco a tutta parete che ripercorre la nostra storia dal 1933 fino a oggi”. Una storia cominciata due generazioni fa e che ancora oggi conserva i punti fermi della sua filosofia: ricerca dell’eccellenza e rispetto di un territorio generoso e speciale.