Il nuovo Asti Secco Metodo Martinotti

22/11/2017

Non a caso è stato presentato a Canelli, culla della cultura della spumantistica italiana, il nuovo prodotto Asti Secco. E’ stato il Consorzio dell’Asti Spumante lo scorso 19 novembre, non  a caso in piazza Carlo Gancia,  ad organizzare questa prima importante presentazione alla presenza di  centinaia di produttori di Moscato: si è sostanzialmente tenuto a battesimo questa fondamentale variante della DOCG che, come affermato dal Direttore del Consorzio astigiano Giorgio Bosticco, “mantiene i profumi unici ed inimitabilidel Moscato ma ha un contenuto zuccherino inferiore, un vino da aperitivo e da tutto pasto, che non rincorre il Prosecco ma si inserisce in quella fetta di mercato che sono le bollicine, una moda mondiale in continuo incremento di interesse”. Il Presidente del “Comitato Monferrato capitale della DOC” Andrea Desana, collaborando con il Consorzio dell’Asti, ne ha potenziato le origini e la storia poiché verso la fine dell’Ottocento Federico Martinotti, nativo di Villanova Monferrato e Direttore della Regia Stazione Enologica di Asti dal 1900 al 1924, operò numerose sperimentazioni che portarono alla originaria realizzazione dell’Asti Secco od “Asti Asciutto”, come da etichetta posta in visione risalente al 1890 della Fattoria Vini d’Asti del cavalier Giovanni Boschiero,vincitore di numerose “grandi medaglie” alle maggiori Esposizioni mondiali dell’epoca, oltre che di prodotti quali l’Asti Spumante storico, il Prosecco, Lambrusco, Brachetto Spumante e molti altri spumanti realizzati con il metodo non classico ma in autoclave o in grandi contenitori che il Martinotti ha brevettato poi nel 1895 a Torino. Tutto ciò – ha precisato Desana – ben dodici anni prima (1907) che il francese Charmat riprendesse l’originaria invenzione tutta italiana, che consentiva una diminuzione dei costi di produzione a causa della alta percentuale di rotture di bottiglie del metodo champenoised ottenendo un prodotto comunque di alta qualità. In Francia la proposta di Charmat trovò un humus più favorevole alla sua espansione e da allora continua a perpetrarsi questa abitudine errata e controproducente per la nostra enologia e per la produzione spumantistica nazionale tanto che si è ribadito in questa importante occasione che sarebbe cosa buona e giusta oltre che promozionalmente azzeccatissima, dopo 122 anni, riportare in etichetta e sulle catte dei vini dei ristoranti la dizione “Metodo Martinotti” o, meglio ancora, “Metodo Italiano Martinotti”. E’ importante ribadire quanto affermato già 32 anni or sono da Vittorio Vallarino Gancia, in uno storico incontro dei massimi esperti mondiali di enologia (Luciano Usseglio Tommaset, Renato Ratti, Italo Eynard, Mario Fregoni) organizzato il 26 aprile del 1985 all’Enoteca Regionale di Vignale Monferrato da Paolo Desana, allora Presidente del Comitato Nazionale per la Tutela delle Denominazioni di Origine dei Vini, dove si affermava che “questi spumanti rappresentano la grande maggioranza della produzione italiana e sono ad un ottimo livello qualitativo ed anche il metodo adottato, inventato dall’italiano Martinotti, si è dimostrato ottimo sotto tutti i punti di vista. Credo che si sia parlato troppo poco di questo metodo di produzione e vi invito  a scrivere ed a divulgare questa scoperta (vale tutto anche oggi!)”. 

Quindi dalla storia all’attualità, l’ASTI Secco che ha subito incuriosito il pubblico “perché l’ASTI Secco è speciale – come ha affermato il Presidente del Consorzio Romano Dogliottichi ha deciso di produrlo ne è entusiasta ma ora arriveranno anche altre cantine”. Per ora infatti sono 16 la case vinicole del Moscato che hanno deciso di produrre l’ASTI Secco pari a 700 mila bottiglie in poco più di due mesi, ma pare che la Campari stia lo già sperimentandolo nelle sue cantine. “Tutto ciò poiché dieci anni fa – ha aggiunto Giorgio Bosticco, l’uomo dei “numeri”si vendevano 100 milioni di bottiglie di spumanti, di questi 40 milioni erano spumanti dolci, ora la quota totale è di 120 milioni ma la tipologia dolce è scesa a 25 milioni di unità. Quindi ecco la terza via del Moscato per far comprendere al consumatore che con l’Asti non si festeggia solo a Natale ma si può, con alta qualità, brindare per 365 giorni all’anno”. (di Andrea Desana)