Enoregioni italiane: Costiera Amalfitana

14/12/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane. Nella Regione   Campania è possibile individuare  sette enoregioni: Litorale Domizio e Alto Casertano, Aversano, Area Vesuviana, Campi Flegrei e Ischia, Costiera Amalfitana, Area Sorrentina e Capri, Cilento, Sannio, Irpinia.

 

COSTIERA AMALFITANA, AREA SORRENTINA E CAPRI

Le strade del vino e dei prodotti tipici della Penisola Sorrentina e della Costa d’Amalfia abbracciano siti archeologici, alture frastagliate, spiagge incantevoli, centri urbani di fama internazionale e quattro siti naturalistici d’interesse comunitario. Dalla catena dei Monti Lattari  – che attraverso Punta Campanella arrivano all’Isola di Capri – fino alla Costiera Amalfitana, ripidi terrazzamenti recintati  da muretti a secco (le “macere” costruite  senza malta) si susseguono scavati nel fianco delle rocce di natura calcareo-dolomitica che cadono a picco sul mare, creando paesaggi di rara bellezza che richiamano la viticoltura eroica della Valtellina e delle Cinque Terre. Nella ordinata geometria dei pergolati che dall’alto di Agerola digradano verso Furore, i castagni hanno via via sostituito mandorli, noci e nespoli nell’antico sistema di far crescere la vite intorno a sostegni vivi allo scopo di sfruttare il terreno sottostante la vigna per altre coltivazioni e di mantenerlo fresco durante i periodi di grande calura. Il clima mediterraneo ma con forti escursioni termiche sui rilievi montuosi e collinari e la salsedine influiscono sulla qualità delle uve, conferendo ai vini eleganza e profumo. Numerosi i vitigni coltivati: biancolella, falanghina, fenile, ginestra, pepella e ripolo, tra quelli a bacca bianca; aglianico, piedirosso, sciascinoso, tronto, e tintore tra quelli a bacca rossa. Si pensa che la falanghina derivi il suo nome dalla falanga (palo utilizzato per appoggiare ceppi di vite), la linea di confine tra la viticoltura greca e quella latina.

Vini locali. La doc Costa d’Amalfi, che può essere accompagnata dall’indicazione delle sottozone Ravello, Tramonti e Furore, è disponibile nelle tipologie Bianco (paglierino più o meno intenso, aroma delicato e gradevole con spiccate note agrumate che rievoca albicocche e miele quando il vino è particolarmente concentrato, sapore asciutto e di giusto corpo), Rosso (rubino più o meno intenso, odore vinoso che acquista aromi fruttati e di spezie con il passare del tempo, gusto  morbido e giustamente tannico), Rosato (piacevoli note fruttate, sapore secco, fresco e delicato), Passito rosso (rosso rubino più o meno intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore gradevole e caratteristico) e bianco (giallo dorato più o meno intenso tendente all’ambrato con l’invecchiamento, aroma fruttato floreale) con sapore dal secco al dolce, e Spumante (spuma fine e persistente, riflessi da verdognoli a dorati, profumo fragrante e persistente con delicato sentore di lievito, gusto sapido e gradevolmente armonico). Il Bianco si abbina a mozzarella in carrozza, vermicelli con le cozze e frutti di mare; il Rosso è per carni alla griglia, il Rosato per formaggi semiduri e baccalà al pomodoro. Della denominazione Penisola Sorrentina sono particolarmente noti e apprezzati i rossi frizzanti, anche  nelle sottozone Gragnano, Lettere e Sorrento: vini freschi  e leggeri, con spuma vivace ed evanescente, colore rubino e sapore sapido di medio corpo, adatto ad accompagnare salumi e carni bianche, pizza margherita e marinara (pomodoro, origano e aglio), zuppa di soffritto, mozzarella in carrozza, salsicce e friarielli. Della doc Capri è invece più conosciuto il Bianco, ricavato da uve di falanghina e greco (minimo 80%) con eventuale aggiunta di biancolella: giallo paglierino chiaro, profumi fruttati e di agrumi, sapore secco e fresco, è ottimo, oltre che con la tradizionale caprese (mozzarella, pomodoro, basilico), con antipasti e frutti di mare, risotti ai sughi di pesce, primi piatti con salse bianche delicate.

Piatti e prodotti tipici. Molte le eccellenze gastronomiche: limone Costa d’Amalfi   (lo sfusato, così chiamato perché allungato a forma di fuso) e limone di Sorrento entrambi tutelati dall’indicazione geografica tipica, marrone di Scala, cipollotto Nocerino,  samurchio (insaccato contenente sangue vaccino cotto), provolone del monaco (formaggio a pasta filata e stagionatura superiore a 6 mesi, dalla tipica forma “a pera”), caciottina canestrata di Sorrento, caciocavallo, burrini, mozzarella fior di latte dei Monti Lattari, pesce fresco, pasta di Gragnano, olio extravergine d’oliva Penisola Sorrentina dop, il casatiello, il pane dei Camaldoli e quello di San Sebastiano, acquavite di albicocche, elisir di china, nocino e limoncello. E a tavola: scialatelli (listarelle di pasta fatta a mano con farina di grano duro) ai frutti di mare,  risotto cozze e prezzemolo, zuppa di vongole, cavatelli ai capperi freschi, farro e fagioli, peroni ripieni di spaghetti, totani e patate, pezzogno all’acqua pazza, stoccafisso con la borragine, piatti a base di melanzane (qui cucinate, come in Sicilia, anche con il cioccolato), fino ai dessert tipici della tradizione napoletana e sorrentina come pastiera di grano e di riso, delizie al limone, babà, casatiello dolce, raffioli di pan di Spagna, la celebre torta caprese a base di cioccolato e mandorle (basso e croccante all’esterno ma umida e morbida al suo interno perché preparata senza aggiunta di farina) e i follovielli, gli involtini di foglie di limone ripieni di uva passita, fichi secchi o frutta candita e passati in forno a legna. Un cenno a parte meritano i vermicelli di Gragnano con la colatura di alici: la pasta di grano duro, ruvida in superficie e di colore paglierino, deve il suo sapore all’asciugatura graduale ad un’aria leggermente umida favorita dalla posizione dell’omonimo paese e dall’uso ancora attuale dell’antico sistema di essiccazione che non supera i 50-60° (al posto dei 110° del processo industriale), a imitazione del processo naturale alla luce del sole; la colatura di alici, di diretta derivazione dal garum romano, è il liquido che si raccoglie a dicembre dai barili dove tra marzo e luglio le acciughe appena pescate sono state salate e pressate, poi filtrato e imbottigliato si usa per condire pasta o riso, verdure fresche o lessate e piatti di pesce. (di Alessandra Calzecchi Onesti) 

DENOMINAZIONI:

DOC: Capri, Costa d’Amalfi, Penisola Sorrentina   

IGT: Campania, Colli di Salerno, Pompeiano

Cerca la città del vino
Generic filters

Ultime Notizie

adv