Diamo il benvenuto a San Giovanni al Natisone

08/04/2022

L’Associazione dà il benvenuto al Comune di San Giovanni al Natisone (UD), incastonato ai piedi delle prime alture del Collio, nel territorio è lambito ad ovest dal fiume Natisone e ad est dal fiume Iudrio.

San Giovanni viene nominato per la prima voltain un documento del 1070 quando fu donato all’Abbazia di Rosazzo dal Patriarca Enrico. Alcuni resti archeologici rinvenuti nelle campagne fanno pensare che questo paese esistesse anche all’epoca romana in quanto era posto lungo la strada che da Aquileia portava a Cividale. E’ probabile che nel 610 nell’attuale territorio di San Giovanni avvenisse lo scontro tra il Duca longobardo Gisulfo e le orde avare che saccheggiarono poi Cividale e gran parte del Friuli. Più tardi il paese fece parte del Patriarcato e così passò alle dipendenze della Abbazia di Rosazzo. Molto ebbero a soffrire gli abitanti del territorio tra il 1293 e il 1299 a causa delle interminabili lotte tra Vecellio di Gramogliano e i signori di Manzano, i quali si contendevano il possesso di Villanova (frazione di San Giovanni). Più volte a San Giovanni e a Modoletto vennero convocati i Parlamenti Generali del Patriarcato: nel 1318, nel 1324 e nel 1334. La notte del 25 gennaio 1348 un terribile terremoto distrusse gran parte del Friuli ed è forse in questo modo che Modoletto scomparve per non risorgere più. Oggi viene indicato solo per indicare alcuni campi con il nome di Modoles o il luogo dove poteva essere una mansio, stazione di posta lungo la strada che da Aquileia conduceva a Cividale. Anche dopo la caduta del Patriarcato (1420) San Giovanni fece parte della gastaldia di Manzano e vi rimase fino al trattato di Campoformido (17.10.1797) Passò quindi all’Austria sino al 1866. Durante il primo conflitto mondiale, per la sua posizione strategica, vicina al confine con l’allora Impero Austro-Ungarico e lungo la direttrice Udine-Trieste, e grazie allo scalo ferroviario che permetteva una notevole celerità nel movimento di truppe e di rifornimenti per il fronte, San Giovanni divenne sede dei vari comandi militari. Nel 1917 saltò in aria la polveriera di Bolzano (frazione di San Giovanni); lo scoppio distrusse la frazione e lesionò le case di San Giovanni. Gli austriaci giunti qualche giorno prima con lo sfondamento di Caporetto, ritennero doloso lo scoppio e internarono gli uomini nei campi di concentramento. L’esplosione della polveriera fece molte vittime tra i civili e i soldati.  Il Comune nel 1928 abbandonò il nome di San Giovanni di Manzano per assumere la denominazione attuale. Nel secondo conflitto mondiale San Giovanni al Natisone ebbe un ruolo importante: nel settembre 1942 dallo scalo ferroviario partì per il fronte russo la III divisione alpina "Julia".

Tra gli eventi in calendario: Estate in Villa, rassegna di spettacoli all’aperto in Villa de Brandis tra giugno e agosto, e  Fieste dal Pais, che si svolge ogni anno tra l’ultima settimana di luglio e la prima di agosto nella frazione Medeuzza.

Celebre per l’artigianato dei seggiolai avviato in quest’area nel ‘700, oggi San Giovanni al Natisone fa parte, insieme a comuni limitrofi, parte integrante del cosiddetto Triangolo della Sedia, importantissimo polo artigianale ed industriale ad alta densità di insediamento nel settore del mobile. Degna di nota è Villa Brandis (1718), che conserva affreschi, collezioni artistiche (tra cui un’importante quadreria con dipinti fra il XIV ed il XX sec.), arredi lignei originali, porcellane ed altre suppellettili preziose. La villa è completata da uno splendido giardino progettato secondo la concezione del parco all’inglese, con magnolie, palme, faggi, carpini, cedri, tigli, grandi tuje, specie arboree anche esotiche ed un suggestivo laghetto centrale. La biblioteca (circa 6000 volumi editi tra il 1501 e il 1980) e l’archivio fotografico e cartaceo sono custoditi presso la Biblioteca Comunale. Incastonato fra le più belle colline dei Colli Orientali del Friuli, una fra le denominazioni d’origine di pregio del Friuli-Venezia Giulia, il territorio vanta anche la doc Friuli Grave, offrendo al turista enogastronomico un’ampia varietà di motivi per una visita: palazzi, chiese e monumenti. Nel corso della storia, le colline di San Giovanni e della frazione di Dolegnano sono sempre state in qualche modo legate alle vicende dell’Abbazia di Rosazzo ed alla sua fama enologica fino a quando, per le caratteristiche dei terreni e per il suo particolare microclima, sono entrate a far parte a pieno titolo del cru di Rosazzo, disponibile anche con le specificazioni Ribolla gialla e Pignolo (uva autoctona a bacca rossa recentemente assai rivalutata dai vignaioli locali). Tra le personalità legate alla vitivinicoltura un posto di rilievo occupa il Conte Nicolò De Brandis che nella seconda metà dell’800 introdusse in tutta l’area criteri moderni, miglioramenti delle tecniche e nuovi e pregiati vitigni come il picolit.