Diamo il benvenuto a Galluccio

08/02/2021

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Galluccio (CE). Si narra che dal nome del capo di una di queste colonie (Trebonio Gallo) derivi la denominazione Galluccio, che in un primo tempo fu detta Gallico, poi Gallicio ed infine Galluccio. Un’altra ipotesi però fa risalire il nome ad un’antica radice linguistica (wal), indicante il fuoco: fuoco dei vulcani, di cui la zona era ricca, ed in particolare il vulcano di monte Friello, prossimo a Galluccio.

Il territorio del Comune di Galluccio fu abitato fin dall’età paleolitica, ma coloro che lasciarono un’orma indelebile furono gli Aurunci. Successivamente i Romani, dopo aver sconfitto Aurunci, Sidicini, Caleni e Sanniti, stabilirono nel territorio delle colonie. Nel corso del secolo X anche Galluccio dovette subire le incursioni dei Saraceni, che risalivano la valle del Garigliano. Dopo l’anno Mille, Galluccio conobbe dei nuovi conquistatori: i Normanni. In uno dei borghi di Galluccio, denominato "Cavelle", nacque nel 1429 Giannantonio Campano, Vescovo, Governatore, Legato pontificio, oratore, poeta e scrittore umanista. Fu vescovo di Crotone e di Teramo, Governatore pontificio di Todi, Foligno, Assisi e Città di Castello. Nel 1504 il feudo di Galluccio fu concesso da re Ferdinando al suo viceré, Consalvo di Cordova, in ricompensa dei servizi resi nella lotta contro l’esercito francese. Nel 1734 fu teatro dello scontro fra Spagnoli ed Austriaci, che si contendevano il regno di Napoli: gli Spagnoli risultarono vincitori e divennero padroni del Regno, con il re Carlo III di Borbone.  Nel corso del secolo XVIII i centri abitati del territorio di Galluccio cominciarono ad ingrandirsi e si assisté al costituirsi di grossi nuclei di abitazioni non più sulle alture, ma nelle pianure, dove si disponeva di uno spazio maggiore. Dopo l’unità d’Italia, il territorio dovette sopportare le angherie dei briganti, che si annidavano numerosi sui monti circostanti, perpetrando rapine, rapimenti ed assassinii ed obbligando la gente del posto a fornire i viveri necessari. Nel corso del secolo XIX sorsero rivalità e diatribe tra le borgate del territorio di Galluccio, soprattutto fra il centro storico e la frazione più popolosa, San Clemente, che poi divenne capoluogo amministrativo del comune di Galluccio. Ancora una volta, nel 1943, Galluccio fu teatro di battaglia, fra i Tedeschi da un lato e gli Alleati dall’altro. Gran parte degli edifici fu minata e rasa al suolo: fu distrutto il palazzo baronale e parte della Collegiata di S. Stefano. La chiesa poté salvarsi grazie all’intervento dell’arciprete dell’epoca, don Emilio Calce, che riuscì a convincere il comandante tedesco a risparmiarla.

Oggi il comune di Galluccio, che si estende su un’area di 32 km quadrati, tra le falde di monte Camino ed il gruppo vulcanico di Roccamonfina, fa parte del territorio della Comunità Montana "Monte S. Croce", è incluso nell’itinerario enogastronomico Le Strade del Vino in Terra di Lavoro e oltre all’Associazione delle Città del Vino aderisce alle Città della Nocciola. Meritano una visita il piccolo borgo saraceno di Sipicciano, il palazzo De Petrillo, la chiesetta di Corbello e la chiesa di S. Reparata; la collegiata di S. Stefano Protomartire (1345) nella quale può essere ammirato, ancora perfettamente conservato, uno splendido soffitto a cassettoni dorato risalente alla fine del 600 con tela del Martirio di S. Stefano firmata Jacopo Cestari, allievo di Luca Giordano e il pavimento maiolicato; gli interessanti laboratori per la creazione di maioliche decorate, cotti, restauro dei mobili e produzione di marmellate artigianali; le escursioni per sentieri sconosciuti sul vulcano spento di Roccamonfina oppure al Santuario di Monte Camino, o al Santuario dei Lattani, le cascate lungo il torrente Cocuruzzo, il colle Castellone con  i resti di una fortezza preromana. Famoso fin dai tempi dei Romani per gli ottimi vini – Falanghina, Aglianico, Aleatico, Vin Santo del Duca, il Roccamonfina IGT e naturalmente il Galluccio DOC – vi si possono gustare olio extra vergine, formaggi, salsicce, miele, nocciole, castagne e funghi: porcini, ovuli, gallinacci, mazze di tamburo e chiodini.

Da non perdere: la Mostra dell’Artigianato, dell’Agricoltura e dell’Imprenditoria Locale e Festival Internazionale del Folk (terza settimana di luglio), la Sagra dell’Uva con esposizione delle uve locali, partecipazione di Carri Allegorici relativi al tema, spettacoli e dibattiti sulla viticoltura (ultima domenica di settembre) e i tradizionali Falò di Sant’Antonio, quando in ogni frazione del Comune si accendono i fuochi che ardono per tutta la notte (16 gennaio).

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