Cantolio, Primitivo di Manduria tra terra e mare

03/04/2024

600 ettari vitati e 500 ettari a Primitivo distribuiti nelle provincie di Taranto e Brindisi, 700 soci conferitori, 2 milioni di bottiglie all’anno e 10 etichette. Sono i numeri di Cantolio, una cantina costituita agli inizi degli anni Sessanta per mano di un ristretto e affiatato gruppo di coraggiosi viticoltori che hanno cominciato a trasformare le loro uve con l’obiettivo di un mercato che cominciava ad apprezzare e ricercare i vini corposi e robusti, dalla grande personalità.

La Puglia vinicola all’epoca rappresentava un grande serbatoio di vino rosso che partiva in cisterne verso le più disparate zone viticole italiane e mondiali. “Già allora si aveva la percezione che stando da soli difficilmente si sarebbero potuti raggiungere traguardi importanti”, ci dice Francesco Delle Grottaglie, presidente di Cantolio. «Rispetto al passato il cambiamento è stato radicale; dallo sfuso in cisterne si è passati alle bottiglie, con un notevole salto qualitativo e identitario: noi oggi mettiamo in bottiglia più dell’50% della nostra produzione. Abbiamo investito tanto durante questi decenni per creare un prodotto che parlasse in maniera eloquente del nostro territorio».

E questo prodotto non può che essere il Primitivo, un vitigno che dà vita a un vino potente, ricco di profumi, vellutato ed estremamente piacevole che sta vivendo un successo impressionante nel mondo, capace, grazie alle sue caratteristiche, di conquistare un’ampia fascia di consumatori. Tra le etichette dell’azienda, due sono quelle che attirano di più l’attenzione: il Primitivo di Manduria 14 di Terra e il Primitivo di Manduria 15 di Mare. La differenza è evidente già a partire dal nome. Il Primitivo di Mare proviene da uve ad alberello coltivate in prossimità della zona costiera di Manduria, con alcuni appezzamenti proprio sulla riva a lambire l’acqua, su terre povere vicine allo Jonio.

Sabbia dalla quale ogni tanto affiorano rocce di matrice calcarea che riescono a dare un po’ di conforto alle radici delle piante durante il caldo dell’estate. Il lavoro in queste parcelle ovviamente è tutto manuale. Per contro, il Primitivo di Terra proviene dalle zone più interne; abbiamo sempre a che fare con l’alberello che però in questo caso insiste su terreni rossi, ricchi di potassio e ferro, oppure su terre nere composte da humus e argilla. Qui abbiamo a che fare con un vino ancora più potente, di grande corpo.