Cantina di Nizza, interpreti del territorio

17/07/2023

Lavorare insieme per valorizzare un prodotto e fare del vino un’espressione di un territorio unico e irrepetibile. Erano queste le premesse dei soci fondatori che nel 1955, a Nizza Monferrato, hanno dato vita alla Cantina sociale di Nizza, realizzando il sogno di lavorare in un modo del tutto nuovo: unirsi per avere più garanzie, per dare un senso più ampio alla propria attività e valorizzare il frutto di tante fatiche, il vino.Appena un paio di anni dopo i soci erano già 200. Divenuta una delle più solide realtà del settore in Piemonte, negli anni Settanta inizia il processo di ammodernamento degli impianti e delle tecniche di vinificazione. Di strada ne è stata percorsa molta attraversando mille difficoltà, ma sempre con la consapevolezza contadina che l’uva delle colline astigiane fosse così forte da poterle superare.

Negli anni è stato affinato in modo maniacale il tono qualitativo della produzione, in modo da rispondere adeguatamente alle esigenze di un mercato in continua evoluzione e alla nuova cultura del bere. La Cantina di Nizza ha sempre considerato centrale l’impegno ad aggiornare nel tempo tecnologie, impianti e idee: dalle “antiche” vasche in cemento ai moderni inox vinificatori per un’ottimale fermentazione; dai vecchi torchi a pressione alle nuove pneumopresse per un’estrazione “soft” del mosto; dai sacchi in iuta olandese ai sistemi di filtrazione tangenziale per un vino sempre purissimo; dai moderni impianti di distribuzione del vino sfuso a una sala degustazione hi-tech accanto a una sala invecchiamento tradizionale.

È sicuramente la Barbera la regina indiscussa della produzione della Cantina di Nizza e, a dimostrazione della qualità, sono ben 7 le differenti vinificazioni, di cui 3 sono Nizza DOCG, fiore all’occhiello del territorio. Proprio Nizza DOCG Riserva del 2019, infatti, ha fatto vincere all’azienda la Gran Medaglia d’Oro al Concorso Enologico 2023.

Oltre alla Barbera la Cantina lavora con attenzione anche altre uve importanti del ventaglio poliedrico delle eccellenze vitivinicole piemontesi come il Moscato D’Asti, il Dolcetto e i vini bianchi. Questi ultimi, in particolare, divenuti di assoluto interesse grazie ad un ciclo di vendemmie particolarmente fortunate che hanno permesso loro di esprimere recondite complessità di aroma tipiche dei suoli italiani più vocati alla coltivazione di uve a bacca bianca. Lo sguardo al futuro della Cantina non poteva non contemplare il versante biologico convertendo molte delle colture convenzionali e coinvolgendo nella svolta “green” una gamma di uve sempre più ampia.