Bene la legge sui piccoli Comuni

02/10/2017

Dalla sua nascita nel 1987 ad oggi l’Associazione ha dato voce ai piccoli Comuni sostenendo l’importanza del “buon governo dei territori”, soprattutto in quei centri al di sotto dei 5000 abitanti che rappresentano il 70% circa delle amministrazioni locali  del nostro Paese. L’assunto fondamentale è la convinzione che i piccoli centri sono un bene “comune”, perché custodiscono un patrimonio straordinario di evidenze culturali e naturali, di tradizioni e abilità manifatturiere, di saperi e convivialità. Così come la consapevolezza del ruolo che possono svolgere nel qualificare e rilanciare una parte consistente dell’offerta turistica nazionale, dell’integrazione, del rafforzamento del ruolo della cittadinanza italiana ed europea e di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, economico ed ambientale.

Sull’intreccio tra urbanizzazione e sviluppo sostenibile l’Associazione delle Città del Vino ha già da anni avviato una serie di riflessioni e proposto linee di intervento nell’ambito del più generale modello della Green Economy, che comprende anche un nuovo rapporto tra città e campagna, pianificazione delle aree rurali e urbane, recupero e riuso dei centri storici, contrasto all’erosione del suolo, difesa e utilizzi sostenibili del suolo, agricoltura multifunzionale, produzione biologica e di filiera corta, cinture verdi urbane per l’agroalimentare di qualità ecologica, valutazione dell’impronta ambientale, salvaguardia della cultura rurale e della biodiversità, divulgazione di stili di vita e di consumo più responsabili e consapevoli.

E’ quindi con soddisfazione che l’Associazione accoglie l’approvazione definitiva del Ddl n. 2541 sulle “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni, che tra le altre disposizioni detta norme per lo sviluppo della rete in banda ultra larga e istituisce un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale destinato al finanziamento di investimenti finalizzati all’acquisizione e/o riqualificazione di terreni, edifici e centri storici in stato di abbandono o di degrado, promozione di alberghi diffusi e di forme di consumo e commercializzazione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta, acquisizione di case cantoniere,  realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali, politiche di tutela  e sviluppo delle aree rurali e montane. 

Qualità, identità, storia, sviluppo, democrazia, solidarietà: oggi i valori intrinsechi ai cosiddetti territori “minori” sono minacciati da progetti di riorganizzazione amministrativa molto attenti ai costi finanziari ma poco lungimiranti, come le ipotesi di fusioni obbligatorie e gli accorpamenti sconsiderati per gli enti sotto i 5mila abitanti, che rischiano di creare confusione nel sistema delle denominazioni di origine con effetti collaterali anche sul turismo del vino. – sottolinea Floriano Zambon, il Presidente dell’Associazione nazionale  delle Città del VinoLa rete dei Comuni italiani, composta prevalentemente da realtà di ridotte dimensioni,  costituisce invece un prezioso serbatoio di partecipazione democratica, volontariato civico, impegno per la propria comunità, un momento importante di democrazia vitale in una fase storica che registra al contrario un pericoloso allontanamento tra cittadino e istituzioni. Ben vengano allora misure concrete, anche se non sufficienti, per sostenere lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni e iniziare a contrastarne, lo spopolamento, il dissesto idrogeologico, il degrado dei paesaggi e l’abbandono delle tradizioni rurali”. (di Alessandra Calzecchi Onesti)