Dando seguito alla proposta dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino di dare vita ad un osservatorio per l’avvio di Progetti Pilota di Sviluppo Locale, si terrà in Irpinia il primo degli incontri regionali diretti ad illustrare i vantaggi e i punti di forza che dal progetto potrebbero derivare ai territori italiani a vocazione vitivinicola, integrando il vecchio approccio locale allo sviluppo con una strategia di respiro nazionale.
All’incontro, previsto per il giorno 16 marzo alle ore 10 presso la Sala Consiliare del Comune di Avellino, interverranno il Presidente delle Città del Vino Pietro Iadanza e il Direttore Generale Paolo Benvenuti, il Professor Pietro Rostirolla del Dipartimento di Scienze Sociali Università degli Studi di Napoli "L’Orientale" e Teobaldo Acone, Ambasciatore delle Città del Vino. I lavori, che si concluderanno per le ore 13.30, saranno introdotti dai saluti del Sindaco di Avellino Paolo Foti, dell’Assessore alla Cultura Nunzio Cignarella, dell’Assessore alle Attività Produttive Annamaria Iandiorio, dell’Assessore al Piano Strategico Marietta Giordano e del Presidente del Consiglio Comunale Livio Petitto.
Da mesi l’Associazione sta lavorando ad un servizio di ampia portata e forte impatto che possa aiutare i suoi associati ad acquisire contributi finanziari attraverso i fondi comunitari (FESR, FSE, FEASR, FEAMP) e a ridurre i tempi dei finanziamenti attraverso l’analisi dei contesti, dei bisogni e delle risorse disponibili. Il percorso parte dalla conoscenza del territorio (creazione di un Osservatorio statistico), organizza le informazioni in modo da poter individuare elementi di omogeneità del contesto (Classificazione dei Comuni), propone una tipologia di interventi di sviluppo (Individuazione per ogni cluster di Comuni di progetti pilota di sviluppo locale), ne quantifica gli impatti sia locali che nazionali (Dimensionamento degli incentivi e analisi dell’impatto) e, infine, organizza un modello a sostegno della realizzazione di tali interventi nei vari cluster di comuni (Elaborazione di un modello di supporto alle decisioni per l’allocazione delle risorse e valutazione degli impatti).
L’Associazione è in grado di svolgere un ruolo di promozione e coordinamento nei confronti delle varie istituzioni che operano a favore dei territori rurali, delle attività agricole, della tutela del paesaggio, dell’ambiente, della salute umana e di tutti quei dei valori di cui questi territori sono espressione nel mondo. L’idea è quella di coinvolgere anche istituzioni nazionali, enti di ricerca e fondazioni bancarie nel reperimento di patrocini e finanziamenti per l’entrata a regime di un progetto nazionale di sviluppo locale, ma in una prima fase di avvio del progetto c’è bisogno della collaborazione di tutte le Città del Vino, sia per reperire una parte delle risorse necessarie ad avviare la creazione e messa in opera dell’Osservatorio sia per individuare specifici interventi sui quali iniziare ad offrire il proprio sostegno nella progettazione ai territori che ne facciano richiesta.
“Il progetto rilancia la visione delle unioni dei Comuni e delle “città-rete” non solo in termini di razionalizzazione della spesa e di efficientamento dei servizi, ma anche di opportunità e confronto per far crescere le realtà locali in un’ottica di lungo periodo e con una valenza di area vasta, dove ciascuna realtà conserva la sua autonomia funzionale e politica ma assume una qualche specializzazione per cui insieme ad altre comporrà un sistema unico integrato e in grado di programmare e promuovere lo sviluppo”, sottolinea Pietro Iadanza, Presidente delle Città del Vino. “Ecco allora che partire da cluster di Comuni redigendo schede progetto che rappresentino l’intervento medio utile a quella classe di Comuni e ne valutino la fattibilità economico finanziaria alla scala dimensionale consona a quel territorio – aggiunge il Direttore Generale Paolo Benvenuti – sarebbe estremamente utile sia alla singola amministrazione che avrebbe punti di forza da cui partire adattandoli alle specificità del territorio sia a livello centrale per indirizzare le risorse attraverso bandi finalizzati a tipologie omogenee di realtà. Conoscere i cluster significa, inoltre, conoscere le necessità di produzione dei territori con vantaggi anche per i soggetti economici in termini di sostenibilità e finanziabilità dello sviluppo locale”.