Auguri alla Malvasia di Castelnuovo Don Bosco

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22/06/2023

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1973 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

MALVASIA DI CASTELNUOVO DON BOSCO

Disciplinare: Approvato con DPR 20.09.73 (GU 26 – 28.01.1974)

Regione: Piemonte

Provincia/e:  

Enoregione/i:BASSO MONFERRATO E COLLINE TORINESI

Città del Vino:  Comune di Albugnano

Tipologie: “Malvasia di Castelnuovo Don Bosco”, “Malvasia di Castelnuovo Don Bosco” Spumante

Vitigno/i: Malvasia di Schierano e/o Malvasia Nera Lunga: dall’ 85% al 100%; Freisa: dallo 0% al 15%

Cenni storici e/o geografici: Il vino prende il nome da uno dei sei comuni della piccola zona di produzione, Castelnuovo Don Bosco. Alla tutela e miglioramento della viticoltura dell’area del castelnuovese e alla sua notorietà portò il suo contributo anche San Giovanni Bosco, figlio di viticoltori, che parrebbe aver anche scritto un testo divulgativo andato perduto: “L’enologo italiano”. L’area nordoccidentale del Monferrato, e dell’intero bacino terziario piemontese, al confine con la collina torinese che ha tutt’altra origine geologica (morenica) possiede un suo specifico patrimonio ampelografico. Ne fanno parte tra gli altri il vitigno Freisa, che si è diffuso in seguito in altre aree piemontesi, e alcuni vitigni aromatici a bacca nera: la Malvasia di Schierano e la Malvasia nera. Da queste due varietà, come tradizione in questa piccola enclave, si possono ottenere tre tipologie di prodotti, che vanno a costituire la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco: il vino dolce, frizzante o spumante (è possibile il taglio tradizionale con Freisa fino al 15%).

 

Prodotto: BACI DI DAMA DI TORTONA (PAT)

Descrizione: Si narra che nacquero, in una sera di novembre dell’autunno del 1852, dalla fantasia e dall’abilità di un cuoco di Casa Savoia sollecitato dal desiderio di Vittorio Emanuele II di assaporare qualcosa di nuovo. Di baci di dama nella provincia di Alessandria se ne trovano due versioni: quella di Castelletto con le nocciole e quella di Tortona con le mandorle. Si amalgama la frutta secca (tostata e ridotta in polvere insieme allo zucchero) con farina bianca, altro zucchero, burro, buccia grattugiata di limone, un pizzico di sale, secondo alcuni anche le uova. Dall’impasto si ricavano delle palline da cuocere in forno a fuoco moderato, finché non diventano dorate, friabili e morbide. Una volta raffreddate si incollano le mezze sfere a due a due con uno strato di confettura d’albicocche o di cioccolato fondente.

 

Piatto: TORTA DI CASTAGNE (PAT)

Descrizione: Le castagne erano il pane dei poveri, l’alimento per eccellenza dei contadini di montagna e ancora oggi questa torta non manca mai nel pranzo di Pasqua sulle tavole di Pontestura (Alessandria), dove i primi riferimenti della produzione di questo dolce risalgono all’Ottocento. L’impasto è a base di castagne garessine secche (fatte riprendere in acqua, lessate nel latte profumato con un baccello di vaniglia e passate nello schiacciapatate), mele cotte a pezzi nel burro e passate al setaccio, uova, burro, zucchero vanigliato, cacao, amaretti macerati nel marsala o nel rhum e noce moscata. Si stende in uno stampo imburrato, si copre con qualche fiocco di burro e si cuoce in forno bassissimo finché, facendo la prova con lo stecchino, questo non esce asciutto. Prima di servire, deve raffreddare nel forno spento.