Auguri alla Doc Pantelleria

05/05/2021

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1971 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

PANTELLERIA

Disciplinare: D.P.R. 11.08.1971 (G.U. 239 – 22.09.1971)

Regione: Sicilia

Provincia: Trapani

Enoregione: ISOLE

Città del Vino: Comune di Pantelleria

Tipologie: Moscato di Pantelleria; Passito di Pantelleria; Pantelleria Moscato Spumante; Pantelleria Moscato Dorato; Pantelleria Moscato Liquoroso; Pantelleria Passito Liquoroso; Pantelleria Zibibbo Dolce; Pantelleria Bianco (anche Frizzante)

Vitigni:  Zibibbo 100%. Per il solo tipo Bianco, anche Frizzante, possono concorrere uve provenienti dai vigneti composti, oltre che dal vitigno Zibibbo, da uno o più vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Sicilia in misura non superiore al 15%.

Cenni storici e/o geografici: Il vitigno Zibibbo sull’isola di Pantelleria secondo alcuni autori, risale alla dominazione Araba (835 d.c.) tratto dal Capo Zebib in Africa dal quale discenderebbe il nome. Altro possibile etimo è la parola araba “Zaibib” che significa “uva essiccata”. I vini a denominazione d’origine di quest’isola sono merito di una agricoltura ancora eroica: basta considerare che, nelle suddette terrazze delimitate dai muretti in pietra lavica, le pratiche di coltivazione sono ancora tutte manuali. E’ la stessa tipologia umana del contadino pantesco che va considerata come una razza in via di prossima scomparsa. E, dunque, come una specie da proteggere: e ciò per il suo legame indissolubile con le secolari tradizioni vitivinicole pantesche. Gli strumenti a cui si deve la sopravvivenza della coltivazione del vigneto ad alberello sono costituiti certamente e quasi solamente dalla zappa. Ma anche l’aratro trainato dal caratteristico asino pantesco (anch’esso minacciato di estinzione) idoneo a scalare le impervie pendenze di quest’isola scoscesa. Quanto agli artefatti, in nessun altro luogo al mondo si possono rinvenire altrettanti inconfondibili vigneti a terrazzamenti, ognuno dei quali è delimitato da muretti a secco di pietra lavica: chi si peritasse di misurarli, scoprirebbe che nell’insieme si estendono per oltre 7.000 chilometri! Del pari unici ed inimitabili siono gli innumerevoli “giardini arabi” (costruzioni circolari scoperchiate, per dare rifugio anche ad una sola pianta di agrume) spesso incastonati negli stessi vigneti e diffusi in tutte le contrade dell’isola. L’orografia per la maggior parte collinare dell’areale di produzione e l’esposizione favorevole dei vigneti, concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso e con un suolo naturalmente sgrondante delle acque reflue, particolarmente vocato alla coltivazione della vite. Anche il clima dell’areale di produzione, caratterizzato dalla temperatura costantemente al di sopra dello zero termico anche nel periodo invernale; periodi caldo asciutti per almeno 5 mesi all’anno (maggio settembre) con concentrazione delle piogge nei mesi autunnali ed invernali sono tutte caratteristiche che si confanno ad una viticoltura di qualità.

 

Prodotto: PECORINO SICILIANO DOP

Descrizione: Documentato dagli storici come il più antico formaggio dell’isola, era conosciuto già nel mondo greco classico e romano come uno dei migliori. Formaggio a pasta dura e compatta, di color bianco o giallo paglierino, sapore inizialmente delicato che diventa più piccante e sapido con il tempo, crosta bianco-gialla e aroma intenso, è prodotto con latte di pecora intero appena munto poi coagulato in un tino di legno con caglio d’agnello o con latte misto fatto cagliare con presame di capretto. Come il Canestrato, altro celebre prodotto siciliano chiamato anche picurinu o tumazzu, ha la tipica forma a ruota e crosta rugosa dovute ai cestini di giunco (le cosiddette fascedde) in cui viene deposto appena fatto per la pressatura. Quando è ancora fresco prende il nome di Tuma, dopo la prima salatura a circa dieci giorni dalla produzione si chiama Primusali, dopo un ulteriore trattamento di sale a secco o in salamoia satura può essere consumato tra i due e i quattro mesi di stagionatura come Secondosale. In seguito assume tutte le caratteristiche che lo qualificano come DOP e può continuare a maturare fino a un anno. Ne esiste anche un tipo con bacche di pepe nero affogate nella pasta all’atto dell’incanestratura, il picurinu pepato. Ottimo da tavola per i gusti più sostenuti e da grattugia, è da sempre ingrediente insostituibile di molte ricette locali: dalle braciole agli involtini, dai timballi di pasta agli sfincioni.

 

Piatto: ZUPPA DI LEGUMI PANTESE

Descrizione: A Pantelleria si preparano due diverse zuppe di legumi. La prima è una minestra di ceci, carne grassa e magra di maiale, soffritto di cipolle, peperoncino e finocchietto selvatico (sbollentato e grossolanamente tritato). Si può mangiare così com’è accompagnandola con fettine di pane raffermo oppure arricchendola con della pasta corta e irrorandola con un filo di olio a crudo. La seconda si prepara con le piccole lenticchie di Pantelleria, pomodori a dadini, aglio, verdure fresche di campo, un filo di olio a crudo e fette di pane abbrustolito. Spesso accompagna il cuscus di pesce importato dalla cucina nordafricana.