L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1971 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).
TEROLDEGO ROTALIANO
Disciplinare: DPR. 18.02.1971 (G.U. 139 – 03.06. 1971)
Regione: Trentino-Alto Adige
Provincia: Trento
Enoregione: VALDADIGE TRENTINA
Città del Vino: Comune di Mezzolombardo
Tipologie: Teroldego Rotaliano Rosso o Rubino, Teroldego Rotaliano Rosato o Kretzer, Teroldego Rotaliano Superiore e Superiore Riserva
Vitigni: Teroldego
Cenni storici e/o geografici: Coltivazione della vite e produzione di vino fanno da sempre parte del bagaglio culturale della regione; lo testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici e documenti storici che coprono un arco temporale che va dall’Età del Bronzo ai giorni nostri. Testimonianze sull’attività viticola ed enologica in epoca romana sono state ritrovate anche all’interno della zona di produzione del vino in questione. La più antica citazione sulla coltivazione del vitigno Teroldego in provincia di Trento risale all’anno 1480, mentre successive e ripetute citazioni sul vino Teroldego sono contenute nelle Cronache del Concilio di Trento scritte da Michelangelo Mariani nel 1673. Tali citazioni riconducono il vino Teroldego alla zona di produzione del “Teroldego Rotaliano”, elemento testimoniato anche dal toponimo “alle Teroldeghe” presente nel comune di Mezzolombardo e documentato sin dal XV/XVI secolo. Il vitigno Teroldego è dunque coltivato nella zona da tempo immemorabile, già nei secoli scorsi il vino Teroldego era fra i più qualificati ed apprezzati vini della Regione e già nell’antichità, era noto con il nome proprio del vitigno. L’uso di qualificarlo con il nome geografico “Rotaliano” è relativamente più recente e nasce dall’esigenza, manifestatasi nell’ultimo dopoguerra, di contraddistinguere il prodotto originale della zona di produzione da vini similari. “Teroldego Rotaliano” è il nome impiegato per designare il vino ottenuto dalle uve del vitigno Teroldego, prodotte nel Campo Rotaliano. La coltivazione della vite rappresenta nell’area in questione un elemento caratterizzante del paesaggio ed un importante elemento di tutela del territorio. Il geografo ed irredentista trentino Cesare Battisti, agli inizi del secolo scorso, definì il Campo Rotaliano “il più bel giardino vitato d’Europa”. La vitivinicoltura ha costituito, e costituisce tuttora, la prevalente – quando non esclusiva – fonte di reddito per generazioni di famiglie contadine della zona.
Abbinamenti: Sufflè di formaggi, minestra d’orzo, polenta, risotto al Teroldego, bolliti, arrosti, brasati, carni grigliate, selvaggina, frittate, tortel di patate, funghi, formaggi stagionati.
Prodotto: VEZZENA (PAT E PRESIDIO SLOW FOOD)
Descrizione: Formaggio semigrasso di latte vaccino, sottoposto prima a salatura a secco o in salamoia e poi ad una stagionatura in grotte di montagna di almeno un anno (fino a un massimo di diciotto mesi), su assi di legno dove, ogni trenta giorni, sono pulite e trattate con olio di lino. Il sapore, burroso e speziato tendente al piccante quando è molto stagionato, si differenzia da quello degli altri formaggi semigrassi alpini grazie alle essenze dell’altopiano e alla lunga maturazione. Il Presidio tutela solo le forme prodotte in periodo estivo con il latte di due malghe proveniente da animali allevati al pascolo, contraddistinte da una «M» impressa sulla crosta.
Piatto: POLENTA DI PATATE
Descrizione: Alle patate lessate, passate e coperte di latte, si aggiunge della farina bianca (o misto di farina bianca e gialla) precedentemente abbrustolita piano piano in una padella con poco burro. Si lascia cuocere a fuoco basso, mescolando continuamente. Dopo dieci minuti si aggiunge un soffritto di cipolla e si prosegue la cottura sempre mescolando e aggiungendo latte se asciuga troppo. Una versione più ricca prevede che sia condita anche con dadini di pancetta o salamelle a pezzettini precedentemente rosolati in olio di oliva e fettine sottili di formaggio tenero di malga. Tipica del Trentino meridionale, è tradizione consumarla come contorno di stufati (ottima con il tonco de pontesel o un piatto di coniglio in umido) o formaggi.