Auguri al Prosecco di Conegliano Valdobbiadene

23/04/2019

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di  città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche,  vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1969 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

PROSECCO DI CONEGLIANO VALDOBBIADENE

Disciplinare: approvato DOC con Dpr 02.04.69 (G.U. 141 – 07/06/1969), poi il tipo "Conegliano Valdobbiadene – Prosecco" o "Conegliano – Prosecco" o "Valdobbiadene – Prosecco" approvato DOCG con Dm 17.07.2009 (G.U. 173-28.07.2009)

Regione:  Veneto

Provincia/e:  Treviso

Città del Vino: Vo’, Vittorio Veneto, Vidor, Vazzola, Valdobbiadene, Susegana, San Polo di Piave, San Pietro di Feletto, Rovolon, Refrontolo, Pramaggiore, Portogruaro, Ponte di Piave, Pieve di Soligo, Ormelle, Montebelluna, Miane, Mareno di Piave, Gorgo al Monticano, Godega di Sant’Urbano, Fregona, Farra di Soligo, Conegliano, Cona, Cinto Euganeo, Brentino Belluno, Breganze, Bassano del Grappa, Bardolino, Barbarano Mossano, Baone, Asolo, Arquà Petrarca, Annone Veneto.

Tipologie:  Prosecco, Prosecco Spumante, Prosecco Tranquillo.  

Vitigni: Glera 85-100%, Verdiso e/o Bianchetta trevigiana e/o Perera e/o Glera e/o lunga e/o Chardonnay e/o Pinot bianco e/o Pinot grigio e/o Pinot nero (vinificato in bianco) 0-15%.

Cenni storici e/o geografici:  I primi documenti in cui viene citato risalgono alla fine del ‘600 e descrivono un vino bianco, delicato, originario del carso triestino. In seguito il Prosecco trova il suo terroir d’elezione nelle colline trevigiane, dove la conformazione e i terreni declivi, i suoli e il clima permettono di valorizzare le peculiarità del vitigno. La tipologia di uve impiegate è caratterizzata da un moderato accumulo di zuccheri e da una buona presenza di acidità e sostanze aromatiche, che contribuiscono a creare un vino base poco alcolico e dalla piacevole aromaticità.

Descrizione: Colore giallo paglierino (Prosecco), giallo paglierino più o meno intenso, brillante, con spuma persistente (Prosecco Spumante), giallo paglierino più o meno intenso, brillante, con evidente sviluppo di bollicine (Prosecco Frizzante). Odore fine, caratteristico, tipico delle uve di provenienza.  Sapore secco o amabile, fresco e caratteristico (Prosecco), da brut a demi-sec, fresco e caratteristico (Prosecco Spumante), secco o amabile, fresco e caratteristico (Prosecco Frizzante). Titolo alcol. minimo: 10,5% (Prosecco anche Frizzante), 11% (Prosecco Spumante).

Abbinamenti:  Da aperitivo  e da tutto pasto o con antipasti, minestre delicate, piatti di pesce e a base di uova. risotto al radicchio, risotto al nero di seppia, baccalà mantecato, verdure e formaggi molli; il tipo amabile con il dessert.

 

prodotto CASATELLA TREVIGIANA DOP

Disciplinare:  Reg. CE n. 487 del 02.06.08 (GUCE L 143 del 03.06.08)

Cenni storici e/o geografici:  Risalgono al XVII sec. le origini di questo formaggio morbido, in passato chiamato anche formajela con riferimento allo stampo cilindrico in cui la cagliata veniva messa per separarla dal siero. Il nome, dal veneto casata o casada, sembra derivare dalla consuetudine delle famiglie contadine di produrla direttamente in casa, utilizzando un comune paiolo  di rame e servendosi del focolare domestico per il riscaldamento del latte. E «casolini» erano i venditori di casatella, prima che questo termine assumesse il significato generico di negoziante di prodotti alimentari. Un tempo costituiva spesso l’unico companatico della polenta. Quella migliore era nel periodo invernale, perché dalle vacche alimentate con il foraggio secco si otteneva un latte più grasso e quindi più adatto alla produzione di formaggi molli.

Descrizione: Formaggio a pasta cruda ricavato da latte vaccino intero, è simile allo stracchino, ma si presenta in forme più grosse ed è più dolce perché la maturazione per qualche giorno in cella frigorifera ne riduce l’acidificazione. La crosta  assente o appena percepibile può apparire rigata dall’incannucciato di legno dove la cagliata viene messa a scolare. La pasta, di colore da bianco latte a bianco crema, è morbida e burrosa, fondente in bocca, lucida, lievemente mantecata, con caratteristico sentore di latte e venature lievemente acidule. Sono ammesse lievi occhiature minute. Da consumarsi entro 10 o 15 giorni al massimo, si può mangiare semplicemente con il pane oppure impanata e fritta, in insalata, accompagnata da mostarda di frutta o polenta abbrustolita.

 

piatto RISOTTO AL RADICCHIO TREVIGIANO

Cenni storici e/o geografici:  Scriveva Giuseppe Maffioli, appassionato gastronomo, che “il rosso del radicchio di Treviso, con l’intera tavolozza di gialli, dei verdini, dei rossi, dei bianchi, degli ocra, nelle magnifiche rose del radicchio di Castelfranco, diviene (con i rigori dell’inverno) più dolce e più morbido. E’ strano, ma nel radicchio di Treviso, dalla linea gotica slanciata, ed in quel di Castelfranco, dalle morbide volute rococò, sembra sintetizzarsi quasi l’antica anima veneta, al profondo rigore morale sino alla delicata contemplazione della natura”. 

Descrizione:  Ingredienti (per 4 persone): 360 gr di riso vialone nano, 200 ml di vino bianco, 30 gr di burro, 1/2 cespo di radicchio trevigiano tagliato molto sottile, 1/2 cipolla bianca finemente tritata, 1 litro di brodo vegetale, 3 cucchiai di olio evo, parmigiano o grana grattugiato, sale e pepe. Preparazione: In una casseruola soffriggete la cipolla a fiamma bassa nell’olio e quando è trasparente unite il riso. Fatelo tostare bene per qualche minuto, sfumate con il vino bianco e fate ritirare aggiungendo poco alla volta il brodo. A metà cottura unite il radicchio, aggiustate di sale e portate a cottura. Quando il riso è al dente mantecate con il burro e il  formaggio e servite caldo con una spolverata di pepe macinato fresco. Una variante consiste nel fare appassire  in olio  e burro il radicchio prima di aggiungerlo al riso. C’è anche chi alla fine scioglie nel risotto un pezzetto di toma o di brie.