Auguri al Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà

auguri
15/03/2023

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1973 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

CINQUE TERRE E CINQUE TERRE SCIACCHETRÀ

Disciplinare: Approvato DOC con D.P.R. 29.05.1973 G.U. 217 – 23.08.1973

Regione: Liguria

Provincia/e: Provincia della Spezia

Enoregione/i: RIVIERA DI LEVANTE

Tipologie: "Cinque Terre" anche con l’eventuale specificazione delle

seguenti sottozone: "Costa de Sera", "Costa de Campu", "Costa da Posa" e "Cinque Terre Sciacchetrà" anche nelle tipologie "Passito" e "Riserva"

Vitigno/i: Bosco per almeno il 40%. Possono concorrere le uve provenienti dai vitigni Albarola e Vermentino presenti nei vigneti, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo del 40%. Vitigni complementari: quelli idonei per la provincia della Spezia fino ad un massimo del 20%.

Cenni storici e/o geografici: Le prime notizie certe della presenza di attività viticole nella zona delle Cinque Terre risalgono ai secoli VI-V a.C., quando i Greci, abili navigatori e commercianti, approdano sui lidi della Riviera Ligure, portandosi prima del vino e dopo, dato il minor costo, producendolo in loco. E’ molto probabile che in seguito i vini della zona avessero trovato una via commerciale nel golfo della Spezia, presso il gran porto di Luni, popolosa e commerciante città dell’Etruria. Nel Medioevo si verifica in tutta la Riviera Ligure di Levante una notevole espansione demografica, che determina una ulteriore espansione delle aree coltivabili. Le coltivazioni principali dell’epoca, la vite e l’olivo, probabilmente insieme ad altre colture orticole, sfruttano ogni spazio conquistato nell’acclività del versante, con appezzamenti sostenuti da muretti a secco (fasce terrazzate o terrazze). Nel XVIII e nel XIX secolo la zona delle Cinque Terre si specializza nella produzione di vino. La massima espansione dei terrazzamenti coltivati avviene nel corso dell’800, con l’espansione demografica. Molti testi descrivono i vigneti e gli uliveti terrazzati, notando “l’industria dei coltivatori liguri, superiore a quanto si conosca al mondo in questo genere”. All’inizio degli anni ’30 le vigne erano decimate dalla filossera e vasti spazi risultavano incolti. Dopo quella distruzione gli abitanti ricostruirono i vigneti con l’impianto delle barbatelle di vite americana poi innestate coi i vitigni locali tradizionali. La nascita nel 1973 della Cantina sociale nonché Cooperativa Agricola, e la messa in opera di numerose monorotaie con carrelli per il trasporto di materiali e persone, anche su pendenze molto accentuate, hanno ridato impulso all’attività tradizionale per eccellenza delle Cinque Terre: l’agricoltura. Grazie all’influenza dell’ambiente geografico in cui sono coltivati (clima e pratiche di elaborazione dei vini consolidate in zona e adeguatamente differenziate per ciascuna delle tipologie), le peculiarità dei vitigni utilizzati danno luogo a vini con caratteristiche molto riconoscibili. In particolare, si distinguono per il fatto di possedere acidità modeste, colori tenui, profumi fini e delicati in prevalenza floreali, sapidità al gusto. Il termine "sciachetrà" è attestato soltanto verso la fine dell’Ottocento. Pare che uno dei primi a utilizzarlo sia stato il pittore macchiaiolo Telemaco Signorini il quale, nel suo scritto di memorie Riomaggiore, ricordando le tante estati trascorse nel borgo delle Cinque Terre, afferma che «in settembre, dopo la vendemmia, si stendono le migliori uve al sole per ottenere il rinforzato o lo sciaccatras»

 

Prodotto: FARINATA LIGURE (O PAINÂ DE ÇEIXAI) (PAT)

Descrizione: Bassa torta salata a base di farina di ceci o di frumento, da cuocere al forno a calore alto fino ad avere una superficie croccante e di colore ambrato scuro. Si consuma caldissima, in qualsiasi momento della giornata, anche per la strada, così com’è oppure insieme a insalate o formaggi. Cibo antico comune a molte zone costiere del Mediterraneo (Costa Azzurra, Liguria, Toscana, Sardegna, Sicilia, Gibilterra, Marocco), la si può trovare anche spolverizzata di pepe nero oppure aromatizzata con la borragine, il rosmarino, l’origano o la cipollina fresca tagliata a fettine molto sottili.

 

Piatto: PANDOLCE GENOVESE (PAT)

Descrizione: La tradizione vuole che il dolce natalizio sia collocato in mezzo alla tavola con un rametto di lauro infilato nel centro. In passato la prima fetta veniva conservata per il primo povero che bussava alla porta. Si deve lavorare l’impasto (farina, burro fuso, lievito sciolto in un goccio d’acqua calda, zucchero, acqua di fiori d’arancio, marsala) fin quando non risulta molto morbido. Si uniscono poi zibibbo, cedro e arancia canditi, finocchio dolce e pistacchi e se ne ricavano due pani da lasciare circa due ore a lievitare prima di cuocerli al forno.