Auguri al Cerasuolo di Vittoria

01/02/2023

L’Associazione nazionale Città del Vino, che conta tra i suoi Comuni un gran numero di città legate ai disciplinari delle denominazioni storiche, vuole celebrare i 50 anni dei vini che hanno ottenuto la certificazione nel 1973 con articoli, eventi e approfondimenti. Iniziamo proponendo una scheda con le caratteristiche e gli abbinamenti di queste DOC (alcune delle quali sono nel frattempo diventate DOCG).

 

Cerasuolo di Vittoria

Disciplinare: Approvato DOC con DPR 29.05.1973 G.U. 221 – 28.08.1973, poi DOCG con D.M. 13.09.2005 G.U. 224 – 26.09.2005

Regione: Sicilia

Provincia/e: Ragusa, Caltanissetta, Catania

Enoregione/i:TERRE DEL CERASUOLO

Città del Vino: Associazione Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria

Tipologie: «Cerasuolo di Vittoria» e «Cerasuolo di Vittoria Classico»

Vitigno/i: Nero d’Avola dal 50% al 70% – Frappato dal 30% al 50%

Cenni storici e/o geografici: La vitivinicoltura si diffuse nella Sicilia orientale sin dall’epoca della colonizzazione greca (VII-VI sec. a.C.). Con l’occupazione romana il vino di questa zona veniva esportato a Roma e nell’Italia centro-meridionale. Nel 1606 la nobildonna Vittoria Colonna Henriquez, contessa di Modica, decise di fondare la città di Vittoria e per incentivarne l’urbanizzazione regalò ai primi 75 coloni un ettaro di terreno a condizione che ne coltivassero un altro a vigneto. Il vino veniva esportato prima soltanto nelle varie altre città della contea di Modica e successivamente anche a Malta.Nella seconda metà dell’’800 si ebbe un ulteriore sviluppo economico e la città di Vittoria divenne una delle più floride e produttive della Sicilia. Ci fu un massiccio processo di riconversione colturale, dal grano in colture più redditizie, tra cui il vigneto. Ma a partire dalla fine del secolo l’epidemia della Fillossera portò alla distruzione di gran parte dei vigneti e Vittoria pagò a caro prezzo la la sua spinta specializzazione viticola. La crisi economica che ne conseguì e la guerra commerciale con la Francia segnarono il declino della produzione dei vini ad alta gradazione ed ad intenso colore, che venivano esportati in Francia come vini da taglio, ed aumentò la produzione dei vini da pasto a più moderato tenore alcolico, profumati e freschi, antesignani degli attuali vini a DOCG “Cerasuolo di Vittoria”. L’area di produzione è delimitata a nord dal complesso dei monti Erei, a sud dal mar Mediterraneo, ad est dai rilievi dei monti Iblei e ad ovest dalle colline centro-meridionali della provincia di Caltanissetta. L’orografia e l’esposizione prevalente dei vigneti concorrono a determinare un ambiente adeguatamente ventilato e luminoso. Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni contribuiscono all’ottenimento delle peculiarità fisico chimiche ed organolettiche dei vini della DOCG, così come pure il clima caratterizzato da inverni miti, con scarse piogge nei mesi estivi e forti escursioni termiche giornaliere.

 

Prodotto: SALSICCIA DI ALCAMO

Descrizione: Ad Alcamo l’impasto della tradizionale salsiccia fresca siciliana (A sausizza, PAT) – carne magra e grassa di puro suino con sale, pepe nero e semi di finocchio selvatico – viene arricchito con pomodori salati ed essiccati al sole tritati con la mezzaluna, caciocavallo tagliato a piccoli dadini e prezzemolo tritato. Il tutto è insaccato nel budellino gentile di agnello, senza nodi intermedi a dividere, ottenendo una salsiccia lunga e sottile che si gusta al forno, stufata nel sugo, rosolata nella cenere calda, arrostita sulla brace (in Sicilia si dice che a morti di la sasizza è la gradigghia, cioè la graticola) oppure fritta nell’olio extravergine d’oliva, dopo averla bucherellata con uno stecchino e fatta sbollentare in acqua perché si sgrassi un po’.

 

Piatto: TIMBALLO DI RISO (O GALLINA RIPIENA)

Descrizione: Il Caciocavallo palermitano (PAT) è un formaggio a pasta filata conosciuto fin dal ‘400, tipico della provincia di Palermo e di Trapani. In forme parallelepipedi dai 3 ai 10 kg, ha pasta di sapore piccante che si sfoglia se stagionata e un profumo caratteristico. La cagliata, proveniente da latte crudo vaccino delle vacche autoctone siciliane, viene passata –più a lungo rispetto ad altri prodotti simili – in acqua molto calda (la scotta) per la filatura. Dopo un complesso procedimento con attrezzature tradizionali in legno, canna e rame, le forme stagionano, appese appaiate, in cantine o grotte naturali con muri spessi che garantiscono freschezza, umidità e ventilazione. Ottimo come formaggio da tavola nei primi mesi e da grattugia se ne ha più di sei, è utilizzato in cucina nella preparazione delle Sarde a beccafico (PAT) e del timballo di riso (o gallina ripiena), tipico primo piatto natalizio della Sicilia orientale composto di strati di riso cotto nel brodo di pollo, pezzetti di gallina, polpettine di carne di vitello, uova «nonnate» (ovvero le uova non nate che si trovano nelle rigaglie delle galline) lesse, fettine di tuma, salsiccia, pezzi di caciocavallo e una «conza» finale a base di uova battute, pecorino grattugiato, sale e pepe che nella cottura al forno si trasforma in una crosta dorata e compatta.