Quest’anno si celebra l’anniversario di quattordici DOC italiane, molte delle quali ricadono nei territori delle Città del Vino. L’Associazione vuole festeggiare l’importante ricorrenza (“Cinquanta candeline per le DOC del 1967”) con una carrellata sulla storia, le caratteristiche e gli abbinamenti di questi pregiati vini, accostandoli a prodotti e piatti tipici della cultura gastronomica regionale (i testi sono tratti dal volume “50 Doc – 50 anni di denominazioni d’origine a tutela del vino italiano” in vendita presso CI.VIN. s.r.l., info@cittadelvino.com).
SANGIOVESE DI ROMAGNA
Disciplinare: Approvato DOC con Dpr 09.07.67 (G.U. n. 203 del 14.08.1967), poi diventato Romagna Sangiovese con DM 22.09.2011 (G.U. 235 del 8.10.2011)
Regione: Emilia Romagna
Provincia/e: Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini
Città del Vino: Bertinoro, Fontanelice, San Clemente, Sant’Arcangelo di Romagna, Verucchio
Tipologie: Sangiovese di Romagna, Sangiovese di Romagna Novello, Sangiovese di Romagna Superiore, Sangiovese di Romagna Riserva, anche con una delle «menzioni geografiche aggiuntive».
Vitigni: Sangiovese 85-100%; Altri vitigni romagnoli a bacca rossa 0-15%
Cenni storici e/o geografici: Le testimonianze più antiche risalgono al 1600, quando il vitigno è citato nel”Trattato della vite” del Solderini. Una leggenda vuole che il nome derivi dal colle (Colle Giove) sul quale sorge il centro antico di Sant’Arcangelo di Romagna. Le diverse situazioni pedo-climatiche (dai tipi di suolo alle differenze termiche) che si incontrano negli areali di coltivazione della DOC si riflettono nelle differenze (minore grado alcolico, minore estratto, maggiore acidità, maggiore sapidità) espresse dalle menzioni geografiche aggiuntive.
Descrizione: Colore rosso rubino (Novello) talora con orli violacei (Sangiovese di Romagna, anche Superiore e Riserva). Odore vinoso con profumo delicato che ricorda la viola (Sangiovese di Romagna, anche Superiore e Riserva), vinoso, intenso fruttato (Novello). Sapore secco, armonico, leggermente tannico, con retrogusto gradevolmente amarognolo (Sangiovese di Romagna, anche Superiore e Riserva), secco o leggermente abboccato, sapido, armonico (Novello). Titolo alcol. minimo 12% (Sangiovese di Romagna), 11,5% (Novello), 12,5% (Superiore), 13% (Riserva). Invecchiamento minimo 24 mesi di cui almeno 2 in bottiglia. Abbinamenti: primi piatti a base di sfoglia tirata a mano, arrosti, umidi, brasati, cacciagione, castrato alla griglia, funghi, formaggi a pasta dura e stagionati, salumi locali e il novello con le castagne.
OLIO BRISIGHELLA DOP
Disciplinare: Reg. CE n. 1263 del 01.07.96 (GUCE L 163 del 02.07.96)
Cenni storici e/o geografici: La produzione dell’olio di oliva nel territorio ha origini antichissime, confermate anche dal ritrovamento a Brisighella di un piccolo frantoio ad uso familiare risalente all’epoca romana. Testimonianze scritte sull’attività oleicola si trovano a partire da documenti ed atti notarili del XV – XVI sec., per arrivare fino a testi del secolo scorso. In tutta l’area collinare dell’Appennino Tosco-Romagnolo la coltura dell’olivo, protetta dai venti freddi di levante e del nord, ha trovato un microclima temperato ideale, che nelle province di Forlì e Ravenna ha dato vita ad un olio dalle caratteristiche peculiari come il Brisighella. La raccolta avviene ancora oggi a mano, su terreni anche di forte pendenza, dai primi di novembre fino a Natale e le olive vengono sempre spremute entro quattro giorni dalla raccolta.
Descrizione: L’olio viene prodotto con la varietà di olive "Nostrana di Brisighella" presente negli oliveti in misura non inferiore al 90%, cui possono aggiungersi altre varietà per non più del 10%. Colore verde smeraldo con riflessi dorati. Odore di fruttato medio o forte con sensazione netta di erbe e/o ortaggi. Sapore di fruttato con leggera sensazione di amaro e leggera o media sensazione di piccante. L’acidità massima totale non supera lo 0,5%. Abbinamenti: piatti di media struttura (carni bianche cotte al forno o alla griglia), pesci saporiti (triglie, rombo, dentice) e selvaggina.
GARGANELLI AL RAGU’
Cenni storici e/o geografici: Pasta all’uovo della cucina romagnola, che sembrerebbe derivare il suo nome dal dialetto garganel (dal lat. gargala, trachea). La leggenda racconta che nel 1725 una cuoca del cardinale Bentivoglio di Imola, essendo rimasta priva del ripieno dei caplétt, pensò di utilizzare il pettine del telaio a mano per conformare i quadratini della sfoglia in altro modo e poterli servire nel brodo di cappone già pronto. Molti i condimenti (in brodo o con sughi di salsiccia, selvaggina, rigaglie di pollo, prosciutto e piselli, funghi porcini), ma l’abbinamento più tradizionale è con il ragù alla bolognese, la cui ricetta ufficiale è stata depositata nel 1982 dall’Accademia Italiana della Cucina.
Descrizione: Ingredienti: 3 uova, 200 gr di semola rimacinata di grano duro, 100 gr di farina, 300 gr di cartella di manzo macinata, 150 gr di pancetta, 50 gr di carota, 50 gr di sedano, 50 gr di cipolla, 5 cucchiai di salsa di pomodoro o 20 gr di estratto triplo, 1 bicchiere di latte intero, 1/2 bicchiere di vino bianco o rosso secco, sale e pepe nero. Preparazione: Impastate le uova con le farine e il sale, lasciate riposare per mezz’ora e stendete una sfoglia sottile. Tagliate dei quadrati di 3 cm di lato, avvolgeteli su un bastoncino e passateli sul pettine chiudendoli e rigandoli. Fateli asciugare per circa 1 ora prima di lessarli e condirli con il ragù così preparato: fate appassire dolcemente nel tegame la pancetta e le verdure ben tritate con la mezzaluna, aggiungete la carne e cuocete rimescolando sino a che sfrigola, unite il vino ed il pomodoro allungato con poco brodo e lasciate sobbollire per circa 2 ore, aggiungendo un poco alla volta il latte ed aggiustando di sale e pepe.