XV Osservatorio sul turismo del vino - 2018 - Lo sviluppo del turismo del vino tra valore del servizio e ampliamento della filiera

09/06/2020

Nel 2018 l’Italia ha recuperato gli elevati livelli quantitativi di produzione vitivinicola per i quali si era invece registrata una notevole sofferenza nel 2017, a causa di diverse difficoltà climatiche tra gelate e siccità. La vendemmia italiana 2018 è infatti stimata da tutte le principali fonti di settore, a cominciare dall’OIV, intorno ai 50 milioni di ettolitri.

Si tratta senza dubbio di un ottimo segnale, che tuttavia deve sempre essere letto anche nell’ottica della commercializzazione, nel senso non basta produrre tanto e bene: bisogna saper vendere e vendere ancor meglio. Da questo punto di vista, invece, qualche timida preoccupazione sembra interessare il comparto vitivinicolo italiano: i consumi interni sono in calo o al massimo stabili anno su anno, mentre all’estero si registra qualche segnale non incoraggiante.

La Brexit ancora da decifrare, la Cina ancora da conquistare, una situazione internazionale non sempre serena non costituiscono scenari propriamente favorevoli ai commerci con l’estero, soprattutto per chi deve esportare (e ormai il comparto vitivinicolo italiano esporta il 50% e forse anche più del proprio fatturato). In ogni caso, le capacità e le abilità imprenditoriali delle micro, piccole, medie e grandi imprese italiane del vino sono indubbie e non temono alcun confronto internazionale, soprattutto quando si parla di qualità e varietà.

In questa competizione sui mercati di sbocco viene ancora una volta a giocare un ruolo di straordinario interesse il turismo del vino, ormai stabilmente riconosciuto come uno dei segmenti più interessanti della complessiva offerta turistica del Belpaese. In effetti, il tradizionale riferimento alla “bellezza” italiana è conseguenza anche e per certi versi soprattutto dell’eccezionale qualità dell’enogastronomia dei nostri territori.

Il turismo del vino è cospicuo volano di mercato per la vendita in cantina e formidabile leva di comunicazione per la visibilità, la riconoscibilità e la notorietà del brand, soprattutto in tempi così “social”. Ormai l’enoturismo, in effetti, non è nemmeno più un’attività secondaria del mestiere del vignaiolo, ma è un’attività almeno alla pari, ossia da mettere in conto, programmare e organizzare come qualsiasi altra attività aziendale necessaria e opportuna allo scopo.

Questo traguardo di “stabilità” del turismo del vino, ormai anche nei numeri di arrivi e fatturato, come ampiamente evidenziato dai precedenti Rapporti, è per l’Associazione Nazionale delle “Città del Vino” una grande conquista e, se consentito, un’enorme soddisfazione. Il Rapporto che segue, infatti, è il 15o nella vita dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino, confermandosi ancora una volta come la fonte storica dell’analisi del turismo del vino in Italia, autorevole fino al punto da essere considerato alla base degli studi che hanno portato nella Legge di Bilancio per il 2018 all’introduzione di una rivoluzione normativa e anche fiscale dell’enoturismo italiano.

A sua volta, l’Osservatorio sul Turismo del Vino dell’Associazione Nazionale delle “Città del Vino” fu costituito nell’ormai lontano 1999, arrivando pertanto a “festeggiare” con il 15o Rapporto ben vent’anni di funzionamento. Un’intuizione di tanti anni fa, che oggi si propone come indispensabile punto di riferimento per lo studio e la programmazione del turismo del vino in Italia, anche alla luce delle imminenti specifiche normative di settore.

Tuttavia, poiché è dalla continua innovazione che nasce la capacità di rigenerarsi e svilupparsi, in questo Rapporto sul Turismo del Vino in Italia figurano importanti novità. In primo luogo, nell’organizzazione: la parte generale riguarda come sempre i Comuni associati a Città del Vino, principali riferimenti della promozione del territorio vitivinicolo; la parte speciale svolge invece due sondaggi esplorativi su domanda (enoturisti) e offerta (aziende/cantine) del mercato del turismo del vino in Italia, con un’enfasi sempre molto attenta alle caratteristiche e ai livelli del servizio (eno)turistico (sia domandato sia offerto).

In secondo luogo, le novità riguardano la visione strategica, delle “Città del Vino” e speriamo dell’intera filiera enoturistica, in tema di ampliamento dell’offerta e riorganizzazione delle collaborazioni, in particolare con un’altra eccellenza enogastronomica italiana, ossia l’olio. L’accordo strategico sottoscritto a dicembre 2018 dalle Associazioni Nazionali delle “Città del Vino” e delle “Città dell’Olio”, naturalmente, va proprio in questa direzione e per suggellare l’avvio di questa importantissima collaborazione abbiamo dedicato uno specifico passaggio nelle interviste a Comuni, Aziende ed Enoturisti proprio al turismo dell’olio.

Le pagine che seguono, pertanto, costituiscono per “Città del Vino” occasioni per festeggiare guardando al passato e occasioni per programmare guardando al futuro. Soprattutto, confidando nel contributo strategico e operativo che potremo apportare anche nel 2019 allo sviluppo del turismo del vino in Italia, vi auguriamo come sempre una proficua lettura.