XIV Rapporto sul turismo del vino - 2018 - Attualità e prospettive nell'evoluzione dell'enoturismo. Le reti di collaborazione tra enti pubblici (sopratutto piccoli Comuni) e operatore del comparto

09/06/2020

Il 2017 sarà ricordato dagli operatori del comparto vitivinicolo come un anno molto particolare, in cui l’evidenza del cambiamento climatico si è fatta sentire con grande forza: un’annata molto siccitosa, che ha portato la produzione italiana ad attestarsi intorno ai 40 milioni di ettolitri (anche qualcosa in meno, in base ai dati OIV). Sempre in termini quantitativi, non è andata benissimo nemmeno agli altri “tradizionali” Paesi del vino: se per l’Italia, sempre in base ai dati OIV, si stima una riduzione del 2018 sul 2017 del 23%, per la Francia la riduzione è del 19% e per la Spagna del 15%.

I Paesi del Nuovo Mondo del Vino, invece, rimangono sostanzialmente stabili in termini di quantitativi di produzione. Uniche eccezioni in senso positivo sono l’Argentina (+25%) nel Nuovo Mondo e il Portogallo (+10%) nel Vecchio Mondo, mentre negli altri casi si fa riferimento a valori precedenti probabilmente poco significativi per non essere forieri di distorsioni nelle valutazioni (si pensi al +169% del Brasile o al +64% della Romania). Oltre alla siccitosità dell’estate (e in verità anche di altri periodi dell’anno), altri disagi atmosferici hanno colpito l’Italia nel 2017 (gelate, temporali, alluvioni, ecc.), non dovunque e non con la stessa intensità, ma in ogni caso contribuendo a un’annata perlomeno non facile. Da molte parti, peraltro, si segnalano le evidenti riduzioni in termini di quantità raccolta, ma anche una buona se non ottima qualità delle uve raccolte e dei vini prodotti, con un consistente incremento, in ragione di questi due fattori, dei prezzi di acquisto. Oltre che per il comparto vitivinicolo, caratterizzato da questi forti cambiamenti nell’arco di appena un anno (si ricordi che la produzione italiana nel 2017 si aggirava intorno ai 50 milioni di ettolitri, per una riduzione dal 2017 al 2018 pari alla produzione dell’intero Sudafrica), il 2017 è foriero di grandi cambiamenti in Italia anche per quanto riguarda il mondo in generale del vino e in particolare del turismo del vino.

Nel 2017, infatti, hanno visto la luce tre importantissimi provvedimenti legislativi: la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Testo Unico della Vite e del Vino, la Legge sui Piccoli Comuni e l’emendamento alla Legge di Bilancio 2018 sulla disciplina fiscale enoturistica. Si tratta di novità normative di notevole interesse: per certi versi, a saperle ben impiegare e integrare, si potrebbe trattare, almeno sulla carta, di una vera e propria rivoluzione per il mondo del turismo del vino italiano.

In questa evoluzione, ci sia consentito di ricordare, naturalmente non per vanagloria, ma unicamente per nostra soddisfazione, il determinante contributo dell’Associazione Nazionale delle “Città del Vino” nel dialogare direttamente con il MIPAAF per poter arrivare alla migliore presentazione possibile della proposta d’innovazione fiscale della disciplina enoturistica, dato che il MEF aveva preso come base di riferimento per i propri calcoli proprio i Rapporti dell’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino di “Città del Vino”. Anche in ragione di questa ulteriore evidenza, il documento che segue, nella classica versione dell’anteprima per la BIT, costituisce non soltanto una fotografia (scatta dalla prospettiva dei Comuni Soci dell’Associazione) dello stato dell’arte del turismo del vino in Italia, che conferma anche per il 2017 i numeri molto elevati sia dei turisti del vino sia del complessivo fatturato enoturistico, ma anche l’unico strumento che da 14 edizioni (considerabili praticamente come annualità, anche se in realtà gli anni di funzionamento dell’Osservatorio sono ben più di 14) monitora costantemente il fenomeno dell’enoturismo in Italia.

In questa XIV edizione, come approfondimento specialistico, abbiamo sottoposto all’attenzione degli intervistati un modello di sviluppo enoturistico, pensato in particolare (ma non solo) per i Piccoli Comuni, volendo enfatizzare una via a un modello “italiano” di Wine Tourism, fatto di bellezza dei luoghi, bontà dell’enogastronomia e vivibilità dell’ambiente. In questo mix, a nostro avviso, è indispensabile progettare, organizzare e gestire “reti di collaborazione” tra enti pubblici e operatori privati, per valorizzare al meglio possibile il terroir non soltanto del vino, ma dell’intera filiera enoturistica del territorio, eventualmente anche con l’assistenza di Ci.Vin., ormai diventato braccio operativo delle Città del Vino nel supporto ai territori per promuovere l’offerta enoturistica. Vi auguriamo come sempre una proficua lettura.