Davide Fregonese ha vigne ma non è figlio d’arte, non fa l’agronomo, né l’enologo, non sceglie i legni per la cantina, non prepara pied de cuve. Cresce un sogno in maniera pragmatica, facendo fare il suo vino a chi sa farlo davvero bene. L’azienda agricola Bugia Nen di Davide Fregonese (In piemontese l’espressione bugia nen" vuol dire "non ti muovere" e diventò celebre con la battaglia dell’Assietta nel 1747, quando la determinazione di 4.800 soldati fermò l’avanzata di quasi 50.000 Francesi, sotto l’ordine del comandante a non muoversi e non cedere il passo) nasce così, come un progetto "chiavi in mano" affidato alle competenze del team di Davide Rosso, viticoltore in Serralunga d’Alba con l’azienda Giovanni Rosso.
Fare vino non è un hobby, tanto meno un capriccio dispendioso. È la ricerca delle origini, la voglia di mettersi in gioco in qualcosa dove non decidi tutto tu, ma dove ti adegui alla volontà di un luogo e della sua natura. Davide, classe 1970, nasce a Torino. La madre, pugliese, è proprietaria di terre dove la famiglia trascorre le estati occupandosi anche di vino per consumo personale. Il padre, di origine veneta, è colui che mette il vino in tavola. Spesso sfuso di qualità, ma per le occasioni importanti ci sono bottiglie di Barolo e Barberesco. Laureatosi in ingegneria industriale, Davide prende quasi subito la strada dell’estero e si occupa di finanza. Ci sono molti pranzi e cene di lavoro, bottiglie importanti che girano, francesi soprattutto. Per diversi anni lavora in Borsa Italiana. Qui partecipa alla realizzazione di un importante evento dedicato alle più grandi aziende viticole del Paese per spiegare loro la valenza della quotazione borsistica. L’evento non sortisce appieno l’effetto desiderato, ma serve a Davide per capire che il mondo del vino non è così lontano da quello della finanza. Iniziano i suoi personali investimenti in bottiglie di pregio, molta Francia e Langhe, ma comincia anche a farsi spazio l’interesse per un investimento più importante, quello per la terra. Il Piemonte del vino si fece spazio da subito nella sua testa, ma sembrava impossibile comprare lì, per i prezzi e per la scarsità di proposte. Ci sono voluti più di 10 anni, ma poi tutto è avvenuto velocemente. Prima l’acquisto di un po’ più di mezzo ettaro di Cerretta, dopo 6 mesi un altro mezzo ettaro di Prapò, 2 cru in Serralunga d’Alba, in provincia di Cuneo. In entrambi i casi sono due amici a dare una mano a Davide, Luigi Vico e Davide Rosso, entrambi produttori in zona. Quest’ultimo rappresenta anche il know how che mancava a Davide: le pratiche agronomiche ed enologiche, infatti, sono seguite dalla squadra dell’azienda Giovanni Rosso. L’Etna è considerato il secondo figlio, nato sull’entusiasmo del primo. Una joint venture che vede la partecipazione di Davide Rosso. Fregonese acquista 13 ettari, cinque e mezzo dei quali vitati a Nerello Mascalese e Carricante e altri due ettari e mezzo in via di messa a dimora. Il vigneto è a Castiglione di Sicilia, contrada Montedolce/Solicchiata, versante Nord-Est del vulcano, la zona più vocata per i rossi etnei. Per ora la cantina non c’è, ci si appoggia a un’azienda della zona, ma il progetto dello spazio è in via di realizzazione. L’idea è stata subito quella di portare sull’Etna “un po’ di barolismo”, ovvero grande cura in vigna, lunghi affinamenti, eleganza spiccata nella resa finale. Il logo aziendale mette al bando la solita iconografia: castelli, vigneti, colline all’orizzonte. Davide cercava qualcosa che rappresentasse il suo spirito e Aldo Segat, illustratore di tantissime etichette di pregio, lo ha colto. Uno spazio che rimanda agli anni ’20-’30 del secolo scorso, al Futurismo e alla Metafisica, una scala che porta a una bottiglia in ombra, un’ascesa fatta per gradi che porta a un vino un po’ nascosto che vuole essere svelato un passo alla volta. Nel 2013, infine, vede la luce “l’altra sua follia”, il ristorante, frutto di un altro incontro fatto di simpatia e intesa, quello con Andrea Berton, lo chef stellato insieme al quale oggi ha in gestione il ristorante omonimo. Questi i vini: Langhe Doc Rosso (assemblaggio di Nebbiolo e altre uve del territorio, fresco e delicato nei suoi profumi di viola e rosa e frutta nel sentore di ciliegia), Barolo Docg Cerretta (elegante e “comprensibile”, con una sua gentilezza innata grazie anche alla base calcarea su cui nasce, affinamento in botti di rovere francese dai 18 ai 30 mesi), Barolo Docg Prapò (questo è il Barolo più austero, il fuoriclasse sulla lunghezza, con speziatura di chiodi di garofano e leggero incenso, beva sapida e dalla trama tannica sottile e affilata), Etna Rosso Doc Riserva (per ora una sola annata, la 2016 e miglior esordio non poteva che esserci grazie a un millesimo fortunato, un naso che sa di viola e rosa, di frutta rossa e di pietra focaia e in bocca suadente e pieno, con accenni minerali e finale di pepe bianco).