Testo Unico del Vino, l'Associazione in audizione alla Commissione Agricoltura del Senato

22/03/2017

L’Associazione Nazionale Città del Vino, sarà ricevuta domani, 18 ottobre, alle ore 14:30, dalla Commissione Agricoltura del Senato nel corso di una audizione; tema dell’incontro l’approvazione del testo Unico del Vino.

Questo il documento che sarà presentato.

L’Associazione Nazionale Città del Vino, che riunisce circa 500 Comuni italiani a forte vocazione vitivinicola, esprime apprezzamento per l’approvazione alla Camera del Testo Unico del Vino recante la "Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino"

Il concetto di “patrimonio culturale” è estremamente importante perché consente di guardare ai territori del vino con una prospettiva diversa, non legata esclusivamente al mercato del vino

Con questa premessa, dunque, il Testo Unico del Vino si pone all’avanguardia – a nostro avviso – nel panorama europeo (per non dire internazionale) – ma dal momento in cui diverrà legge sarà importante che anche i territori del vino, che l’Associazione rappresenta, possano essere messi nelle condizioni di poter condividere e sostenere questo principio, tenuto conto delle problematiche finanziarie che affliggono gli enti locali, in particolare i piccoli Comuni, nei cui territori si producono le più importanti eccellenze enologiche d’Italia. Piccoli Comuni per grandi vini.

Le buone pratiche di gestione dello sviluppo locale, lo stop al consumo di suolo, la tutela dei terreni agricoli, la salvaguardia della biodiversità – che nella viticoltura italiana è strategica, data la presenza di numerose varietà di vitigni – sono elementi indispensabili affinché il principio stabilito dall’Articolo 1 sia rispettato. Ma il rispetto di questo principio comporta dei costi, degli investimenti; il paesaggio che oggi conosciamo delle nostre terre del vino, che rappresenta un elemento distintivo e di riconoscibilità del “made in Italy” anche enogastronomico, non si mantiene da sé, ma è il frutto di un’azione costante e possibilmente condivisa tra le imprese, chi opera e vive sul territorio, e anche gli enti locali.

Pertanto auspichiamo che il Governo e i Ministeri competenti agiscano con conseguente coerenza a tutela di questo patrimonio culturale, oltre che produttivo e socio economico, rappresentato dalla viticoltura italiana, dando ai Comuni le risorse necessarie e sostenendo le imprese che si impegnano, ad esempio, nella cura del paesaggio.

Importante, intanto, è l’aver istituito, da parte del Ministero per le politiche agricole, il Registro nazionale dei paesaggi rurali, il cui Osservatorio ha consentito, tra i primi, l’inserimento dei Paesaggi delle Colline del Soave e delle Colline del Prosecco dell’area storica Conegliano-Valdobbiadene; quest’ultima si appresa, tra l’altro, ad ottenere il riconoscimento di patrimonio mondiale dell’umanità tutelato dall’Unesco proprio per il suo paesaggio vitato, così come già è stato fatto per l’area vitivinicola piemontese di Langhe, Roero e Monferrato.

L’Associazione Nazionale Città del Vino ritiene inoltre importante anche l’aver meglio specificato, all’Articolo 6, il “concetto” di vitigno autoctono

Altro argomento che poniamo all’attenzione della Commissione, è quello relativo alla tenuta territoriale delle denominazioni di origine in merito ad alcuni progetti di fusione di Comuni tra di loro. Crediamo che il Ministero per le politiche agricole debba chiarire quanto prima come ci si debba comportare in caso di accorpamenti per fusione e/o incorporazione, per evitare contenziosi che potrebbero aprirsi laddove si rivendichino ampliamenti produttivi e/o allargamenti territoriali delle denominazioni stesse; il tema riguarda anche la possibilità o meno di utilizzare in etichetta il nome di un Comune. Cosa potrebbe accadere, infatti, in paesi come Barolo, Barbaresco, Scansano, Furore, Ravello e tanti altri piccoli centri che danno il loro nome a un vino Doc o Docg? Come dovremmo chiamare i vini più famosi d’Italia? Barolo di Barolo (739 abitanti) o della “frazione” di Barolo? Morellino di Scansano (4.500 persone) o della “località” Scansano? L’elenco potrebbe continuare…

La preoccupazione è nata all’indomani della presentazione del disegno di legge sulla fusione obbligatoria dei Comuni sotto i 5mila abitanti, per fortuna, a nostro avviso, per il momento accantonato: era il concetto di “obbligatorio” che a nostro parere, non era accettabile. L’agricoltura di qualità e le nostre migliori produzioni tipiche, oltre ai servizi connessi, come il turismo enogastronomico, registrano punte d’eccellenza proprio nella fascia dei territori cosiddetti “minori”, perciò è necessario non tanto fondere e cancellare l’identità di piccoli Comuni, quanto di rafforzarli in rete con misure ad hoc come la compartecipazione efficiente dei servizi, la gestione associata di risorse straordinarie per obiettivi e progetti comuni e altre misure.

Pertanto, se fusioni tra Comuni debbono esserci, auspichiamo che siano condivise dal basso e non imposte per legge; la fusione dei Comuni, quando non è scelta consapevolmente dalle comunità locali, rischia di far perdere importanza, diritti e servizi. Per questo occorre che la pubblica amministrazione sia in grado di rassicurare il mondo produttivo, e di dare risposte certe alle domande e alle sollecitazioni che potranno pervenire sul futuro delle Denominazioni di origine rispetto ai possibili cambiamenti in atto.

Va nella giusta direzione, invece, la proposta di legge salva borghi già approvata dalla Camera a sostegno dei piccoli comuni (5.585 per l’esattezza) sotto i 5 mila abitanti, per i quali è previsto uno stanziamento di 100 milioni di euro tra il 2017 e il 2023 per rilanciare questi territori dal punto di vista socio economico e di presidio e le iniziative private che vanno nella stessa direzione.

L’Associazione Nazionale Città del Vino, istituita a Siena il 21 marzo 1987, nell’apprestarsi a festeggiare il proprio trentennale, continuerà nella sua azione a difesa dei territori del vino, soprattutto dei piccoli territori e dei loro Comuni, e continuerà a sollecitare il Governo e le istituzioni affinché questo patrimonio anche immateriale non venga disperso.

Anche il nuovo Testo Unico del Vino, grazie alla sua impostazione, potrà rivelarsi un efficace strumento a difesa dei territori del vino, purché sia affiancato da norme e indirizzi che abbiano come obiettivi generali la salvaguardia e la tutela di beni indivisibili e collettivi, alla base dei successi del vino italiano nel mondo e della nostra enogastronomia.