"Il nostro auspicio è che il Prosecco Doc, se consumato con moderazione, contribuisca a migliorare la qualità della vita di milioni di consumatori che alzano un bicchiere tutti i giorni". E’ il passaggio conclusivo di un intervento pronunciato il 24 giugno, a Ginevra, dal Direttore Generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi, invitato fra i relatori di un evento dedicato alla promozione del sistema agroalimentare italiano e alla sensibilizzazione sui benefici della dieta mediterranea, nell’ambito della Settimana della Cucina italiana promossa nella città elvetica.
L’evento si è svolto su iniziativa di ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ITA – Italian Trade Agency) e della Rappresentanza Permanente della Farnesina presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, con la partecipazione dello chef Saverio Sbaragli, stella Michelin, alla presenza di circa 200 ospiti.
L’intervento del direttore Giavi ha voluto evidenziare i limiti delle recenti e reiterate perplessità manifestate nelle linee guida sull’alimentazione, diffuse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) relativamente alla Dieta Mediterranea. Fra i punti critici segnalati dall’istituzione internazionale, in particolare, vi sono quelli legati all’assunzione di carni rosse e salumi, oltre che di formaggi a causa del loro apporto di grassi. Si tratta però di argomentazioni che gli intervenuti a Ginevra hanno inteso a loro volta contestare, o almeno ridimensionare sensibilmente, puntando sul concetto di moderazione e di responsabilità dei consumatori.
Se la dieta mediterranea è stata classificata nel 2011 dall’Unesco come tradizione culturale dell’umanità proprio per le sue confermate capacità di ridurre l’incidenza e la progressione di malattie debilitanti, disfunzioni cardiache, diabete di tipo "2" e addirittura l’Alzheimer -è stato ricordato- tutto ciò non può essere disgiunto da un’educazione alla alimentazione consapevole. Frutta e verdure fresche, pesce, poca carne, formaggi di qualità e in quantità limitate. “E anche vino durante i pasti” ha sottolineato Giavi.
"Da anni l’industria del vino si è spesa in iniziative volte ad indurre uno stile di consumo corretto, sempre accompagnato alla contestuale assunzione di cibo e comunque mai da parte di minori, persone sottoposte a cure farmacologiche e donne in stato di gravidanza. Non è per caso se negli ultimi 20 anni il consumo di bevande alcoliche è diminuito ovunque, anche se la non cultura introdotta con fenomeni come il ‘binge drinking’ rischia di promuovere il consumo smodato di prodotti alcolici di bassa qualità, con effetti deleteri per la salute delle giovani generazioni, nei confronti delle quali saremo in grado di fare argine non tanto con i divieti, ma con una corretta informazione”.
L’intervento del direttore Giavi ha voluto evidenziare i limiti delle recenti e reiterate perplessità manifestate nelle linee guida sull’alimentazione, diffuse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) relativamente alla Dieta Mediterranea. Fra i punti critici segnalati dall’istituzione internazionale, in particolare, vi sono quelli legati all’assunzione di carni rosse e salumi, oltre che di formaggi a causa del loro apporto di grassi. Si tratta però di argomentazioni che gli intervenuti a Ginevra hanno inteso a loro volta contestare, o almeno ridimensionare sensibilmente, puntando sul concetto di moderazione e di responsabilità dei consumatori.
Se la dieta mediterranea è stata classificata nel 2011 dall’Unesco come tradizione culturale dell’umanità proprio per le sue confermate capacità di ridurre l’incidenza e la progressione di malattie debilitanti, disfunzioni cardiache, diabete di tipo "2" e addirittura l’Alzheimer -è stato ricordato- tutto ciò non può essere disgiunto da un’educazione alla alimentazione consapevole. Frutta e verdure fresche, pesce, poca carne, formaggi di qualità e in quantità limitate. “E anche vino durante i pasti” ha sottolineato Giavi.
"Da anni l’industria del vino si è spesa in iniziative volte ad indurre uno stile di consumo corretto, sempre accompagnato alla contestuale assunzione di cibo e comunque mai da parte di minori, persone sottoposte a cure farmacologiche e donne in stato di gravidanza. Non è per caso se negli ultimi 20 anni il consumo di bevande alcoliche è diminuito ovunque, anche se la non cultura introdotta con fenomeni come il ‘binge drinking’ rischia di promuovere il consumo smodato di prodotti alcolici di bassa qualità, con effetti deleteri per la salute delle giovani generazioni, nei confronti delle quali saremo in grado di fare argine non tanto con i divieti, ma con una corretta informazione”.