Melissa. Un vino ricorda l’eccidio di Fragalà

30/10/2023

Vino rosso 1949. Quando si dice che il vino racconta il territorio, lo narra e fa memoria degli accadimenti e della storia. Interprete di questa narrazione è Vincenzo De Luca, titolare dell’omonima cantina, che nella sua Melissa ha voluto dedicare uno dei suoi vini per ricordare l’Eccidio di Fragalà avvenuto il 29 ottobre del 1949. È un calice rosso rubino, sanguigno e non poteva essere diversamente.

Un’etichetta evocativa 1949, il nome del vino Igt Calabria, che ci ricorda il sangue versato dai contadini melissesi che occuparono le terre incolte per chiedere il rispetto dei provvedimenti emanati dal ministro dell’Agricoltura Luigi Gullo. Ma la protesta finì nel fondo Fragalà soffocata da parte dei poliziotti chiamati dai politicanti del luogo a sostegno del marchese Berlingieri che nel tempo aveva occupato abusivamente tutto il terreno, 1.725 ettari, compresa anche la parte del comune di Melissa, già assegnato dalla legislazione napoleonica nel 1811.

Nella rivolta non era solo la terra ad essere rivendicata, il fondo Fragalà peraltro era incolto da 14 anni, ma una totale ribellione contro ogni genere di soprusi e abusi diventati intollerabili per contadini affamatati, sfruttati, nella povertà assoluta, tra stenti e miseria materiale. Ma non morale.

Scesero in piazza 14.000 braccianti sostenuti dalle donne, madri e figli, armati di zappe e vanghe e arrivati sul latifondo spartirono le terre definendone i confini e iniziarono la preparazione della semina del grano.

I poliziotti in undici minuti sparano oltre trecento colpi di mitra trucidando Francesco Nigro 29 anni che cade per primo, Giovanni Zito di 15 anni, e ferita Angelina Mauro che morirà alcuni giorni dopo all’ospedale di Crotone e diciassette feriti. Un solo poliziotto lievemente ferito.

Triste e amara pagina di storia che però Vincenzo De Luca, ha voluto rivisitare e trasformare un calice amaro di ingiustizia nel vino rosso 1949 per ricordare e onorare la memoria di questo Eccidio che segnò la vita di Melissa. Per sobrietà ha scelto un’etichetta in bianco e nero che riprende la tela del pittore Ernesto Treccani che ritrae i braccianti agricoli nei terreni di Melissa.

Il vino, un uvaggio di Nerello Calabrese e Gaglioppo, con affinamento del 70% in acciaio e del 30% in barrique, è di grande struttura, complesso, persistente, potente con 14,5 gradi alcolici capace di inebriare, forse per dimenticare e sprofondare nel buio ricordo e consolarci per sopportare dolori.

Tanti premi per questo vino biologico, apprezzato all’estero, Francia e Germania soprattutto dove ha vito diploma d’oro al Concours International des vins biologiques e al Frankfurt international Trophy e argento a Lione. In Italia “due bicchieri” dalla Guida Vini d’Italia Gambero Rosso 2023. Li merita tutti per raccontare ataviche ingiustizie antiche e moderne.

Saveria Sesto

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