Mai fidarsi dei politici in cucina

04/10/2017

MAI FIDARSI DEI POLITICI IN CUCINA

 

di Vincenzo Coli

 

Il primo fu Massimo D’Alema, esattamente vent’anni fa. Ripresa amatoriale, una cena in campagna tra amici, ma ai fornelli, impegnato a cucinare un risottino c’era proprio lui, posizionato a favore di videocamera, lacrime agli occhi mentre tagliava le cipolle. Le immagini furono mandate in onda dalla Rai, nel salotto di un compiaciutissimo Bruno Vespa, e l’allora nocchiero del Pds si schermì, rosso in viso più del soffritto: “Una cosetta, però il risotto mi è venuto bene, diciamolo: è il mio cavallo di battaglia”.

Altro che la Bicamerale. Erano gli anni in cui i giornalisti nelle tribune politiche infierivano sui parlamentari chiedendo il prezzo di un litro di latte per rimarcarne la distanza dal Paese reale, e l’idea di spedire quella videocassetta alla Rai sarà stata di uno spin doctor dalemiano: per conferire tratti umani a un leader maximo, esclusa la possibilità di riprenderne le gesta in camera da letto, cos’altro, se non mostrarne la maestria in cucina? Cos’altro, se non illustrare con dovizia di dettagli la civilissima scelta di non delegare alla moglie, alla fidanzata o alla colf una funzione socialmente indispensabile, per assumerne in prima persona la responsabilità?

Bisogna dire che D’Alema non fece scuola. Da allora abbiamo visto più volte, in foto e in tv, leader politici sbafarsi pizze, polente, agnolotti, salsicce e torte della nonna, in occasione di feste dell’Unità, feste dell’Amicizia, giuramenti di Pontida. Delizie preparate da militanti entusiasti addetti alla grigliata. E abbiamo saputo di cene eleganti e privatissime in villa, in cui l’anfitrione, abbracciato alle sue fan discinte, si era scofanato il menu preparato dal cuoco personale.

Il politico, uomo o donna che sia, ha poco tempo da passare in cucina: pranza alla buvette di Montecitorio e cena coi colleghi, tessendo trame, da Fortunato al Pantheon.

A riscoprire l’utilità dell’apprestare cibo, almeno a livello d’immagine, è stata in questi giorni Giorgia Meloni, non a caso unica donna segretaria di partito. Che sul suo profilo facebook ha postato, a beneficio dei suoi elettori, alcuni video in cui spadella giuliva. Oddio, spadella è una parola grossa. Le prime performances si sono limitate a una caprese pomodori e mozzarella, non a caso tricolore, e al prosciutto col melone, quindi non c’è stato nemmeno bisogno di accendere i fornelli. Però gli ingredienti di base hanno dato spunto alla Meloni per avventurarsi in riflessioni politiche sulle disgraziate condizioni di agricoltori e industriali caseari rovinati dal governo.

Mangia come parla, la Sora Giorgia (come l’ha definita Aldo Grasso, la citazione della Sora Lella è lampante, però ce ne corre), ma se tanto ci dà tanto e andrà al governo con insalate a km zero, allora sì che ci terrà a stecchetto.