INCIPIT | PENSARE AL CIBO OGGI
È assai arduo dare alle stampe un libro sul cibo e le pratiche sociali del mangiare ai tempi disgraziati del Coronavirus.
Così come è altrettanto arduo pensare che quanto si è scritto anteriormente al marzo 2020 possa continuare a incrociare
il gradimento e gli interessi di chi legge oggi.
Ciò perché si è tutti totalmente immersi, e persi, in un frangente
di eccezionalità che richiama con forza a cose di differente natura e priorità.
Cose che orientano i bisogni quotidiani verso altrovi in cui tutto
è nebuloso, incerto, da definirsi. Ma soprattutto che dànno la sensazione che niente potrà tornare a essere come prima
e che, di conseguenza, quanto si potrà leggere in queste pagine sembrerà appartenere a un passato non riguardante più niente
e nessuno.
Allora che fare, rinunciare? Dichiararsi storico? Professarsi archeologo? Oppure è più conveniente ricominciare da capo
nella scrittura, indirizzandola verso quei temi dell’oggi che
la premierebbero del beneficio psicologico da instant book.
Come si può capire il dilemma non è affatto di quelli semplici.
E dunque, a rischio di incorrere in una strana e particolare forma di obsolescenza programmata (addirittura prenatale), si è deciso di andare avanti lo stesso nel progetto editoriale, sperando
nella curiosità del lettore di volersi riconoscere in ciò che era,
che è, e che comunque continuerà a essere: un onnivoro curioso che nel cibo vede nutrimento, sostentamento, piacere, novità, divertimento, sapere, arte. In una parola, cultura.
Un onnivoro curioso ma anche un onnivoro “a scartamento ridotto”, se si tiene conto di tutte le regole, i limiti, i divieti
che lo orientano nella scelta delle cose da mangiare.
Un onnivoro diverso dai suoi consimili suidi, muridi, ursidi, blattoidi, ciprinidi che mangiano tutto ciò che le loro bocche riescono a ingurgitare, gli stomaci a digerire e gli intestini
ad assimilare: senza porsi scrupoli di sorta e in assenza
di qualsivoglia pulsione etica.
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