La Spergola: il vitigno ritrovato

11/12/2017

Valorizzare la biodiversità, costruire sinergie, comunicare le distintività italiane: questi i punti chiave per una promozione efficace dei nostri territori sul mercato interno ed estero emersi dal convegno tenutosi a fine novembre a Roma, nella Sala Caduti di Nassiriya del Senato.

L’evento, dal titolo “La Spergola: il vitigno ritrovato. Valorizzare la biodiversità, bere con consapevolezza”, è stato introdotto dalla senatrice del Pd Leana Pignedoli che ha presentato il recupero del vitigno storico come esempio concreto del valore culturale-economico della biodiversità, provvedimento (Legge n. 194/15 "Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare") di cui è stata relatrice.

La Spergola è un vino che riassume in sé la qualità del territorio reggiano, il paesaggio e la sua storia. Per questo considero il percorso della tutela di questo vitigno un “caso scuola” della biodiversità, perché da subito ha affrontato cultura ed economia insieme” – ha spiegato la senatrice Pignedoli  – “Un esempio importante di come i produttori reggiani sono stati determinati nel salvaguardare la distintività di questo vitigno. Non si sono arresi alla standardizzazione, ma attraverso una ricerca approfondita, accompagnati dal mondo universitario che ne ha certificato l’unicità, hanno creato le condizioni per avviare concretamente un percorso di valorizzazione della Spergola, un recupero storico e una prospettiva economica insieme”.  “I produttori – ha aggiunto – sono i veri protagonisti dell’incontro di oggi. Sono loro e i loro genitori che hanno creduto nelle potenzialità di questo vitigno e di questo vino. Noi non stiamo facendo altro che farlo conoscere il più possibile visto che si tratta di un prodotto autoctono, di grande fascino e bontà, che ha radici nell’alto medioevo. Il fatto poi che le cantine e le amministrazioni si siano unite in una Compagnia rappresenta un modello da seguire perché facendo squadra si ottengono grandi risultati”. 

 

LA SPERGOLA: IL VITIGNO

Il suo nome ha radici antiche: si ipotizza che “spergola” sia l’aggettivo con cui veniva definita l’uva  per il fatto di presentare un grappolo “un po’ spargolo”, cioè diradato. Nota anche come “alata” perché i grappoli principali sono sempre accompagnati da un grappolo più piccolo, a mo’ di ala, nel corso dei secoli è stata poi chiamata in vari modi: Pomorina, Pellegrina e Spergolina. Uva a bacca bianca rinomata per la sua spiccata acidità, freschezza e mineralità, la Spergolaprospera nel cuore lussureggiante dell’Emilia dove l’insieme dei paesaggi presenti nelle zone di Catellarano, Casalgrande, Scandiano, Viano, Albinea, Quattro Castella e Bibbiano offre un dolce e fitto susseguirsi di colline che regalano alle  viti condizioni pedoclimatiche ottimali. Caratteristica del vitigno, assai versatile, sono le lunghe radici che affondano in terreni ricchi di struttura e sostanze per estrarne la mineralità che poi si ritrova nel frutto. I grappoli si presentano mediamente densi, con acini di grandezza media/piccola e buccia pruinosa di colore verde tendente al giallo. La preziosa escursione termica che permette all’uva di maturare progressivamente, la privilegiata ed areata esposizione ai raggi solari e la variegata e ricca composizione del suolo garantiscono una resa di alta qualità e un gusto unico.

 

Suggestione ripresa anche da Federico Terenzi, presidente di AGIVI, che ha sottolineato l’importanza dell’associazionismo e incoraggiato la Compagnia a collaborare sempre di più e accantonare le rivalità tra cantine in un momento in cui “è in aumento il consumo di spumanti e l’interesse per i prodotti di vitigni autoctoni”. All’enologo Alberto Grasselli è spettato il compito di raccontare l’affascinante storia del vitigno e le sue caratteristiche peculiari che lo rendono unico. Il Colli di Scandiano e Canossa Spergola  è  un bianco competitivo, adatto al mercato e possibile leva per aumentare il turismo nelle colline reggiane. Un vino oggi protetto dalla Denominazione di origine controllata e seguito dalla Compagnia della Spergola, una realtà associativa che riunisce otto cantine e quattro Comuni reggiani.

Lo ha spiegato Alessio Mammi, sindaco di Scandiano, che ha parlato in rappresentanza di tutte le amministrazioni che fanno parte della Compagnia: “Stiamo parlando di un’eccellenza delle nostro territorio, che si aggiunge ad altre più note come il Parmigiano-Reggiano e l’Aceto balsamico, sulla quale riteniamo giusto investire impegno e risorse in collaborazione con tutti gli interlocutori interessati, pubblici e privati. Da alcune estati, per esempio, dedichiamo una serata a questa nostra risorsa agro-alimentare, denominata “Calici in Rocca”: una serata di degustazioni, nel cortile del complesso dove Matteo Maria Boiardo nacque e compose il suo capolavoro, cui partecipano produttori, sommelier e, soprattutto, molte centinaia di cultori del buon vino. E in ogni occasione possibile, dalle nostre intense e antiche relazioni internazionali, alle singole cerimonie inaugurali, brindiamo con la Spergola per farla conoscere al pubblico più ampio una tipicità che da qualche anno è anche una località del nostro comune. Un’altra importante iniziativa, nella quale è stata coinvolta anche la Provincia di Reggio e la Regione, è la pubblicazione del libro “La Spergola di Scandiano – Storia, terra, uva e vino”, che non è solo un efficace biglietto da visita ma un vero e proprio strumento di divulgazione  informazione, in un’ottica imprenditoriale che lega la produzione viti-vinicola alla valorizzazione turistica ed enogastronomica del territorio. Il mese scorso l’Associazione Italiana dei Sommelier ha premiato la sua sezione reggiana proprio per il lavoro sviluppato attorno alla Spergola, definito un progetto di squadra a salvaguardia della biodiversità vitivinicola. Quando si parla di Spergola si parla di passato, ma anche di futuro e di Made in Italy. Il fatto di aver dimostrato che il nostro è un vitigno unico ci permetterà di distinguere il nostro prodotto nel mondo e in tempi di globalizzazione questo è un grande vantaggio. L’ossessione delle nostre amministrazioni è stata fin da subito creare una stretta alleanza insieme a cantine e produttori. Negli ultimi anni, anche grazie all’aiuto degli enologi e ai consigli dei sommelier, abbiamo visto crescere il nostro prodotto fino ad arrivare all’ottimo livello che ha raggiunto. Ora non ci resta che proseguire su questa strada perché promuovere le eccellenze alimentari del territorio significa anche far conoscere la bellezza in cui questi prodotti nascono”.

 

LA SPERGOLA: LA STORIA

Le tracce lasciate nel passato ci restituiscono l’immagine di una pratica vitivinicola molto lontana nel tempo. Con molta probabilità questo vitigno e il vino che se ne ricavava si trovava nella collina reggiana da tempi assai remoti, almeno fin da quando Matilde di Canossa ne fece omaggio a Papa Gregorio VII, anche se la prima testimonianza scritta risale alle memorie di viaggio di Bianca Cappello, granduchessa di Toscana e moglie di Francesco I de Medici, che nel 1580 definiva la Spergola “buon vino fresco e frizzante”. Successivamente molti sono i personaggi che ne parlano con parole spesso di elogio. Tra questi  Andrea Bacci che menziona nella zona la produzione di vini pregevoli, profumati e frizzanti, il Marchese Vincenzo Tamara agronomo del 1644 e Niccolò Caula che nel 1752 sottolinea come  la Spergoletta sia “uva buonissima, … al gusto saporitissima”. All’inizio dell’Ottocento Filippo Re, citando vini spumanti e vini liquorosi (“Orsù, chi fra voi è che gustato non abbia, scorrendo i nostri colli, vino che ora gli ricordò il generoso Cipro, il fumante Sciampagna, il delicato Tintillo e simili?”), ne apprezza “l’aroma e il gaz”, ricordando l’importanza di vendemmiare l’uva ben matura, di fare attenzione ai travasi e di appassire le uve al sole o all’aria. Nel XIX secolo diversi autori, tra cui Giambattista Venturi e Giorgio Gallesio, evidenziano l’importanza e l’ottima qualità dei vini dello scandianese, alcuni dei quali realizzati proprio con la Spergola. Nel 1839 Giorgio Gallesio dirà: “Ho bevuto degli ottimi vini di colore bianco-oro più o meno carico, squisiti, asciutti, e generosi quanto i vini di Spagna e da dessert. Essi sono fatti di Spargolina, Occhio di gatto, Malvasia, Cedra, Squarciafoglia o Vernaccia, uve dominanti nelle colline di Casalgrande, Vinazzano, e Borzano, ed è queste uve che si fanno famosi i vini di Scandiano”, che potrebbero rivaleggiare con i più celebri d’Italia. A tale encomio si associa Antonio Claudio De Valery, 1842, bibliotecario del re di Francia, che nella guida redatta per i viaggiatori consiglia il “vin blanc sucrè de Scandiano”. Ma pur avendo radici antiche, della sua trasformazione in vino per molto tempo hanno goduto solo gli abitanti di Scandiano. Confusa con una sottovarietà del Sauvignon Blanc, con cui in realtà aveva poco o nulla in comune, perlopiù relegata a uva da taglio o da esportazione, sembrava condannata all’estinzione finché alcuni avveduti viticoltori hanno provveduto a salvarla, riproducendola a partire da alcuni ceppi a piede franco risalenti all’epoca prefilosserica tramite il metodo dell’innesto su piede americano. Il 25 novembre 1976 è istituita la DOC “Bianco di Scandiano” (ottenuta principalmente da uve Spergola o Spergolina), poi nel 1996 modificata in “Colli di Scandiano e di Canossa”, con diverse tipologie sia di bianchi che di rossi. Nel 2001 l’inserimento della Spergola nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Nel 2004 la presentazione dei risultati di dodici anni di ricerca ed analisi genetiche degli archeologi ampelografici dell’Università di Bologna, coordinati dalla professoressa Daniela Fontana, che hanno portato all’identificazione del dna del vitigno e  al recupero di questa una varietà che sopporta bene la siccità e prospera proprio in terreni ricchi di struttura e di minerali, esattamente come le colline dell’area di Reggio Emilia con le sue falde di gesso, di limo, i calanchi, dominati dalla rocca di Canossa.

LA SPERGOLA: IL VINO

Ricavato dall’omonimo vitigno autoctono, il Colli di Scandiano e Canossa Spergola DOC è disponibile nelle tipologie Tranquillo, Frizzante, Spumante e Passito. Fresco e fragrante, suadente e citrino, sia nella versione ferma che nel metodo champenoise bene accompagna antipasti, primi piatti a base di pesce, pasta ripiena, secondi piatti leggeri, salumi e Parmigiano Reggiano. Il tipo dolce è invece adatto a torte da forno, biscotti e zuppa inglese o a  “bagnare” un pezzetto di ciambella. Lo Spumante, di colore giallo paglierino scarico con tenui riflessi verdolini, si distingue per delicato profumo di fiori e mela verde, un’importante struttura e un armonico equilibrio acidulo, che gli consentono di chiudere con un retrogusto lungo  e persistente. Il metodo Classico produce vini eccezionalmente longevi, che arrivano anche a dieci anni di invecchiamento.    

 

Buone notizie per la Spergola sono arrivate dai risultati del recente rapporto Nomisma sulle abitudini dei ‘millennials’ in merito al consumo di vino anche in confronto ai coetanei americani. Denis Pantini – responsabile dell’Area Agroalimentare e di Wine Monitor, l’Osservatorio di Nomisma sul mercato del vino – ha spiegato che, nonostante un calo generalizzato nel nostro Paese nel consumo di vino (che colpisce soprattutto i rossi), sia in Italia che all’estero sta crescendo la domanda di spumanti. Oggi i punti di forza della filiera vitivinicola italiana sono infatti export, performance degli spumanti (Prosecco in primis), crescita del vigneto biologico ed enoturismo. Pesano però alcune criticità (elevata concentrazione dell’export su alcuni mercati, elevata concorrenza sui mercati internazionali, Brexit, ridotta quota di mercato nei mercati emergenti, polverizzazione del sistema produttivo, posizionamento di prezzo), alle quali si aggiunge la difficoltà ad identificare i vini sostenibili certificati (negli Stati Uniti 2 consumatori di vino su 10 li privilegiano e la platea dei potenziali interessati è almeno il doppio). Sono comunque i Millenians (18-35enni, poco più del 10% dei consumi) la generazione su cui puntare e che in Italia tra qualche anno prenderà il posto dei Baby Boomers (56-65 anni), che attualmente rappresentano il 38% del totale dei consumi. E il criterio che guida la scelta dei  Millenians è innanzitutto la tipologia, seguita dal territorio di origine, il packaging e la “naturalità”.

 

LA COMPAGNIA DELLA SPERGOLA

La nascita della Compagnia della Spergola riprende idealmente l’eredità della Società Enologica Scandianese fondata nel 1874 con l’incarico di preparare, vendere e promuovere i vini locali anche alle esposizioni universali di Filadelfia e Parigi, dove peraltro riscossero diversi successi. Il Protocollo d’Intesa, firmato nella Rocca del Boiardo l’8 maggio 2011 e poi ampliato nel 2016, interessa oggi 4 comuni –  Scandiano, Albinea, Quattro Castella e Bibbiano – e 8 cantine – Emilia Wine, Casali Viticoltori, Aljano, Bertolani Alfredo, Collequercia, Vinicola Reggiana, Cantina Sociale di Puianello e Cantina Fantesini – per un totale di 80 ettari vitati sui 100 censiti. Obiettivi della Compagnia: favorire la sensibilizzazione verso il vino Spergola, valorizzare l’economia, il territorio e il patrimonio locale della Spergola, istituire relazioni con operatori del settore.

Info:  www.compagniadellaspergola.it – Fb: @compagniadellaspergola

  

L’esperienza della Spergola è molto importante e la sua connotazione di biodiversità la identifica come una delle tante ricchezze presenti sul territorio, nonché espressione di una civiltà e una intera area geografica. Oggi chi cerca un vino originale e particolare lo fa alla ricerca di una esperienza precisa, non solo di un gusto. Per questo i vitigni autoctoni acquistano ancora più significato ed è fondamentale riuscire a trovare un giusto equilibrio tra produzione e promozione. Nei prossimi mesi sarà fondamentale recuperare anche il mercato interno, attraverso un’efficace comunicazione e promozione delle peculiarità italiane” –  ha infine dichiarato  Andrea Olivero, viceministro per le Politiche Agricole In questi anni i progetti vincenti sono quelli che fanno crescere il prodotto con il territorio. Tutto il territorio deve sposare il prodotto e serve una caratterizzazione sull’alta qualità, quella qualità che è risultata vincente”. Ed ha così concluso, rivolgendosi ai produttori: “L’esperienza della Spergola è di bene comune, è un prodotto che ha una storia e una tradizione e questo rappresenta un tesoro  anche dei cittadini che vivono sulle vostre belle e ricche colline.  Nel vostro prodotto e nel vostro territorio ci sono tutte le caratteristiche per far vincere la Spergola  e il vostro progetto deve essere determinato a garantire unicità e alta qualità. Per centrare questi obiettivi è indispensabile un ottimo rapporto con le amministrazioni e tra cantina e cantina. Dovete competere fra voi  ma in modo positivo, dovete essere alleati e giocare di squadra verso il traguardo comune: portare il vino Spergola ai fasti che merita”. (di Alessandra Calzecchi Onesti)