“L’unica possibilità di far crescere un’azienda è legata all’incremento della qualità. Il mercato chiede un ritorno alle origini, all’identità del territorio, alla ricerca dell’eccellenza”. A parlare è Massimo Ruggero, amministratore delegato della Cantina Siddùra di Luogosanto, una realtà enologica in continua crescita che ha sposato questa tendenza e produce vini di elevata qualità in una zona particolare dell’Isola, la Gallura. La tenuta è immersa in una valle circondata dai boschi, con terreni scoscesi e difficili da coltivare. Ma sono proprio le pendenze e la tipologia di terreno, povero, a disfacimento granitico, a imprimere il carattere intenso ad una produzione di 250mila bottiglie che vanta un record invidiabile di riconoscimenti nei concorsi internazionali più importanti.
Nell’ultima edizione del Concorso Enologico Internazionale Città del Vino, la Cantina Siddùra ha vinto 4 Medaglie d’Oro ed è risultata l’azienda più premiata della Sardegna, portando il Comune di Luogosanto in cima alla classifica delle Città del Vino sarde. Le 4 Medaglie d’Oro sono andate al Cannonau riserva Fòla, al Vermentino di Gallura Docg Maìa, all’autoctono Bàcco e al passito di Moscato Nùali. Il sindaco di Luogosanto, Agostino Pirredda, si dice “fiero del risultato ottenuto da Siddùra e, di conseguenza, da Luogosanto. Un ulteriore riconoscimento che conferma la qualità dei prodotti galluresi e di tutte le cantine sarde, a dimostrazione della notevole crescita del vitivinicolo in tutti i territori dell’Isola”.
“Siamo orgogliosi di rappresentare il Comune di Luogosanto in questa importante manifestazione. Abbiamo costruito un binomio vincente”, commenta Massimo Ruggero che sottolinea “l’importanza del sistema Sardegna, premiato grazie all’organizzazione di Città del Vino, che nell’Isola è coordinata da Giovanni Antonio Sechi. Possiamo dire che sopra Siddùra sventolano tre bandiere: quella del Comune di Luogosanto, della Gallura e della Sardegna”.
I riconoscimenti ottenuti “contribuiranno al potenziamento dell’enoturismo, rafforzeranno il sistema dei consorzi e soprattutto metteranno in risalto l’identità del terroir di ogni piccolo angolo della nostra isola dimostrando che il made in Italy in campo enologico può essere rappresentato, oltre che dalla Toscana e dal Piemonte, anche dalla Sardegna. Il 2020 ha rappresentato una grande sfida che abbiamo cercato di affrontare con coraggio e lungimiranza. Oggi guardiamo al futuro fiduciosi: la riapertura di ristoranti, hotel ed enoteche e un raccolto di grande qualità campo sono segnali di ripresa estremamente positivi”.