Enoregioni italiane: Tevere Settentrionale

13/11/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione Lazio è possibile individuare sei enoregioni: Etruria Viterbese, Tevere Settentrionale, Castelli Romani, Costa Tirrenica del Basso Lazio, Terre del Cesanese e Ciociaria, Alto Frusinate. 

TEVERE SETTENTRIONALE

L’enoregione si snoda lungo i due versanti dell’ultimo tratto del Tevere prima di arrivare a Roma: a destra nella piccola area collinare di Capena coperta da boschi, vigne e oliveti e, a sinistra, sui rilievi terrazzati di media e alta collina della Sabina. I suoli, formati prevalentemente da sedimenti alluvionali (Tevere e Aniene), variano dai depositi di origine marina e fluviale della Sabina a quelli derivanti da formazioni vulcaniche di Capena. Il clima temperato caldo subcontinentale favorisce viticoltura e olivicoltura, soprattutto nelle zone tenute al riparo dalla tramontana dalle alture degli Appennini Orientali. Come nel resto della Regione, anche qui la coltivazione della vite fu avviata dagli Etruschi e poi portata a maggiore espansione dai Romani, mantenendo poi nei corso dei secoli un ruolo importante nello sviluppo sociale ed economico dell’area. Fondovalli lentamente digradanti, colture foraggere, piante di vite e alberi di ulivi secolari caratterizzano il paesaggio agrario. Le riserve naturali del Tevere e del Monte Soratte, l’antichissima Abbazia di Farfa e i siti archeologici di Vejo e Lucus Feroniae sono le tappe obbligate di un ideale itinerario alla scoperta di questa area a nord-est della Capitale.

Vini locali. La denominazione di origine controllata Bianco Capena è riservata al vino ottenuto per il 50% da quelle uve malvasia (di candia, del lazio e toscana) che contribuiscono al caratteristico odore leggermente aromatico e fine, al sapore gradevole e asciutto o leggermente abboccato, al colore paglierino più o meno intenso. Consigliato l’abbinamento con piatti di pesce azzurro o di lago arrosto o in umido, fritture di verdure ed frittate e, nel tipo Superiore, con antipasti di pesci salsati, primi piatti a base di crostacei e verdure, pesci al forno. La doc Colli della Sabina è disponibile nelle tipologie Bianco (da malvasia del lazio e trebbiano toscano e/o giallo) e Rosso (da sangiovese e montepulciano). Il primo, giallo paglierino più o meno intenso, aroma delicato e fruttato e gusto dall’asciutto all’amabile, è adatto a piatti di pesce anche di lago, minestroni di verdure, frittate e formaggi non stagionati. Il secondo, dalle sfumature rosso rubino vivace, odore vinoso e intenso e sapore da secco ad amabile, si sposa bene con sughi di carne e funghi e cacciagione alla griglia.

Piatti e prodotti tipici. I castagneti del Viterbese garantiscono grandi raccolte di porcini e ovoli, su per i Castelli abbondano i gallinacci, nelle pinete costiere pinaroli e sanguigni e nelle leccete i leccini, ma basta spingersi fuori Roma per trovarsi in boschi ricchi anche di boleti pregiati, come i gustosi funghi porcini dei Monti Sabini con cui condire le fettuccine locali insieme al celebre olio extravergine di oliva della Sabina. Apprezzato già in epoca romana, l’olio oggi disciplinato dalla denominazione di origine protetta viene ricavato dalle varietà di olive carboncella, leccino, raja, frantoio, olivastrone, moraiolo, olivago, salviana e rosciola(di Alessandra Calzecchi Onesti) 

DENOMINAZIONI

DOC: Bianco Capena, Colli della Sabina, Roma 

IGT: Lazio