Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.
Nella Regione Toscana è possibile individuare nove enoregioni: Apuane, Lunigiana e Lucchesia, Bolgheri e Costa degli Etruschi, Colline Fiorentine e Carmignano, Maremma Toscana, Colline Aretini e Valdichiana, Montalcino e Terre di Siena, Terre di Montepulciano e Orcia, Chianti Classico, Toscana Centrale e San Gimignano.
TERRE DI MONTEPULCIANO E ORCIA
Uno dei più bei paesaggi al mondo, riconosciuto Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, attraversato dal fiume Orcia e chiuso a ovest dal Monte Amiata, con forme dolci, calanchi e biancane, ricoperti da ulivi, cipressi, querceti e vigneti e costellati da rocche e fattorie fortificate, borghi medioevali e dimore signorili, riserve naturali, torrenti e percorsi cicloturistici lungo la Via Francigena che nel Medioevo veniva percorsa dai pellegrini che andavano a Roma. Qui l’acqua è antica protagonista con le sorgenti, un centro termale medievale e le grotte ipogee del Parco dei Mulini. Le crete della Val d’Orcia e della Val d’Arbia sono costituite da argille marine, sulle colline dell’area centro-orientale il suolo è caratterizzato da sabbie e limo, nelle porzioni più basse (a ovest della Val di Chiana) prevalgono terrazzi alluvionali e sedimenti di antichi depositi fluviali e lacustri, mentre la parte terminale del Macigno del Chianti poggia su banchi di arenaria. L’enoregione, che condivide con quella di Montalcino e Terre di Siena le docg Chianti e Brunello e le doc Rosso e Moscadello, vanta un’altra delle grandi perle dell’enologia toscana, il Vino Nobile di Montepulciano, da non confondere con la denominazione abruzzese prodotta con l’omonimo vitigno. Una delle storie sull’origine dell’attributo “nobile” risale al ‘700, quando venne selezionato ed impiegato nell’uvaggio il prugnolo gentile, clone del sangiovese grosso ma dotato di maggiore eleganza e nobilità.
Vini locali. Ancora oggi è il prugnolo gentile l’uva presente al 70% nel Vino Nobile di Montepulciano docg, accanto a canaiolo (20%), trebbiano, malvasia, mammolo ed altre. L’invecchiamento previsto è di 2 anni in botti di rovere, che diventano 3 nella Riserva. E’ un vino rosso rubino o granato, dai profumi intensi di frutti rossi, speziati ed eleganti, sapore equilibrato, di corpo, armonico, abbinamento ideale per il pecorino stagionato di Pienza e la bistecca alla fiorentina. Ha una tradizione secolare anche il Vin Santo di Montepulciano doc, un tempo detto il “vino dell’ospitalità” perché destinato a ristorare i forestieri di passaggio o festeggiare qualche lieto evento. Ottenuto da un lungo affinamento in caratelli di legno del prodotto dell’appassimento e vinificazione di malvasia bianca, grechetto e trebbiano toscano, ha colore giallo paglierino tendente al dorato o all’ambrato intenso e note eteree di frutta matura, frutta secca e sherry. Il tipo Occhio di Pernice, maggiormente colorato perché ricavato da uve sangiovese, richiede un lunghissimo affinamento in legno di almeno 6 anni che gli conferisce odore intenso e complesso di frutta matura, spezie, miele e frutta secca. Il nome della doc Orcia, di più recente istituzione, deriva dal fiume che attraversa il territorio dei 13 comuni della provincia di Siena, con una varietà pedologica tale da esprimere un’ampia diversità di caratteri: il Rosso, a prevalenza di sangiovese, è un vino di buona struttura, dal colore intenso e profumi fruttati che ben si sposano ai piatti tipici locali come la zuppa di fagioli o il pecorino stagionato. La doc Val d’Arbia, il cui appellativo rievoca la cruenta battaglia narrata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, conta bianchi di qualità ottenuti dalla lavorazione di uve di trebbiano toscano, malvasia bianca e chardonnay: il notevole impatto aromatico e i sentori fruttati, equilibrati al palato, sono ideali per accompagnare preparazioni di cucina dai sapori non troppo marcati come pesce e carni bianche. Di gran pregio anche il Vin Santo (pure Riserva), nelle tre tipologie Dolce, Semisecco e Secco, da abbinare a biscottini di Prato, brigidini, buccellato, castagnaccio e ricciarelli.
Piatti e prodotti tipici. Prodotti e piatti sono quelli della tradizione senese, per la cui trattazione si rimanda all’enoregione di Montalcino e Terre di Siena. Un cenno a parte meritano la produzione di una spezia rara e di un formaggio prezioso. Tracce della coltivazione e commercio dello zafferano nella Val d’Orcia si hanno a partire dal XIII secolo, ma solo ultimamente si stanno realizzando colture specializzate (con un volume annuo pari a circa il 10% di quello nazionale) che come allora del rosso fiore femminile utilizza solo la parte superiore chiamata stimma (ne occorrono 60 per fare 1 grammo) con una lavorazione manuale in tutte le sue fasi. Sul mercato prende il nome di Pienza, celebre città d’arte a pochi chilometri da Montepulciano, ma si fa in un comprensorio più vasto il pecorino di Pienza, uno dei più particolari delle Crete Senesi, da provare con il miele di castagno di Montalcino. Proviene da latte crudo di pecore allevate al pascolo e dopo una stagionatura dai 5 ai 18 mesi, in cantine fresche e molto umide, diventa un formaggio dal sapore pieno e persistente, non piccante, con una consistenza friabile apparentemente gessosa ma in realtà molto pastosa in bocca. (di Alessandra Calzecchi Onesti)
DENOMINAZIONI
DOCG: Brunello di Montalcino, Chianti, Vino Nobile di Montepulciano
DOC: Colli dell’Etruria Centrale, Grance Senesi, Moscadello di Montalcino, Orcia, Rosso di Montalcino, Rosso di Montepulciano, Val d’Arbia, Vin Santo del Chianti, Vin Santo di Montepulciano
IGT: Colli della Toscana Centrale, Toscano o Toscana