Enoregioni italiane: Terre del Cesanese e Ciociaria

17/11/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione Lazio è possibile individuare sei enoregioni: Etruria Viterbese, Tevere Settentrionale, Castelli Romani, Costa Tirrenica del Basso Lazio, Terre del Cesanese e Ciociaria, Alto Frusinate.

 

TERRE DEL CESANESE E CIOCIARIA

Se i confini del territorio ciociaro, mai definiti con esattezza, attualmente coincidono con la provincia di Frosinone, quelli dell’enoregione dell’Alta Ciociaria sono identificabili a nord con i Monti Prenestini, a ovest con i Colli Albani e a est con i Monti Ernici, il confine naturale tra il Lazio e l’Abruzzo. In questa enorme riserva verde circondata dagli Appennini è possibile esplorare complessi speleologici, antiche città d’epoca preromana fondate secondo la leggenda dal dio Saturno, rocche, castelli e paesaggi resi celebri da tanti artisti italiani ed europei dell”800. Ancora molto sentite sono le tradizioni religiose e legate al mondo agricolo, che si ritrovano nei festeggiamenti in onore dei Santi patroni con processioni, bande musicali, lunarie e fuochi d’artificio, giochi popolari e tornei tra le contrade. La viticoltura è storicamente legata al cesanese, autoctono famoso per aver dato il vino preferito del papa Bonifacio VIII e il cui nome è fatto risalire da alcuni a Cesano (piccolo centro vicino Roma), da altri al frate benedettino di Cesena che portò qui le prime barbatelle, da altri ancora al lat. caesae ovvero "luoghi dagli alberi tagliati" per fare spazio ai vigneti. Da queste uve nascono oggi tre vini che negli ultimi anni hanno subito un notevole processo qualitativo e conquistato fette di mercato sempre maggiori: la docg Cesanese del Piglio e le doc Cesanese di Affile e Cesanese di Olevano Romano, valorizzate dalle omonime strade del vino.

Vini locali. Del cesanese in realtà ne esistono due tipi, gli unici autoctoni a bacca rossa della regione Lazio: il c. di affile, più diffuso, che può arrivare ad avere un invecchiamento superiore ai 10 anni, e quello comune (detto anche bonvino nero), con acini più grandi. Il colore dei vini che se ne ricavano sono di un bel rosso rubino con riflessi violacei tendente al granato con l’invecchiamento, profumo delicato caratteristico del vitigno, sapore morbido, leggermente amarognolo e secco. Il Cesanese del Piglio docg (90% minimo di cesanese di affile e/o comune) è disponibile anche nella tipologia Superiore e con menzione aggiuntiva Riserva: l’invecchiamento in botte di rovere ne rende più morbidi i tannini e gli conferisce note floreali e fruttate più ampi. Il Cesanese di Affile doc (90% minimo di cesanese di affile) è disponibile anche nella tipologia Dolce e Riserva. Il Cesanese di Olevano Romano doc (85% minimo di cesanese di affile e/o comune) è disponibile anche nella tipologia Amabile, Dolce, Dolce Frizzante, Superiore e Riserva: dalla grande complessità olfattiva, con sentori di frutti di bosco e spezie, nella vinificazione dolce presenta accentuate tutte le note caratteristiche del vitigno. L’abbinamento tradizionale di questi vini è con salumi stagionati, pecorino romano, primi piatti con sughi di carne (fettuccine con rigaglie di pollo o al ragù, pappardelle alla lepre, timballo, gnocchi di patate), polenta con salsicce o spuntature di maiale, abbacchio allo scottadito o alla cacciatora, fegatelli di maiale alla griglia, trippe, arrosti e umidi di pollame e coniglio arrosto. Le bottiglie più giovani si sposano bene con le castagne, quelle più o meno dolci e frizzanti con dolci secchi, ciambelle e crostate di frutta. La doc Genazzano prevede il Bianco (da malvasia di candia, bellone, bombino, trebbiano e pinot b.), dai profumi delicati e gusto fresco aromatico consigliato con carciofi alla giudìa e filetti di baccalà fritti, e il Rosso (da sangiovese e cesanese), il cui gusto vivace e fresco e i profumi vinosi e fruttati possono accompagnare salumi, pollo alla diavola e porchetta.

Piatti e prodotti tipici. Ricco ed eterogeneo è il paniere di prodotti gastronomici che la Ciociaria offre ai buongustai, con i formaggi (le dop ricotta romana, pecorino romano e pecorino di Picinisco, la marzolina di capra, il cacio di Genazzano, i caprini), i salumi (tra cui le famose coppiette ciociare e il prosciutto di Guarcino), il peperone cornetto di Pontecorvo dop, le salsicce a punta di coltello sotto strutto di Castro dei Volsci  spesso utilizzate nei ragù per condire la pasta, le ottime ciambelle di Alatri e quelle al vino di Filettino, le ciambelline ruzze con vino e semi d’anice, le ciambelle lisce (piccole e dolci, prima lessate in acqua bollente e poi ripassate al forno), gli amaretti di Fiuggi e di Guarcino. La ciambella seronese, che oggi viene fatta assaggiare ai visitatori solo in particolari dì di festa, un tempo era il cibo robusto per chi faticava nei campi: un grosso pezzo di questa antichissima e grossa pagnotta veniva inserito nella manica e consumato a piccoli tocchi tra una sorsata di vino e l’altra. Il tortero di Piglio è invece una sorta di panettone non molto dolce e con semi di anice. Anche la cucina offre molte specialità come la polenta (con i tanni, con le spuntature, fritta o insaporita con aglio, olio e peperoncino), gli gnocchi di patate, le patacche (tagliatelle di grano duro senza uova), spaghetti cacio e pepe con il pecorino romano, timballo di Bonifacio VIII (fettuccine condite con funghi, tartufi, prosciutto e rigaglie di pollo), fettuccine al castrato, frascategli, sagne con fagioli, porcini trifolati e arrosto, abbacchio, cotechino, trippa alla romana, pagliata al forno con patate, coratella d’abbacchio trifolata alla mentuccia romana, abbuticchi (trippa e budella di agnello al pomodoro), coniglio alla ciociara, erbe matte, frittura vegetale con i broccoli, indivia ripiena, panpepato, pangiallo e molte altre ancora. (di Alessandra Calzecchi Onesti)

DENOMINAZIONI

DOCG: Cesanese del Piglio o Piglio

DOC: Cesanese di Affile o Affile, Cesanese di Olevano Romano o Olevano Romano, Genazzano, Roma 

IGT: Anagni, Frusinate o del Frusinate, Lazio