Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.
Nella Regione Emilia Romagna è possibile individuare cinque enoregioni: Colline Emiliane, Terre dei Lambruschi Emiliani, Colline di Romagna, Pianura Emiliano-Romagnola, Delta del Po.
TERRE DEI LAMBRUSCHI EMILIANI
Attraversato dalle Strade dei Vini e dei Sapori della Pianura Modenese e delle Corti Reggiane, il territorio è quello tra le province di Modena e Reggio Emilia, dove i fiumi Secchia e Panaro si avvicinano fin quasi a toccarsi. I terreni alluvionali privi di pietrosità garantiscono un’elevata disponibilità idrica per le piante e una buona dotazione di sostanza organica che, insieme ad un clima di tipo temperato suboceanico, permettono alla vite di raggiungere altissimi livelli produttivi. Nell’area di Reggio Emilia prevale il vitigno ancelotta, mentre nel modenese più frequenti sono i lambruschi. Parlando di Lambrusco si allude a una famiglia i cui rami principali sono sorbara, grasparossa, salamino, marani, maestri, montericco e ancellotta. Le caratteristiche comuni parlano di vini rossi frizzanti con spuma vivace, profumo di viola o fruttato, piacevole acidità e basso contenuto alcolico, ma nelle diverse denominazioni locali se ne trovano di secchi, amabili e dolci. L’area vitivinicola dei Colli di Scandiano e Canossa è tra quelle con la più antica tradizione della Regione: già nota durante la Signoria Medicea, in tempi più recenti è stata oggetto di tutela prima da parte della dalla nobiltà terriera della Società Enologica Scandianese e poi, a partire dalla fine degli anni ’70, dal Consorzio di Tutela dei vini provenienti esclusivamente dai vigneti di alcune aree del territorio reggiano, con particolare vocazione nella zona pedecollinare.
Vini locali. Quello di Sorbara è storicamente considerato il più nobile tra i Lambruschi emiliani a denominazione di origine ed è prodotto nei territori pianeggianti del modenese con l’omonimo vitigno, da solo o con il 40% del salamino; dal colore rubino chiaro quasi rosato e il caratteristico profumo di viola, deve la sua fortuna alla capacità di conservazione che ne ha permesso l’esportazione e il successo negli Stati Uniti. Del Lambrusco Salamino di Santa Croce doc esistono due tipologie, Frizzante Rosso e Frizzante Rosato, che possono essere del tipo Secco, abboccato, ideale con i primi piatti e i salumi della tradizione locale, e del tipo Amabile e Dolce, da fine pasto. Il territorio di coltivazione del lambrusco grasparossa di castelvetro, che da vita alla doc che porta lo stesso nome, è in collina e questo gli conferisce significative differenze rispetto alle altre varietà e cioè una struttura decisa e ricca di corpo, colore e profumo intenso e, nel caso della rifermentazione in bottiglia, una grande personalità. Il tipo Secco si può bere con carne arrosto e umidi leggeri ed anche a tutto pasto, come da usanza locale. Il Reggiano doc Lambrusco è caratterizzato da una piacevole effervescenza e può accompagnare dall’antipasto al dessert; il Rosso è un vino di medio corpo e moderata gradazione alcolica, odori fruttati e buona acidità. Ottimi i bianchi della doc Colli di Scandiano e Canossa (condivisa con le Colline Emiliane): Sauvignon, Pinot, Chardonnay, Malvasia e il Bianco Classico, sicuramente il più rinomato; fra i vini rossi troviamo sia i frizzanti come il Lambrusco che i secchi come il Cabernet Sauvignon, il Marzemino e il Malbo gentile, presente anche nella tipologia Novello.
Piatti e prodotti tipici. Questa terra è ricca di piatti e prodotti, alcuni di grande popolarità come il parmigiano reggiano dop e l’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia e Modena tutelati dalla dop, il prosciutto di Modena dop, il culatello di Canossa, la tigella modenese, la coppa, il salame, i salami d’oca che ricordano quelli della pavese Martora, lo zampone e il cotechino di Modena entrambi igp, il riso delle aree umide a nord di Carpi, e le celebri ciliege di Vignola: dalle prime bigarreau meno sapide e croccanti al durone nero, dal più chiaro e saporitissimo durone dell’Anella ai grossi duroni gialli da spirito. Nasce a Modena il nocino, il più diffuso liquore casalingo italiano da preparare con una sapiente miscela di aromi e con i malli raccolti a fine giugno, il giorno di San Giovanni. L’autentico aceto balsamico tradizionale, di antichissima storia, nasce dal mosto di uva cotto, aromatizzato attraverso il successivo passaggio in botticelle di diversi tipi di legno e lasciato invecchiare dai 12 ai 70 anni. Altro derivato dal mosto molto particolare è una confettura già nota a Catone e che corrisponde ad un arricchimento della saba, il mosto d’uva non fermentato e cotto fino a ridurlo di un terzo: il savor ricavato da mosto di uve rigorosamente di ancellotta, lasciato cuocere dolcemente per ore insieme a tutti i frutti dell’autunno (mele cotogne, pere, zucca, qualche gheriglio di noce, scorzette d’arancia). Conservato sotto vetro accompagnerà bolliti, polenta, formaggi, il dolce pane di natale e i tortelli fritti. E ancora: erbazzone, cappelletti in brodo, tortelli di zucca (simili a quelli mantovani) e alle erbe, chelzagat (polenta di farina gialla e fagioli da mangiare con formaggi teneri o da friggere nello strutto), maccheroni al pettine, bollito misto, cacciatora di coniglio e polenta, cipolline in agrodolce all’aceto balsamico, crostata di amerena e savor, belsone e sughi d’uva. (di Alessandra Calzecchi Onesti)
DENOMINAZIONI
DOC: Colli di Scandiano e di Canossa, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Modena o di Modena, Reggiano
IGT: Emilia o dell’Emilia, Fortana del Taro