Enoregioni italiane: Langhe e Roero

26/06/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione Piemonte è possibile individuare tre macro aree, a loro volte suddivise in sette enoregioni: ALTO PIEMONTE (Colline novaresi, Canavese, Pinerolese e Val di Susa), MONFERRATO (Basso Monferrato e Colline Torinesi; Alto Monferrato, Terre del Gavi e Terre del Moscato; Tortonese), LANGHE (Langhe e Roero). 

LANGHE E ROERO

Da sempre terra di vini, da alcuni anni le colline di Langhe e Roero sono diventate una frequentatissima meta turistica grazie agli eccellenti prodotti enogastronomici, senza nulla togliere alle risorse artistico-culturali, alla bellezza dei paesaggi e alla presenza di antichi castelli e monumenti. Le Langhe (nome che nel dialetto langarolo indica le colline) sono una regione storica del Piemonte a cavallo tra Cuneo e Asti; il Roero (in piemontese Roé) corrisponde invece alla parte nord-orientale del Cuneese. Oggi tutta l’area è stata inserita, insieme al Monferrato, nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco. Interessanti esempi di architettura spontanea contadina sono i ciabòt del Roero, spartani ripari per i momenti di riposo, per la difesa notturna delle vendemmie dai furti e per galeotti amori contadini, piccole strutture funzionali ai lavori viticoli e dipendenti dagli edifici principali delle proprietà. Dimenticati a partire dal secondo dopoguerra, oggi sono al centro di un’azione di recupero e valorizzazione, in particolare a cura dell’Enoteca Regionale del Roero. Celebri in tutto il mondo, i vini delle Langhe e del Roero sono legati in maniera inconfondibile a questo territorio attraversato dalla Strada del Barolo e grandi vini di Langa.

Vini locali. Le varietà di vitigni tradizionali più coltivate nelle Langhe sono i classici nebbiolo, barbera, dolcetto, arneis e pelaverga ma anche favorita o freisa, dai quali si ricavano – tra le altre – le docg Barolo, Barbaresco e Diano d’Alba e le doc Nebbiolo d’Alba, Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba. Nel Roero prevalgono il nebbiolo, il barbera, il bianco ed aromatico arneis, favorita e brachetto (con il quale si produce il birbet, vino dolce ricavato da mosto d’uva parzialmente fermentato), che danno vita a molte denominazioni tra le quali spiccano le docg Asti (in particolare Moscato e Spumante) e Roero e le doc Cisterna d’Asti e Terre Alfieri. La prima citazione del “Barol” risale al 1751, ma fu solo a partire dal 1874 che l’enologo francese Oudert chiamato dalla marchesa Falletti di Barolo ne migliorò la vinificazione trasformando un vino dolciastro nell’attuale Barolo docg (anche Riserva), dall’inconfondibile colore granato con riflessi aranciati, profumo intenso e persistente con note fruttate, floreali e speziate che evolvono con l’invecchiamento, gusto morbido, vellutato ed armonico che si sposa perfettamente con arrosti di carne rossa, brasati, cacciagione, selvaggina, cibi tartufati, formaggi a pasta dura e formaggi stagionati. Con gli stessi vitigni (nebbiolo limpià, rosè, michet) ma con un invecchiamento inferiore, il Barbaresco docg (anche Riserva) nasce nel 1894 nella Cantina Sociale di Domenico Cavazza: dal caratteristico profumo di violetta e sapore asciutto, robusto e austero, accompagna selvaggina, pollame nobile, brasati e formaggi stagionati o piccanti.

Piatti e prodotti tipici. Da segnalare i numerosi noccioleti presenti su tutto il territorio e l’orticoltura, famosa in particolare per i pomodori, i peperoni, l’aglio e i prelibati cardi, ingredienti fondamentali della tradizionale bagna cauda. Altrettanto celebri dei vini sono il tartufo bianco di Alba, la nocciola tonda gentile delle Langhe igp, i formaggi dop robiola di Roccaverano, Castelmagno e Murazzano, la toma della Langa, la morbida paglierina, i peperoni di Carmagnola (nelle varietà corno di bue, quadrato, trottola e tomaticot), la pera madernassa (componente della tipica mostarda locale), le pesche di vignà, le castagne della madonna o canaline, gli gnocchi agli spinaci, i tajarin e la fonduta al tartufo, le polente preparate con la farina del granoturco delle sette file, il sanato piemontese, la cisrà (antica zuppa di ceci e trippe), le tinche di Ceresole da fare in carpione o fritte, il bagnet ross e la cugnà (mostarda d’uva), i rubatà (saporiti e croccanti grissini “arrotolati” a base di farina, acqua, sale, strutto, malto, lievito naturale ed una goccia di olio extravergine d’oliva), le preparazioni con le chiocciole (celebri quelle di Cherasco), la carne di fassone, la torta di nocciole da gustare accompagnata alla crema di zabajone, il pan ‘d Natal, i baci di Cherasco (dolci croccanti a base di cioccolato fondente e frammenti di nocciole tostate), torcett, paste di meliga, bugie e friciò.(di Alessandra Calzecchi Onesti)

DENOMINAZIONI

DOCG: Alta Langa, Asti, Barbaresco, Barolo, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba o Diano d’Alba, Roero 

DOC: Alba, Barbera d’Alba, Cisterna d’Asti, Dolcetto d’Alba, Langhe, Nebbiolo d’Alba, Piemonte, Terre Alfieri, Verduno Pelaverga o Verduno