Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.
Nella Regione Sardegna è possibile individuare sei enoregioni: Gallura, Costa Nord Occidentale, Costa Centro Occidentale, Sulcis e Campidano, Cagliaritano, Sardegna Centrale.
COSTA CENTRO OCCIDENTALE
Questa è una area di natura complessa e variegata che rispecchia l’eterogeneità della geologia e dei paesaggi sardi, con rilievi di origine vulcanica a nord e a est, i fertili suoli nella bassa valle del Tirso coperti di vigneti ("Bennaxi") e quelli argillosi più alti e asciutti e particolarmente vocati alla pastorizia sul lato destro del fiume ("Gregori”). Il clima mediterraneo e la buona disponibilità idrica hanno permesso lo sviluppo di una fiorente attività ortofrutticola, che costituisce la principale ricchezza della zona. Le estati calde ed asciutte, gli inverni freddi e piovosi e le forti escursioni giornaliere facilitano inoltre le alte gradazioni zuccherine dei grappoli destinati alla produzione di vini dolci. Qui nel corso dei secoli la viticoltura ha mantenuto il ruolo di coltura principale del territorio ed è giunta sino ai nostri giorni introducendo, accanto alle varietà locali, anche la coltivazione di sangiovese e trebbiano, impiantati con successo agli inizi degli anni ’30. Antico e nobile vitigno portato dai Fenici nella zona costiera oristanese, la vernaccia di Oristano predilige le terre pianeggianti derivate dalle alluvioni antiche e recenti del Tirso e del Rio Mannu e viene ancora allevata in gran parte ad alberello latino. Il suo nome, attribuito ai Romani, starebbe ad indicare un’uva vernacula cioè del luogo e questo spiegherebbe la presenza in altre aree viticole italiane di “vernacce” del tutto diverse da quella sarda.
Vini locali. Primo tra i vini sardi ad avere ottenuto la denominazione di origine controllata e disponibile nelle tipologie Secco, Superiore, Riserva e Liquoroso (anche Secco o Dry), la Vernaccia di Oristano presenta colore giallo dorato ambrato, profumo delicato, alcolico con sfumature di fior di mandorlo, sapore fine, sottile, caldo, con leggero e gradevole retrogusto di mandorle amare. L’equilibrio zuccherino degli acini giunti alla giusta maturazione, grazie al microclima e alla composizione geologica della Bassa Valle del fiume Tirso, e la particolare lavorazione conferiscono al vino la struttura ottimale: alla raccolta tardiva, quando gli zuccheri si sono concentrati a causa della disidratazione, segue prima una lunga fermentazione e poi l’affinamento in botti di rovere o di castagno in ambienti soggetti a forti sbalzi termici, dove le migliori annate acquistano un bouquet complesso e singolare, particolarmente intenso. Il tipo secco accompagna zuppe di pesce speziate, pesce azzurro alla griglia, bottarga, salmone affumicato e formaggi piccanti, mentre quello dolce è ideale con la pasticceria sarda a base di mandorle. Piacevoli, freschi e di pronta beva sono i vini della denominazione Arborea: Sangiovese (ottimo con agnello in umido, pollame, salsicce sarde e provolone), Sangiovese Rosato (minestre di legumi e formaggi non stagionati), Trebbiano (primi piatti regionali e a base di pesce) e Trebbiano Frizzante (crostacei e frutti di mare), gli ultimi due disponibili anche nella tipologia Amabile. La doc regionale Sardegna Semidano, che può essere accompagnata dalla sottozona "Mogoro", è un vino bianco fermo, dal colore giallo paglierino con riflessi tendenti al dorato, profumo delicato di fruttato e sapore morbido, sapido e fresco, tipici dell’omonimo vitigno presente nell’uvaggio per almeno l’85%. Adatto a frutti di mare anche crudi, minestre e risotti di terra e di mare, pesce misto fritto o alla griglia, è disponibile anche nelle versioni Superiore, Spumante (riflessi tendenti al verdognolo, perlage fine e persistente, gusto secco o amabile o dolce e leggermente aromatico) e Passito (giallo oro, odore intenso, etereo, di frutta matura, dolce, pieno e mielato al palato).
Piatti e Prodotti tipici. In tutta l’Isola meritano un assaggio le specialità della cucina locale: dai piatti dell’entroterra come i ravioli con ripieno di cinghiale agli spiedi di selvaggina, dalla mustela (controfiletto di maiale affumicato) ai calamari ripieni. Qui l’offerta gastronomica comprende, tra gli altri, ortaggi di qualità, capperi, finocchiella e barbe rosse, s’ortau (salsicce), su zicchi (pasta dura), fiuritti (pasta fresca) e malloreddus (gnocchetti di semola), l’olio extravergine d’oliva di Sardegna dop, burrida (gattuccio di mare con prezzemolo e noci), bottariga (la bottarga di uova pressate di tonno o muggine, servita a fettine con olio d’oliva) e le innumerevoli le varietà di pane tradizionale, spesso impastato con farina di sola semola e cotto nel forno a legna: su cifraxu o chivarzu (forme grandi fino a dieci chili e morbide, ricche di mollica, che rimangono fresche per lunghissimo tempo), su pani carasau (o carta musica), coccoi de tamata, spianada, coccoi prena (pagnotta farcita con un ripieno di patate bollite) e il coccòi delle feste religiose (pani allungati colorati e decorati con tagli impressi con le forbici direttamente sulla pasta). Tra gli ottimi formaggi ricordiamo la fresa di latte vaccino (forma schiacciata e rotonda e pasta burrosa e morbida, che ricorda lo stracchino lombardo) e le dop fiore sardo, pecorino romano (in comune con Lazio e Toscana) e pecorino sardo, tutte di remotissime origini, anche anteriori alla conquista romana. Ottenuto da latte di muflone, ovino selvatico tipico dell’isola, e con una caratteristica forma a “schiena di mulo”, il fiore sardo deriva il suo nome dal coagulante di derivazione vegetale: la pasta è dura, cruda, di sapore più o meno piccante, da tavola o da grattugia a seconda della stagionatura (3-6 mesi). Da non perdere le impanadas, una sorta di calzoni di varie dimensioni ripieni di carne di maiale, verdure di stagione (per esempio patate e pomodori, funghi, carciofi, olive snocciolate), agnello e piselli, cacciagione, anguille o altro ancora. La pasta viene preparata con farina, strutto, acqua e sale, lavorata a lungo, farcita e cotta al forno. Tipici dell’oristanese sono i su pani de saba (con farina, sciroppo di mosto, bucce d’arancia e frutta secca tostata) e i mustazzolus (a base di mosto concentrato, farina di frumento, lievito e zucchero) di forma romboidale, forse il più antico dolce della Sardegna. (di Alessandra Calzecchi Onesti)
DENOMINAZIONI:
DOC: Arborea, Cagliari, Campidano di Terralba o Terralba, Cannonau di Sardegna, Girò di Cagliari, Monica di Sardegna, Moscato di Sardegna, Nasco di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Sardegna Semidano, Vermentino di Sardegna, Vernaccia di Oristano
IGT: Isola dei Nuraghi, Marmilla, Tharros, Valle del Tirso