Enoregioni italiane: Colline di Romagna

14/09/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione Emilia Romagna è possibile individuare cinque enoregioni: Colline Emiliane, Terre dei Lambruschi Emiliani, Colline di Romagna, Pianura Emiliano-Romagnola, Delta del Po.

 

COLLINE DI ROMAGNA

Il territorio basso collinare della Romagna occidentale, in una fascia continua che parte dalla valle del Sillaro fino alla valle del Ronco, è caratterizzato da un particolare paesaggio spoglio e solcato da strette valli, spesso separate tra loro da calanchi, le affilate creste rocciose prodotte dal terreno argilloso e dall’azione erosiva degli agenti atmosferici, soprattutto dalle acque dilavanti. Alla storia della Romagna appartengono i vitigni albana e trebbiano: il primo è citato in un ampio studio del XIII secolo e sappiamo che nel Settecento veniva vinificato insieme a schiava e trebbiano, mentre alcuni documenti quattrocenteschi nominano il trebbiano in un atto di compravendita. Ma è anche la terra del  vitigno sangiovese, che esprime caratteristiche molto diverse secondo l’ubicazione collinare o pianeggiante del vigneto.

Vini locali. La denominazione Romagna ha recentemente accorpato in un unico disciplinare le doc Albana Spumante, Sangiovese, Trebbiano, Cagnina e Pagadebit. Poco noto ma molto originale, il Cagnina è un vino rosso di colore violaceo che mantiene il profumo dell’uva refosco localmente chiamata terrano: il gusto dolce e un po’ tannico, con finale lievemente acidulo, si presta ad accompagnare le castagne e la ciambella romagnola. Il Pagadebit – nelle tipologie Secco, Frizzante e Amabile – nasce dal bombino bianco, un’uva dalle rese elevate in grado di garantire un buon raccolto anche nelle annate difficili, cui deve  il suo nome curioso perché grazie a questo vitigno (chiamato pure “straccia cambiale”) il contadino riusciva sempre a produrre del vino utilizzabile per pagare i debiti contratti nell’annata precedente. La docg Romagna Albana è prodotta nelle versioni Secco, Amabile e Dolce, ma dà il meglio nel Passito, ottenuto da leggero appassimento delle uve e invecchiamento di 5 mesi, colore dorato-ambrato, profumi di frutta gialla e matura come albicocca e pesca, sapore dolce, persistente ed elegante che si abbina a pasticceria e formaggi erborinati. Lungo la Valle del Lamone, terra di vigneti vocati grazie ad una buona esposizione di entrambi le rive del fiume, non mancano le tipologie innovative della doc Colli di Faenza ricavate da vitigni quali cabernet-sauvignon, sangiovese, merlot, chardonnay, bombino bianco o pinot bianco, usati in uvaggio o in purezza: il Sangiovese si sposa bene con prosciutto di Parma e tagliatelle alla romagnola, il Trebbiano con insalata e di mare e risotto alla marinara. Tra le altre denominazioni: Colli d’Imola (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Barbera, Trebbiano, Pignoletto e Chardonnay), Colli Romagna Centrale (Bianco, Rosso, Cabernet-Sauvignon, Sangiovese, Chardonnay e Trebbiano), Colli di Rimini (il Rosso di colore rubino intenso, profumi fruttati ampi e caratteristici, gusto asciutto leggermente tannico, è perfetto con salumi, tortellini e formaggi semiduri).

Piatti e prodotti tipici. Nella fascia appenninica e soprattutto in Romagna la raccolta è molto diffusa, a partire dai mirtilli fino agli asparagi selvatici della fascia costiera e alle colture di erbe di Casola Valsenio. A primavera lungo i bordi delle strade e nei campi è tradizione raccogliere i crescioni da ripassare in padella e i germogli di  vitalba per frittate e risotti. Nei mesi freddi sui tronchi dei pioppi si trovano invece le sfiandrine (note altrove come orecchiette), da  arrostire al forno con aglio, olio e prezzemolo. Una menzione particolare va alle piadine, dischetti di acqua, farina, strutto o olio e lievito schiacciati dal mattarello, cotti al momento sulla piastra  nei numerosi chioschetti agli angoli delle strade e riempiti con prosciutto crudo, salsiccia o  squacquerone di Romagna dop. Nel riminese si preparano anche gnocchi fritti, casson e borlenghi, da farcire con erbette ripassate o con la cunza, un battuto finissimo di lardo, aglio e rosmarino. Tra le altre specialità: oli extravergine d’oliva Colline di Romagna e Brisighella entrambi tutelati dalla denominazione di origine, marrone di Castel del Rio igp, formaggio rigatino di Castel San Pietro, asparago verde di Altedo, pera volpina, pesca nettarina di Romagna igp, patata di Bologna dop, albicocca reale e albicocca Val Santerno di Imola, scalogno di Romagna igp. Nella gastronomia c’è solo l’imbarazzo della scelta: tortellini in brodo, tagliatelle con il ragù alla bolognese o di castrato, tortelloni di ricotta, splen (maltagliati con fagioli), garganelli rigati al pettine, manfettini o manfrigul (pasta di acqua e farina finemente tritata), strozzapreti, passatelli (gnocchetti di pan grattato e parmigiano), spoja lorda (minestra in brodo con pasta sfoglia ripiena), tardura (una sorta di stracciatella con il prezzemolo), trippa  e cotechino, piatti a base di vitellone bianco dell’Appennino centrale igp e di castrato di Romagna, scalogno sottolio, la ciambella profumata al limone da accompagnare ad un bicchiere di Albana passito, il pane di natale spennellato con la saba (il sugo denso dolce ricavato dal mosto costo) e la classica zuppa inglese. (di Alessandra Calzecchi Onesti)

 

DENOMINAZIONI

DOCG: Romagna Albana        

DOC: Colli d’Imola, Colli di Faenza, Colli di Romagna Centrale, Colli di Rimini,  Romagna                  

IGT: Forlì, Ravenna, Rubicone, Silaro o Bianco del Silaro