Enoregioni italiane: Colline Centrali

25/10/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.

Nella Regione Marche è possibile individuare quattro enoregioni: Costa Anconetana, Colline Centrali, Colline Pesaresi, Piceno. 

COLLINE CENTRALI

Delimitate al nord dal fiume Cesano e a sud dal fiume Chienti, comprendono i rilievi ondulati delle province di Ancona e Macerata che dall’entroterra arrivano alla fascia costiera al centro della Regione. I centri storici della provincia di Macerata parlano del Medioevo, i luoghi di culto conservano i più alti esempi della pittura gotica di tutte le Marche, il Cinquecento ci viene raccontato da Lorenzo Lotto e dai pittori di Caldarola. E se la storia di questi luoghi è ricordata dagli uomini, oltre che dalle loro opere, la bellezza della natura del territorio non è quasi stata intaccata dalla secolare presenza umana. I suoli sono costituiti da un’alternanza di terreni argillosi, marnosi e arenitici, con elevato contenuto di calcare e buon drenaggio, caratteristiche che insieme alle elevate escursioni termiche giornaliere e stagionali permettono di ottenere vini bianchi e rossi di ottima qualità. La zona dei Castelli di Jesi è un alternarsi di borghi fortificati posti sulle cime dei colli e delle vallate attraversate dall’Esino e di tratti dal disegno perfetto di campagna coltivata. Insieme all’area di Matelica, questa è la terra del verdicchio, il vitigno autoctono probabilmente portato dai Greci stabilitisi per primi nelle Marche, che prende il nome dal colore dei chicchi d’uva e dai riflessi verdognoli del vino, elogiato già nei documenti dell’Ottocento. I due Verdicchi, entrambi docg nel tipo Riserva, presentano notevoli differenze in relazione alle peculiarità climatiche e del terreno.

Vini locali. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi (anche Classico e Classico Superiore) ha un colore giallo paglierino con riflessi verdolini tendenti all’ambrato, profumi complessi che vanno dai floreali di fiori bianchi come l’acacia ai fruttati che ricordano pesca, mela e agrumi, sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo che si fa sapido e fresco nello Spumante e dolce e vellutato nel Passito. Ideale per accompagnare i piatti della cucina marinara, crespelle, carni bianche e formaggi freschi, nel tipo dolce è ottimo da dessert (pasticceria secca, crostate con frutta bianca) e meditazione. Dall’odore delicato e caratteristico, intenso nel Passito, fine e composito nello Spumante, il Verdicchio di Matelica ha sapore asciutto, armonico, con retrogusto gradevolmente amarognolo, adatto a piatti di pesce, molluschi e crostacei, carni bianche e prosciutto. La maturazione tardiva delle uve gli conferisce una maggiore acidità, profumi persistenti e possibilità di un più lungo invecchiamento rispetto a quello dei Castelli di Jesi, che si caratterizza invece come un prodotto di grande struttura e di equilibrio tra freschezza, morbidezza e sapidità. Oltre alla doc Rosso Piceno in comune con la provincia di Ascoli Piceno, altre denominazioni locali sono l’Esino che prende il nome dal fiume che anticamente divideva la Gallia Cisalpina dal resto di Italia (minimo 50% di verdicchio per i bianchi e 60% di sangiovese e/o montepulciano nei rossi) e il Colli Maceratesi ricavato dal maceratino (un probabile clone del verdicchio), da abbinare alla tradizione marinara e contadina locale: pesce e formaggi poco stagionati per i bianchi, affettati e carni sia bianche che rosse in umido e arrosto per i rossi. Nota agli enoappassionati è, infine, la Vernaccia di Serrapetrona docg, una vernaccia atipica perché prodotta con uve di vernaccia nera, in versione spumante naturale, dalla spuma persistente, a grana fine, colore che varia dal granato al rubino, fresco e morbido ma con un’interessante nota amarognola finale e profumi vinosi e aromatici che ricordano i frutti rossi maturi, confetture e spezie. Il tipo secco è per minestre asciutte e carni bianche, quello dolce per crostate e dessert e anche da meditazione.

Piatti e prodotti tipici. Le specialità del luogo sono prevalentemente quelle regionali, ma vi sono sapori particolari propri di queste zone, come il ciauscolo igp (morbido insaccato da spalmare sul pane, a volte insaporito con vino e aglio), il ciarimbolo (lungo e stretto budello di suino condito ed essiccato, la cui produzione è spesso destinata solo all’autoconsumo), il salame lardellato, la carne di razza bovina marchigiana, il carciofo violetto precoce e il cavolfiore precoce di Jesi, il cardo gobbo di Trodica, la cicerchia di Serra De’ Conti (antica varietà minuta e spigolosa tutelata dal Presidio Slow Food), la melata di quercia dal colore ambrato scuro e l’odore forte e penetrante di spezie. A tavola: crescia sul panaro (focaccia di farina gialla cotta sulla piastra e farcita di erbe selvatiche), tagliatelle al tartufo, tortelli marchigiani con i funghi turini, vincisgrassi (le ricchissime lasagne con rigaglie e animelle), zuppa di cicerchia (servita in una pagnotta scavata eliminando la mollica), coniglio in porchetta, gobbo in umido, ciambelle bianche (una ricetta nota solo ai maestri fornai che le confezionano), ciambelle lesse pasquali, ciambelle al mosto, crescia fojata (dolce di farina di mais, frutta secca e anice), la serpe di pasta di mandorle rivestita di cioccolato o glassa di zucchero e i dolci a base di carlina, una piantina appartenente alla famiglia dei Cardi e la cui caratteristica nutrizionale è quella di essere ricca di insulina, uno zucchero digeribile anche dai diabetici. In molte case dell’Anconetano si prepara ancora il visciolato, vino da dessert e da meditazione ricavato dalla fermentazione di uve nere e visciole, mentre nella campagna intorno a Macerata si fa anche il vino cotto, quello che concludeva tutti i banchetti degli imperatori romani (ne parla già Plinio nel 70 d. C.) e fino ad un secolo fa celebrava l’autunno campestre. Forte, dal colore giallo ambrato con tendenza a sfumature nocciola (definito proprio per questa tonalità occhju de gallu), profumo fruttato e sapore in perfetto equilibrio fra acidità e dolcezza, oggi è ancora utilizzato per profumare la sfoglia dei celebri vincisgrassi, nell’impasto del ciauscolo e per accompagnare ciambellone e biscotti all’anice. (di Alessandra Calzecchi Onesti)

DENOMINAZIONI

DOCG: Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva, Vernaccia di Serrapetrona

DOC: Colli Maceratesi, Esino, I Terreni di Sanseverino, Rosso Piceno o Piceno, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica   

IGT: Marche