Enoregioni italiane: Cilento

15/12/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane. Nella Regione   Campania è possibile individuare  sette enoregioni: Litorale Domizio e Alto Casertano, Aversano, Area Vesuviana, Campi Flegrei e Ischia, Costiera Amalfitana, Area Sorrentina e Capri, Cilento, Sannio, Irpinia.

 

CILENTO

Nella parte meridionale della provincia di Salerno, il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano si estende dalle coste tirreniche ai piedi dell’Appennino campano-lucano. Dolci colline attraversate da torrenti  e ricoperte di uliveti, lecci e castagni, paesi abbarbicati alle rocce, ambienti inalterati che si alternano ad aree densamente popolate, i tre siti archeologici riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità (Paestum,  Velia e Certosa di Padula) e i percorsi di trekking, cicloturismo e canoa nell’Oasi WWF delle Gole del Calore. I terreni vitati sono composti dai suoli marnoso-calcarei della costa e delle colline fra il Calore salernitano e i Monti Alburni  (conosciuti come le Dolomiti campane) e da quelli argillosi del tratto sorrentino del Fiume Calore. Il clima mediterraneo favorisce  la viticoltura nei tratti costieri e immediato entroterra, mentre temperature più basse e precipitazioni abbondanti caratterizzano l’interno e i massicci montuosi. Tra i vitigni più diffusi ci sono il barbera (introdotto in Campania alla fine dell”800, è oggi il terzo vitigno della Regione), sangiovese, aglianico, fiano e malvasia bianca, che danno vita a  rossi dai colori vivaci, ben strutturati e poco aggressivi e bianchi freschi e profumati. In una piccola porzione dei Monti Alburni, dalla fine degli anni ’90 si è ricominciato a coltivare l’aglianicone, un’uva dalle origini molto antiche così chiamata perché produce acini più grandi rispetto all’aglianico.

Vini locali. Cinque le tipologie della doc Cilento: Bianco (da fiano al  60-65%, trebbiano toscano, greco bianco e/o malvasia bianca), Fiano (fiano per almeno l’85%), Rosso (da aglianico, piedirosso e/o primitivo al 60-75%), Rosato (da sangiovese al 70-80%, aglianico, primitivo e/o piedirosso) e Aglianico  (aglianico per almeno l’85%). Il Bianco, solido e armonico ma con sentori fruttati, e il Fiano, dall’aroma intenso e sapore secco, accompagnano frutti di mare, piatti di pesce e formaggi a pasta molle. Il Rosso, sufficientemente strutturato con gusto pieno e odore vinoso, è consigliato con  salumi  e formaggi di media stagionatura, selvaggina, carni alla brace anche di sostenuto tenore grassoso. Il Rosato, più fresco, è ottimo con paste asciutte e trippa alla napoletana. Il robusto Aglianico, asciutto e vinoso, bene si abbina con stracotti, capretti, carni al forno e alla brace, formaggi stagionati. La denominazione Castel San Lorenzo è riservata alle tipologie Bianco, Rosso, Rosato, Barbera, Aglianicone e Moscato (anche Spumante, Passito e Lambiccato). Il più interessante è forse il Barbera (pure Riserva, con 2 anni di invecchiamento), vino rubino dall’odore vinoso abbastanza persistente, fruttato (frutta matura) o floreale (rosa appassita), sapore secco e caldo, quasi morbido, leggermente acidulo e giustamente tannico con delicata sensazione finale amarognola: da bere insieme a carni ovine e suine arrosto oppure marinate con aromi e cotte al forno, coniglio all’ischitana, polpettone di manzo alla napoletana, umidi in padella di animali da cortile, selvaggina e formaggi stagionati. Il dolce e vellutato Moscato, dal colore paglierino più o meno intenso e profumi caratteristici e delicati, trova una particolare espressione nel Lambiccato, che un tempo era il vino della festa contadina, della domenica  e del Natale e che ancora oggi viene prodotto con una tecnica centenaria:  l’uva appena raccolta viene lasciata essiccare in cassette di legno prima di essere pigiata e pressata e passare goccia dopo goccia nei "cappucci" di cotone (lambicchi).

Piatti e prodotti tipici. L’offerta di prodotti locali di qualità comprende la cacioricotta  caprino del Cilento (dal delicato gusto di capra che diventa piccante solo quando la stagionatura si avvicina all’anno), mozzarella di bufala, soppressata cilentana, pane di Padula, carciofo di Paestum igp, marrone di Roccadaspide igp, fico bianco del Cilento dop, olio extravergine di oliva Cilento dop e Colline Salernitane dop, nocciola di Giffoni igp, il fagiolo di Controne dalla buccia sottile e facilità di cottura tutelato dal Presìdio Slow Food e tanti altri preziosi sapori, dalla milza imbottita (farcita di menta, prezzemolo, aglio e peperoncino) ai cavati e fusilli al sugo di castrato, minestra col muzzico, ravioli di ricotta, parmigiana, cicci maritati (zuppa di legumi e cereali), ventresca ‘mbuttunata, melanzane ripiene di caprino fresco, ruospi (pasta lievitata e fritta con acciughe), braciole,  pizza chiena, zeppole spunzate e scauratielli (fritti e serviti con il miele del Parco Nazionale del Cilento ai mille sapori: lavanda, erica, sulla, vitalba, eucalipto, castagno, corbezzolo e melata), mustacciuoli, morzellette (tozzetti duri alla nocciola), lucernette (natalizi dolci di pasta frolla ripieni di castagnaccio, crema alle mandorle o marmellata di fichi cotti al forno a legna), cannoli cilentani, nesprati (dolci di pan di Spagna imbottiti di crema e spolverizzati di zucchero a velo e confettini colorati) e fichi ‘mbuttiti, cioè essiccati e farciti di noci, mandorle, finocchietto selvatico, scorzette d’arancia o di limone. (di Alessandra Calzecchi Onesti)

DENOMINAZIONI:

DOC: Castel San Lorenzo, Cilento      

IGT: Campania, Colli di Salerno, Paestum