Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane.
Nella Regione Lazio è possibile individuare sei enoregioni: Etruria Viterbese, Tevere Settentrionale, Castelli Romani, Costa Tirrenica del Basso Lazio, Terre del Cesanese e Ciociaria, Alto Frusinate.
CASTELLI ROMANI
Adagiati sui Colli Albani e Tuscolani nell’area creata dal crollo del Vulcano Laziale, i Castelli Romani sono da sempre celebrati per la bellezza del loro paesaggio, le residenze gentilizie e la bontà dei vini, ammirati e immortalati dai poeti, scrittori, musicisti e pittori del Gran Tour a partire dal XVII sec. Adiacente a questa area c’è quella dei Monti Prenestini, i cui terreni hanno una più forte componente calcarea, e, nella fascia sudoccidentale dei Colli Albani, la zona dei Colli Lanuvini caratterizzata da un microclima caldo e secco compensato dall’altitudine dei vigneti (300-400 mt). Qui la viticoltura, anche se d’antica tradizione (ne sono una testimonianza le tracce etrusche e romane documentate nei Colli Lanuvini), cominciò a svilupparsi con l’espansione edilizia di Roma – quando gradualmente sparirono tutte le vigne che in epoca pontificia crescevano entro le mura – fino a diventare la zona del Lazio più importante per la produzione enologica. Ma la coltura della vite aveva già ricevuto un importante impulso con lo Statuto che Marcantonio Colonna concedeva proprio alla città di Frascati nel 1515, regolando l’impianto, la misura, la lavorazione e la vendita del vino. I vigneti, compresi nel Parco Regionale dei Castelli Romani e attraversati dall’omonima Strada dei Vini, si estendono oggi dalle ultime pendici delle zone pedemontane ai versanti dei colli, dando vita a ben 11 doc e 2 docg.
Vini locali. La famiglia delle malvasie (malvasia bianca di candia localmente chiamata malvasia rossa e malvasia del lazio o puntinata), insieme a quella dei trebbiani (toscano, verde e giallo) in differenti percentuali di uvaggio con i due vitigni autoctoni bellone (molto diffuso nella provincia romana già ai tempi di Plinio) e bombino bianco (qui detto bonvino), costituiscono la base delle docg Cannellino di Frascati e Frascati Superiore, delle doc Colli Albani, Montecompatri Colonna e Zagarolo e, infine, dei Bianchi (secco, amabile e frizzante) delle doc Castelli Romani, Colli Lanuvini, Cori, Marino, Roma e Velletri. Dalla combinazione di uve sangiovese, montepulciano, cesanese comune e/o di affile, merlot e nero buono si ottengono invece i Rossi delle doc Colli Lanuvini, Cori, Castelli Romani, Roma e Velletri. I Bianchi laziali si abbinano ad antipasti, a minestre asciutte, primi piatti con sughi di pesce, frittate, fritture di pesce e di verdure (carciofi alla giudìa, filetti di baccalà), pesci di lago al forno. Il Frascati, che nel 1923 la regina Vittoria Maria faceva arrivare sulla tavola della corte inglese, ben si sposa con i piatti della cucina romana (come la vaccinara o la carbonara); le tipologie Amabile, Dolce e Spumante con pasticceria al forno, torta di ricotta e maritozzi. I Rossi accompagnano piatti locali di carne bianca e rossa, arrosti e grigliate, pollame e coniglio alla cacciatora, coda alla vaccinara, porchetta e fegatelli. Il Rosato dei Castelli Romani, dal colore più o meno intenso, aroma fruttato e vinoso e gusto fresco e armonico, è un vino da tutto pasto che viene preferibilmente associato a salumi, minestre e piatti a base di uova. Un cenno a parte merita, infine, il Cannellino di Frascati docg, ricavato da uve raccolte tardivamente ed eventuale parziale appassimento: di colore giallo paglierino intenso, ha un profumo fine e delicato con note di frutta essiccata e miele e caratteristico sapore fruttato, ideale con dolci morbidi e secchi e con formaggi stagionati.
Piatti e prodotti tipici. L’agricoltura locale è famosa per le produzioni ortofrutticole, dal carciofo romanesco del Lazio igp ai broccoli di Albano, dalle pesche di Castelgandolfo ai capoccioni o broccoli romaneschi. A queste si aggiunge la profumata misticanza, frutto della raccolta primaverile delle erbe spontanee domestiche e selvatiche presenti nella flora dell’Italia centrale: indivia, erbanoce, caccialepre, porcellana, dente di cane, erba stella, ruchetta, cuori di lattuga, cerfoglio, valeriana, barba di frati, cicorie, raponzoli, grespigno … . La gastronomia, di origine antichissima, nasce dalla tradizione contadina e casalinga, con ingredienti spesso poveri ma saporiti. Basta ricordare i primi piatti conditi con il pecorino romano dop, rigatoni con la pajata, penne all’arrabbiata, spaghetti alla carbonara, bucatini all’occarrozzo (guanciale di maiale stagionato), fettuccine al sugo di frattaglie, gnocchi di patate al sugo, coda alla vaccinara, abbacchio allo scottadito o cotto al forno con le patate, saltimbocca alla romana, porchetta di Ariccia, lumache di San Giovanni, tordi matti (involtini di carne equina conditi con lardo, prezzemolo e coriandolo e cotti alla brace), fagioli con le cotiche, panzanella (meglio se preparata con pane casereccio di Genzano igp), puntarelle (germogli freschi di cicoria conditi con aglio e acciughe), broccoli strascicati, ciambelle al vino, panpepato, pangiallo, serpette, pepetti al miele, la pupazza frascatana (impastata di farina, miele e olio) con i tre seni che ricordano l’abbondanza del vino e la barachia, una delicata crostatina a forma di rosetta la cui ricetta viene tramandate oralmente di madre in figlia. Il pangiallo è un dono di Natale dai tempi antichissimi, quando le mogli dei contadini lo portavano in regalo ai notabili del luogo. Il nome deriva forse dalla presenza dei canditi di agrumi o forse invece dallo zafferano utilizzato per copertura di glassa gialla nella versione più accreditata della ricetta di questo ricco pane lievitato con mandorle, pinoli, miele, cannella e uva passa. (di Alessandra Calzecchi Onesti)
DENOMINAZIONI
DOCG: Cannellino di Frascati, Frascati Superiore
DOC: Castelli Romani, Colli Albani, Colli Lanuvini, Cori, Frascati, Marino, Montecompatri-Colonna o Montecompatri o Colonna, Roma, Velletri, Zagarolo
IGT: Lazio