Enoregioni italiane: Area Vesuviana, Campi Flegrei e Ischia

12/12/2017

Prosegue la nostra panoramica delle 92 enoregioni italiane. Nella Regione   Campania è possibile individuare  sette enoregioni: Litorale Domizio e Alto Casertano, Aversano, Area Vesuviana, Campi Flegrei e Ischia, Costiera Amalfitana, Area Sorrentina e Capri, Cilento, Sannio, Irpinia.

 

AREA VESUVIANA, CAMPI FLEGREI E ISCHIA

L’enoregione comprende i versanti medi e bassi del Vesuvio e del Monte Somma, i Campi Flegrei, Ischia e Procida. Tutta l’area è composta da fertili suoli ricchi di tufi, ceneri e pomici che favoriscono la vite anche su piede franco e contribuiscono alla tipica mineralità dei vini vesuviani. Attraversati dalla Strada del Vino Campi Flegrei, i morbidi paesaggi ricoperti di vigne e frutteti sfumano dal verde dell’Appennino e dall’azzurro del Tirreno fino alle colate laviche lucide e nere delle pendici del vulcano. Il clima mediterraneo, caratterizzato un po’ ovunque da estati calde e asciutte e inverni miti, presenta un’elevata umidità nei Campi Flegrei e un peculiare microclima nell’isola di Ischia, con forte circolazione di brezze e differenza di temperature tra zone costiere e collinari. Qui i Romani si rifornivano di quel “nettare degli dei” consumato in gran quantità durante le feste aristocratiche. I vitigni hanno  un’origine storica: il piedirosso (chiamato anche palommina o per’ ‘e palummo) e il coda di volpe descritti da Plinio, il  biancolella che si dice provenire dalla Corsica  dove è ancora oggi coltivato con il nome petite blanche, il forastera documentato a Ischia nella seconda metà dell”800. Proprio sull’isola di Ischia è in corso una forte riqualificazione della antichissima tradizione vitivinicola, praticata anche a 600 mt d’altezza, su terrazze con muretti a secco (le  parracine) raggiungibili con un trenino a cremagliera.

Vini locali. Sono autoctone le uve utilizzate per la doc Vesuvio, già famoso 2000 anni fa e anticamente prodotto dai monaci gesuiti: coda di volpe (localmente detto caprettone), falanghina, greco e verdeca per il Bianco, piedirosso (o palombina), sciascinoso (o olivella) e aglianico per il Rosso e il Rosato. Se immessi al consumo con gradazione alcolica di 12°, i tre tipi di vino possono essere qualificati come Lacryma Christi. La leggenda ne attribuisce il nome al pianto che Gesù riversò sul vulcano quando Lucifero durante la sua discesa agli inferi rubò un pezzetto di Paradiso per plasmare il golfo di Napoli. Il Bianco (anche Spumante e Liquoroso) si presenta di colore giallo paglierino più o meno intenso, profumo gradevolmente fruttato e sapore secco e armonico, consigliato in abbinamento con i piatti della cucina marinara e in particolare frutti di mare, crostacei e impepata di cozze; il Rosso e il Rosato, variabili dal rubino al rosa più o meno intenso, hanno odore  vinoso e fruttato, gusto asciutto, vellutato e lievemente tannico o  gradevole e rotondo, che possono accompagnare primi piatti saporiti, carni rosse elaborate e formaggi stagionati il primo, polipetti alla luciana, pizza margherita, minestra di legumi e patate, carni bianche, stufati con verdure e selvaggina, fritture di piccoli pesci di mare e pesci arrosto conditi con olio di oliva, il secondo. Tra le tipologie comprese nella doc Ischia – Bianco (anche Spumante), Rosso, Biancolella, Forastera, Per ‘e Palummo (anche Passito) – i rossi esaltano i sapori di peperoni imbottiti, caciocavallo, provola, capocollo campano, salsicce, cervellatine, coniglio all’ischitana, mentre i bianchi sono perfetti con timballi alla marinara, calamari in umido, pesci all’acqua pazza, polpi affogati, fritture di pesce, caciocavallo e mozzarella di bufala campana; babà e sfogliatelle, infine, con il Passito, delicato e amabile. Nell’area che da Procida e Pozzuoli lambisce Napoli viene prodotta la doc Campi Flegrei, che sul  Lago di Averno vanta un vigneto storico di di quattro ettari. Piedirosso, falanghina e aglianico per le sue diverse tipologie: Bianco, Rosso, Falanghina (anche Passito e Spumante), Piedirosso rosso (anche Riserva e Passito) e Piedirosso rosato.

Piatti e prodotti tipici. Tra le specialità non mancate di assaggiare la cicoria verde di Napoli, la cipolla bianca di Pompei, i piselli cornetti, la mela annurca igp, il pomodorino piennolo (“del pendolo” per via dell’estremità inferiore) del Vesuvio dop, l’uva da tavola catalanesca, miele, olio d’oliva, ricotta e mozzarella di bufala campana dop e le rinomate albicocche del Vesuvio, tra i cui poetici e bizzarri nomi ricordiamo boccuccia liscia o spinosa, vitillo o pellecchiella, cafona o baracca, prete, monaco bella e malummella. Oltre ai profumati piopparelli selvaggi, le pendici del Vesuvio offrono una gamma straordinaria di buoni funghi tra i quali i carnosi e resistenti Lyophillum aggregatum, da fare sottolio. Tra i doni del mare che più caratterizzano la gastronomia locale ci sono i  polpi veraci: con quelli grossi si prepara un  bollente brodo piccante, proposto sui banchetti per strada; con i  polpetti si prepara il sugo alla luciana, facendoli cuocere per ore a fuoco bassissimo in piccoli cocci individuali chiusi ermeticamente. A tavola tutte le specialità della cucina partenopea, a cominciare dalla pizza napoletana riconosciuta come specialità tradizionale garantita della Unione europea, le pappardelle ai ricci di mare, la minestra maritata,  babà e sfogliatelle, ma con alcune peculiarità isolane come  il pesce spada all’ischitana, linguine all’astice, sconcigli (molluschi dalla conchiglia molto robusta e munita di spine), tubettoni alle cozze e il coniglio  di fosso, cioè allevato allo stato semibrado in grossi fossi scavati nel tufo tra i vigneti, cotto con aglio, olio, uno spruzzo di Biancolella, erbe profumate e peperoncino. E per finire  sfogliatelle ricce e frolle, babà, ministeriali (cioccolatone fondente e rotondo con un cremoso ripieno al liquore), millefoglie, zeppole di san giuseppe (bignè fritti di acqua e farina,  cosparsi di zucchero a velo e guarniti con crema pasticcera e tre amarene), struffoli natalizi, graffe (soffici ciambelle fritte e zuccherate, tipiche del Carnevale) e dolcetti di pasta reale, preparati dalle suore nei conventi. (di Alessandra Calzecchi Onesti) 

DENOMINAZIONI:

DOC: Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio 

IGT: Campania, Catalanesca del Monte Somma, Epomeo