L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone. Il nome della città è costituito da un agionimo, cioè dal nome di un santo. Spesso il culto di San Vito è associato a guadi o attraversamenti fluviali, a derivazione del fatto che, assieme al suo precettore Modesto ed alla nutrice Crescenzia, è stato martirizzato vicino alle acque del Sele (Campania). Nel caso specifico dietro l’agionimo potrebbe però nascondersi una derivazione del latino "vìcus" (villaggio), il cui esito linguistico in friulano porta a "vìt". Ad esempio, in Friuli a tale derivazione è certamente da ricondurre Vito d’Asio, che nulla ha a che vedere con il santo. Per San Vito al Tagliamento, quindi, in origine il nome dell’abitato potrebbe essere stato collegato a un villaggio d’epoca romana, poi convertito nell’agionimo (fonte: wikipedia).
Già nell’antichità luogo legato ad un fiume e zona di risorgive, favorevole quindi all’insediamento, negli ultimi cinquant’anni anni San Vito al Tagliamento ha restituito testimonianze risalenti anche al Mesolitico ed al Neolitico. La collezione di reperti archeologici, risultato di campagne di scavi e ritrovamenti di superficie, è conservata nelle sale del museo civico archeologico “Federico De Rocco” situato e visitabile al secondo piano della torre medievale “Raimonda”. Il territorio ha conosciuto poi la dominazione romana e quella longobarda, ma la vera svolta è avvenuta con la influente presenza patriarcale prima e con l’occupazione veneziana poi, che ha conferito alla cittadina un assetto nuovo, molto vicino a quello odierno. A questa terra, vicina tanto a Venezia quanto ad Udine e ad Aquileia, molto diedero sia i Patriarchi che i nobili veneziani. I loro interventi e le loro committenze furono innumerevoli e così ogni chiesetta dal centro alla periferia porta ancora un affresco o un lacerto, ogni palazzo un decoro, insieme a sparse raffigurazioni di scene sacre, soprattutto di devozione mariana o di Santi protettori, o semplici abbellimenti che potevano quietare anche gli animi più duri. Uno degli interventi più importanti fu intrapreso da colui che fu l’ultimo Patriarca, Daniele Delfino (Venezia 1688 – Udine 1762): la ricostruzione del Duomo, omaggio ad una comunità che stava crescendo. La venuta veneziana lascerà tracce di sé con bei palazzi e giardini nel centro di San Vito, sostenendo e potenziando uno sviluppo architettonico, artistico e culturale ed influenzando anche la lingua; il centro entro le mura rimarrà veneto per secoli fino ad oggi; mentre la radicata lingua friulana sopravvivrà nelle campagne limitrofe. Il dominio veneziano cesserà nel 1797 con l’arrivo delle truppe napoleoniche e, dopo periodi difficili quali furono i moti di rivolta e le guerre di indipendenza, nel 1866 San Vito fu annesso al nuovo regno d’Italia. La I e la II guerra mondiale insanguinarono anche la storia locale e l’ultimo dopoguerra fu caratterizzato da una forte emigrazione ma anche, subito dopo, dalla rinascita. Ed ecco San Vito oggi, con una realtà industriale ed economica significativa, ricca di appuntamenti culturali che fanno rivivere tutte le sue innumerevoli bellezze.
Nel centro storico si apre la cinquecentesca Piazza del Popolo, sviluppo di un’area circostante al nucleo originario che fu il Castello di San Vito, con le sue prime mura e il primo borgo. Sulla piazza si affacciano l’antica Loggia Pubblica, prima sede della municipalità sanvitese e sede dal ‘700 di uno splendido Antico Teatro Sociale, piccolo teatro all’italiana che ora rivive intitolato al compositore sanvitese GianGiacomo Arrigoni (1597-1675); il Duomo, costruito nel 1745 su un preesistente edificio del Quattrocento e contenente una vera e propria galleria d’arte di opere di diversa epoca ed il Palazzo Rota (XV secolo, oggi sede del Municipio), il più veneziano dei palazzi di piazza, con bellissimo giardino all’italiana antistante e maestoso parco sul retro. Altro bel palazzo degno di nota è il palazzo Altan di via Altan, ospitante il Museo provinciale della Vita e Civiltà Contadina “Diogene Penzi”. In borgo Castello si può respirare ancora il passato medioevale. Il castello di san Vido risale per certo al XII secolo e fu restaurato nel secolo successivo con l’aggiunta di due torri: Torre Raimonda e Torre di san Nicolò (Scaramuccia). Accanto a quest’ultima rimangono le vestigia delle mura difensive che un tempo circondavano tutto il borgo nonché parte dell’Ospedale dei Battuti, fondato dalla confraternita laica dei Battuti nel XIV secolo. Degne di nota sono anche la Chiesa di santa Maria dei Battuti annessa all’antico ospitale, con ciclo di affreschi amalteiani commissionati dal Patriarca di allora Marino Grimani, e la Chiesa dell’Annunziata o chiesa di santa Maria del Castello con affreschi trecenteschi di scuola friulana. Ancora affreschi, quattrocenteschi, attribuiti ad Andrea Bellunello, si scorgono sulla facciata di bei palazzi di piazza. Appena fuori dalla seconda cinta di mura, entro il giro di fosse odierne, fa bella mostra di sé l’ex convento dei Domenicani ora sede della Biblioteca Civica, dell’Ufficio Beni ed Attività Culturali e dell’Ostello della Gioventù; annessa, la chiesa seicentesca di san Lorenzo che conserva lacerti di affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi e le spoglie del frescante, allievo e genero del Pordenone, Pomponio Amalteo (Motta di Livenza, 1505 – San Vito al Tagliamento, 1588) e della sua famiglia, insieme a quelle di altre famiglie nobili del luogo.
“San Vito cittadina d’arte, di musica e cultura” è il progetto che il comune di San Vito al Tagliamento porta avanti per recuperare, tutelare e valorizzare i suoi beni culturali e promuovere iniziative. WhatsApp Cultura nasce per dare maggior conoscenza del progetto e permettere a cittadini e turisti di conoscere e scoprire la sua bellezza.
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