Diamo il benvenuto al Comune di Paduli (BN)

29/04/2019

L’Associazione dà il benvenuto ad una nuova Città del Vino, il Comune di Paduli (BN). Molto probabilmente il suo toponimo deriva dalla Batulum ricordata da Silio Italico nel VIII libro del suo poema De Puniche, con altri luoghi del Sannio, quantunque non ve ne sia neanche l’ombra dell’ubicazione. Il nome Batulum si sarebbe poi mutato in Padulum e infine in Paduli. Nel suo tenimento, nel fondo dei Longo, vi è "Forum Novum", oggi Forno Nuovo, nella valle del Tammaro, ove vi era un mercato pubblico ed una "mutatio" citata negli Itinerari romani. Qui sono rinvenute molte anticaglie, iscrizioni e ruderi romani. Il sito si trovava, quindi, sull’antica via Traiana che da Benevento per la valle del Miscano andava ad Eca (Troia). Sotto gli Angioini, perduta l’autonomia, passò successivamente ai Shabran, ai Carbone e ad un Gentile da Montecalvo, ai Pignatelli, ai Cossa, ai Caracciolo, ai Barone, agli Spinelli, ai Cybo i quali nel 1726 lo vendettero ai Coscia di Benevento, che sui ruderi dell’antico castello, che aveva ospitato: i conti di Ariano, il duca Rainulfo, re Ruggiero, Tancredi, Federico II, Manfredi, Ladislao, Renato D’Angiò, Francesco Sforza, e Alfonso I d’Aragona, edificarono un magnifico palazzo posseduto dalla famiglia De Vivo.

Posto sulla cima di uno sperone tra la valle del fiume Calore e quella del Tammaro, Paduli è distante circa 10 km da Benevento ed è raggiungibile tramite la strada Statale SS 90 Bis detta "Statale delle Puglie". Oltre a colonette militari ed iscrizioni romane, busti mormorei, monete ed altre anticaglie presenti in Forno Nuovo, meritano una visita:

Chiesa della Madonna delle Grazie: situata leggermente a monte dell’Arco di Porta Nova svolgeva egregiamente la sua funzione di luogo aperto al culto dei fedeli. Ricca all’interno di bellezze artistiche. Gli abitanti del quartiere erano soliti, annualmente, anche con il contributo di tutti i padulesi, organizzare una festa in onore della Madonna delle Grazie. La festa, religiosa e civile, si svolgeva presso la Chiesa e precisamente nella piazzetta antistante l’ingresso e sulla piazzetta vicino alla parete sinistra della chiesa, là dove la strada S.Pietro perde la tipica caratteristica di stradina in pietre e s’ingrossa.

Chiesa di S. Nicola: dedicata a San Nicola, patrono di Paduli, festeggiato il 6 dicembre, aveva un gran pregio artistico, oggi restano i ruderi. È ubicata a poca distanza dalla Chiesa Madre; vi si accede da Piazza Mercato, dopo aver attraversato l’arco che fa parte dell’antico palazzo Longo la cui facciata dà sulla piazza. Subito dopo l’arco si imbocca una doppia galleria, una regge il palazzo Longo, l’altra, a sinistra di questa, porta sul sagrato della Chiesa di San Nicola.  

Chiesa di San Giovanni Battista: appena fuori le antiche mura, rifondata nel 1702. Costruita in tufo, la severa facciata presenta due semplicissimi ordini: nel primo, una brevissima scala degradante su cui poggia il portale lapideo, squadrato, sormontato da una lunetta spoglia e quindi da una finestra; nel secondo, il timpano triangolare. Pilastri di pietra bianca, ad incastro nel tufo, fiancheggiano, due per lato, la porta sormontata dall’architrave, con bell’effetto. L’interno è ad una navata, con l’unico altare di San Giovanni; vi si trovano complessivamente nove nicchie, al centro delle quali si conservano ben nove statue lignee e di gran pregio dell’epoca. È triste rilevare che allo stato attuale la Chiesa non solo è chiusa al culto, ma si trova in uno stato pietoso di pericolosa fatiscenza.   

Chiesa Madre S. Bartolomeo Apostolo: di costruzione romanica è di una artistica semplicità e di singolare architettura e risale al sec.XV; vanta origini molto antiche, da una bolla conservata nell’archivio parrocchiale si rileva che la primitiva chiesa fu consacrata nel 1283. Originale il fatto che si entra per il campanile lapideo quadrato, a due terrazze, che forma l’avancorpo delle facciate sotto il quale si apre un ampio ingresso arcuato dal quale si accede al portale della Chiesa, al sommo di una scalinata. Ai due lati della facciata vi si vedono incastrati due rozzi bassorilievi antichi fatti con la stessa pietra: uno rappresenta lo spunto di un branco di maiali e l’altro un branco di pecore, simboli forse di tradizioni popolari del paese. Più volte e completamente distrutta dai terremoti fu riedificata e restituita sempre più bella al culto dei fedeli.

Convento e Chiesa di Santa Maria di Loreto: L’origine del convento, che domina la Valle beneventana, si fa risalire fra il 1486 e il 1491; qui vi si insediò una comunità francescana di frati conventuali, i quali alimentarono la devozione all’Immacolata Concezione, a San Francesco, a Sant’Antonio e, dal ‘600, a San Liberatore. Il terremoto del’688 lo rase al suolo tanto che i frati lo abbandonarono facendovi ritorno soltanto nel ‘775, quando, ultimata la costruzione del Convento, venne costruita la Chiesa nello stile che molti hanno voluto attribuire al Vanvitelli. Il perimetro del Convento è perfettamente quadrato, sul lato est di questo sorge la Chiesa. Di particolare pregio è il chiostro settecentesco, imponente con le sue arcate alte, una volta abbellito da stucchi andati persi nell’ultimo restauro. Al centro del chiostro è situato un antico pozzo di pietra, lo scalone, che conduce al piano superiore alle celle dei frati, si dice anch’esso attribuito al famoso architetto Luigi Vanvitelli. la chiesa è di stile barocco, un barocco elegante e semplice. Di grande valore sono l’Altare Maggiore e la Balaustra che delimita il presbiterio di marmi policromi; di minore importanza sono gli altari laterali; sull’Altare Maggiore è situata l’effigie della Madonna di Loreto da cui il Santuario prende il nome. L’antico campanile, demolito nel 1955 è ora sostituito da uno più alto, fatto di mattoni in uno stile vagamente romanico. Il convento è sede di una biblioteca e di un piccolo museo cappella.  

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